Un opuscolo dell’Ente Turistico Regionale del Moesano è lo spunto per andare alla scoperta di siti storici, castelli, fortezze e torri ancora presenti nel Moesano. Costruzioni che in epoca medioevale svolgevano un importante ruolo di difesa, di comunicazione ma anche di residenza e che oggi offrono un buon pretesto per scoprire questo ricco territorio.
L’itinerario suggerito, con le sue dieci tappe nelle valli di Mesolcina e Calanca, si può percorrere con i mezzi pubblici, con il proprio veicolo, in bicicletta (eventualmente elettrica) o in parte anche a piedi. È possibile cominciare da Mesocco, dove è collocato il principale complesso fortificato dei Grigioni. Secondo il portale SvizzeraMobile è addirittura la fortezza più grande della Svizzera (di certo è una tra le più imponenti) e le sue origini risalgono al primo Medioevo. Attorno al 1480 la roccaforte fu venduta al mercenario milanese Gian Giacomo Trivulzio, sotto il quale ebbero inizio i lavori d’ampliamento che portarono alla trasformazione in fortezza. Il castello fu smantellato e distrutto nel 1526, ma le rovine furono oggetto d’importanti lavori di restauro negli anni ’90 che ne garantirono una conservazione ottimale. Oggi il castello di Mesocco, che comprende pure le torri e un campanile che svettano dalla muraglia fortificata, è aperto al pubblico e lo si nota bene e anche da lontano transitando sull’autostrada A13, essendo la rocca eretta su una piccola collinetta situata a lato dell’asse di collegamento stradale.
L’«itinerario fortificato» prosegue invece verso sud e a Cama ci si deve inoltrare brevemente in un boschetto per scorgere e scovare le rovine di un castello, ben segnalato in avvicinamento alla località mesolcinese. Citato per la prima volta nel 1324, i resti del castello di Norantola spuntano all’apice di una dolce altura rocciosa, facilmente raggiungibile a piedi e situata nei pressi dell’omonima frazione. Pure più volte distrutto nel corso della sua storia, si tratta del complesso fortificato più importante della Mesolcina dopo quello di Mesocco. Negli anni 90 fu finalmente consolidato grazie a dei lavori e oggi offre degli scorci di storia immersi in un paesaggio suggestivo.
Diverso è invece l’aspetto della torre di Santa Maria, una costruzione che svetta sulla roccia a quasi mille metri d’altitudine accanto alla chiesa del villaggio della Valle Calanca. La rocca, riporta il portale del comune grigionese, fu edificata e abitata in due fasi distinte ma è tuttora impossibile avere un’idea chiara dell’aspetto dell’antico castello, dato che all’interno dello stesso venne in seguito costruito, attorno al 1300, l’imponente torrione conservatosi in ottimo stato fino ad oggi. L’alta torre (18 metri), all’esterno ha la forma di un pentagono stretto e appuntito, mentre all’interno è quadrata. Oltre a una vista panoramica ampia sulla vallata e sulle cime circostanti, la fortificazione permette e permetteva anche un contatto visivo con la citata torre di Norantola e quella di Boggiano, a testimonianza dell’importanza strategica avuta in passato. I ruderi della torre di Boggiano, che si trovano sull’altro versante della vallata a 692 metri di altitudine, sono raggiungibili da Roveredo risalendo un sentiero fino all’entrata della Val Traversagna. Le rovine comprendono una torre di segnalazione a quattro piani a pianta quadrata e un muro di cinta, che si possono anche scorgere in lontananza scrutando la montagna.
Decisamente più accessibili sono la torre Fiorenzana, in cui ci s’imbatte tra Leggia e Grono, o le vestigia del palazzo Trivulzio a Roveredo. La prima risale al 1286 (è uno degli edifici più antichi del villaggio) e, dopo esser stata restaurata tra il 1994 e il 1996, è oggi ben conservata, tanto da essere adibita a spazio espositivo di proprietà del Museo Moesano. Del palazzo Trivulzio, invece, un edificio documentato dall’inizio del XIV secolo, rimane solo un moncone a lato del fiume Moesa, affiancato da edifici oggi adattati o in parte ricostruiti a scopi abitativi.
L’itinerario continua idealmente verso sud in direzione del Ticino e propone ulteriori spunti culturali, come i resti di fondamenta di una torre quadrangolare a Roveredo (torre di Beffano), i ruderi di una probabile torre a Monticello o ancora i «Caslasc» a San Vittore, ossia le tracce di muri perimetrali di una postazione fortificata.
Sempre a San Vittore svetta imponente la torre di Pala, situata sopra l’omonimo quartiere. Collocata a 300 metri d’altitudine, potrebbe risalire alla fine del XIII secolo, con l’aggiunta di un piano verso il 1400. Per accedere alla costruzione, segnalata dal nucleo di San Vittore, si deve camminare per qualche centinaio di metri e, inoltrandosi nel bosco, raggiungere il basamento. Con i suoi 5 piani distribuiti su circa 22 metri, la torre osservata dal basso offre una vista affascinante, anche perché fu costruita su enormi sassi che ancora oggi le fanno da corollario. Massi giganteschi che, caduti dalla montagna in tempi preistorici, regalano fessure e giochi di luci.
Nel Medioevo la torre era abitata e, su un masso adiacente separato dall’impressionante crepaccio, si distinguono i resti di un edificio, forse adibito a magazzino. Sulla piattaforma si trovava anche una cisterna per immagazzinare l’acqua, dato che era difficile rifornire la torre dal basso a causa della sua posizione sull’immenso macigno, ai cui piedi troviamo oggi un lavatoio. La costruzione si presenta attualmente in buono stato, è stata restaurata e munita di un tetto trasparente.
Ulteriori informazioni sulla torre di Pala e sulle altre fortificazioni o siti culturali si possono scoprire o ascoltare anche durante la gita grazie all’ausilio di un sistema di audioguida, accessibile con i codici QR presenti sui singoli pannelli informativi.