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Un patrimonio da conoscere

Heimatschutz Svizzera – Il 2018 è l’Anno europeo del patrimonio culturale, molte le iniziative anche in Ticino
/ 28.05.2018
di Stefania Hubmann

Visitare l’interno del cinema Arlecchino di Brissago, tipico esempio di sala cinematografica degli anni Cinquanta, oppure scoprire il nucleo storico di Ronco s/Ascona accedendo a edifici e giardini privati, o ancora addentrarsi nelle residenze di Hermann Hesse nel Comune di Collina d’Oro. Sono alcune delle curiose proposte offerte dalla STAN, Società ticinese per l’arte e la natura, durante l’Anno europeo del patrimonio culturale. Da oltre un secolo l’associazione, sezione ticinese di Heimatschutz Svizzera, si batte da un lato per salvaguardare le testimonianze delle generazioni passate e dall’altro per responsabilizzare i cittadini quali custodi di questi beni. Ecco perché nel 2018 attira l’attenzione sul valore civile del patrimonio culturale e sugli oggetti a rischio meno conosciuti, per i quali la mobilitazione della popolazione può fare la differenza come nel caso del Parco Balli a Locarno.

Gru che spuntano come funghi, ruspe che avanzano incuranti del valore di ciò che distruggono, operatori immobiliari concentrati solo sugli indici di sfruttamento, politici che spesso si trincerano dietro le norme di legge in vigore. La gente comune però, con i giovani ben rappresentati, reagisce e grazie a iniziative come quelle della STAN esprime il proprio disappunto e le proprie preoccupazioni. «Gli oggetti sotto pressione sono numerosi – osserva il presidente dell’associazione architetto Antonio Pisoni – a causa di uno sviluppo costruttivo smisurato frutto di distorsioni economiche e finanziarie. La corsa all’edificazione di volumi enormi destinati ad alloggi per i quali non c’è un’effettiva richiesta continua e i correttivi che si stanno approntando rischiano di essere tardivi. Questo vale per edifici, giardini, alberature, quartieri. È mancata, soprattutto nel nostro Cantone, una visione a lungo termine coordinata che tenesse conto delle caratteristiche dei diversi interventi. Ad esempio la convivenza fra infrastrutture, traffico e verde cittadino andava pianificata nel suo insieme decenni fa».

«Fino a pochi anni or sono – gli fa eco il vicepresidente Benedetto Antonini, architetto ed urbanista – l’ISOS (Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale) non era tenuto in considerazione quando invece avrebbe dovuto fungere da guida nell’elaborazione dei Piani Regolatori comunali. Su questi temi è mancata la sensibilità. Non bisogna dimenticare che paesaggio e patrimonio costruito sono parte integrante dell’identità di una comunità. Il legame di appartenenza al proprio territorio è una necessità dell’uomo presente in tutte le civiltà. Un tempo le trasformazioni erano più lente e concedevano il tempo necessario per integrare il nuovo nel contesto coevo, mentre l’eccessiva rapidità con la quale oggi si sostituisce parte del costruito disorienta la popolazione che perde i propri punti di riferimento».

Con la raccolta delle firme (circa 15mila) per l’iniziativa «Un futuro per il nostro passato: per un’efficace protezione del patrimonio culturale del territorio ticinese» nel 2014 la STAN ha toccato con mano questo malessere, espresso anche in occasione della demolizione di alcune dimore storiche di pregio come le ville Branca e Galli a Melide. Il Cantone sta facendo degli sforzi per una maggiore tutela del patrimonio culturale – riconoscono i nostri interlocutori – ma le contraddizioni non mancano. Pisoni e Antonini citano ad esempio il contestato progetto di parco eolico sul Gottardo, zona che ospita uno dei tre siti svizzeri ai quali è stato conferito il marchio «Patrimonio Europeo» per la loro importanza storico-culturale. Nel caso specifico si tratta del complesso dell’Ospizio, simbolo di incontro e scambio sulla via delle genti.

L’Anno europeo del patrimonio culturale è quindi un’occasione preziosa per informare e sensibilizzare la popolazione e per agire a livello istituzionale. Gli appuntamenti organizzati dalle diverse sezioni di Heimatschutz Svizzera sono un’ottantina, fra i quali la quindicina di visite promosse in Ticino accompagnate da una conferenza. Ogni sezione ha declinato il tema dal proprio punto di vista. In Romandia ci si è uniti per riprendere l’iniziativa del «Chiodo rosso», simbolo che sottolinea fisicamente il recupero di un edificio storico realizzato con rispetto e successo. A Zurigo ci si concentra invece sul concetto di Heimat (patria), mentre Basilea porta all’attenzione del pubblico l’architettura delle sale cinematografiche, proprio come la STAN nel caso del cinema Arlecchino.

Sul piano politico Benedetto Antonini – membro del comitato di Europa Nostra, promotrice dell’Anno europeo del patrimonio culturale – sottolinea l’iniziativa del Presidente della Confederazione Alain Berset che lo scorso gennaio ha organizzato la Conferenza dei Ministri della cultura conclusasi con la firma della Dichiarazione di Davos per una cultura della costruzione di qualità in Europa. Benedetto Antonini: «La Dichiarazione riconosce il contributo fondamentale di uno spazio costruito di qualità al benessere della popolazione, sottolineando la responsabilità comune di politica e società in questo ambito. La cultura deve rivestire un ruolo essenziale nello spazio costruito e va quindi posta al centro delle politiche di sviluppo. Il patrimonio culturale è un elemento centrale della cultura della costruzione di qualità».

Il senso di responsabilità comune si riallaccia al tema scelto dall’associazione ticinese per le manifestazioni organizzate nel 2018: il valore civile del patrimonio culturale. Lo approfondirà il prof. Tomaso Montanari dell’Università Federico II di Napoli in una conferenza prevista il 24 settembre al Teatro Sociale a Bellinzona. In un luogo caro ai membri della STAN, poiché salvato anche grazie al loro impegno, il prof. Montanari spiegherà come la vera funzione del patrimonio culturale sia quella di «alimentare la virtù civile, essere palestra di vita pubblica, mezzo per costruire uguaglianza e democrazia sostanziali».