Un libro che è un condominio

Editoria – Pubblicato Domus. Via Pasquale Lucchini 3/5/7-Chiasso, libro che racconta la storia e le storie di un’originale esperienza abitativa popolare
/ 15.11.2021
di Alessandro Zanoli

Ne parlavamo proprio qualche tempo fa su queste pagine. Bisognerebbe che qualche appassionato di microstoria locale si mettesse a raccogliere documentazione biografica e antropologica sulla «civiltà dei casoni», quell’epoca degli anni 50 e 70 in cui in Ticino sono sorti i grandi palazzi alla periferia dei nostri agglomerati urbani.

Venuti su a tempo di record in quegli anni, pompati dal boom economico postbellico, hanno dato modo di crescere a una generazione di bambini inizialmente un po’ estranei, guardati magari con diffidenza dagli autoctoni dei quartieri più centrali. Del resto in quegli insediamenti di edilizia popolare gli inquilini appartenevano alle classi sociali proletarie, ma è indubbio che molti figli di quella lower middle class abbiano poi potuto approfittare della positiva contingenza economica, studiare e farsi largo nel mondo. Docenti, funzionari bancari, imprenditori, artigiani specializzati sono cresciuti nei «casoni» e da lì hanno potuto spiccare un balzo occupando posti di prestigio. 

Un libro pubblicato di recente si occupa di ricostruire un’esperienza di questo tipo. È stato realizzato da un gruppo di ex giovani residenti (coordinati da Yolanda Moser e Giuseppe Valli) cresciuti in alcuni palazzi sulla via Lucchini di Chiasso. Si tratta di una raccolta di ricordi e di immagini di un’esperienza sicuramente originale: così rare sono in Ticino le iniziative di edilizia cooperativa (ce ne siamo occupati su «Azione» non molto tempo fa...) che il vissuto di chi ha avuto l’opportunità di crescere nelle case della Cooperativa di Costruzioni Domus a Chiasso merita di essere conosciuto e ricordato. Importante in particolare sapere che la sua progettazione si doveva a un importante firma d’architetto ticinese, quella di Augusto Jäggli. Un particolare che oggi stupisce gli stessi curatori della pubblicazione, i quali ignoravano di essere inquilini di un progetto, in un certo senso, avveniristico. 

Caratteristica molto piacevole di questo libro è che appare esso stesso come una sorta di condominio, occupato com’è dai ricordi e dalle voci in prima persona di molti dei protagonisti di quella convivenza. E attraverso questo discorso corale si restituisce al lettore un ritratto umano e ottimista. Il gusto di rievocare il passato (soprattutto di quel periodo economicamente positivo in cui pareva che ognuno potesse concretizzare i propri sogni e in cui tutte le opportunità sembravano a portata di mano) tinge i vari racconti di una tonalità affettiva forse un po’ troppo benevola. Si sa, la nostalgia è difficile da tenere sotto controllo: il piccolo mondo dei ricordi è spesso più rosa di quello reale, ma non importa. Importante è che queste voci si siano conservate e contribuiscano a restituirci un tassello di vita sociale attiva e comunitaria, che finisce per irradiare un po’ del suo sentimento positivo anche sull’oggi. In fondo abbiamo bisogno di sapere che veniamo da un luogo carico di bei ricordi, sui quali modellare l’esperienza del luogo in cui viviamo ogni giorno. Perciò, viene da pensare che sarebbe bello se ogni palazzo del nostro cantone potesse scrivere un libro come questo. Si creerebbe una biblioteca di storie importante e preziosa, in cui ognuno degli abitanti potrebbe trovare un suo posto e un suo senso, nella costruzione della storia del nostro paese. Una storia concreta di convivenza e solidarietà, di nascite e di morti, di drammi e commedie. Ci avevano provato, tanti anni fa quelli del teatro Trickster, che giravano le case di Chiasso con una pièce pensata per essere messa in scena in vari appartamenti privati. Era una pièce che raccontava la storia di un palazzo: la nostra idea va proprio in quella direzione. Ogni palazzo dovrebbe davvero poter scrivere la propria. 

Per chiudere: un amico, vicino di casa in un «casone» proprio a fianco di quello in cui è cresciuto chi scrive, è riuscito a intraprendere gli studi e a diventare avvocato. Avviata una brillante carriera si è poi trasferito in una bella villetta nella parte residenziale del paese. Ha messo su famiglia e ha, come si dice, fatto fortuna. Un giorno, passando attraverso il suo vecchio quartiere, ha detto ai suoi figli adolescenti, con un po’ di nostalgia e un po’ di fierezza: «Ecco, io sono cresciuto qui». I due ragazzi l’hanno guardato con sufficienza e hanno replicato «Dai papà, cosa dici, non scherzare». Insomma, non ci credevano. Raccontandomi la cosa, l’amico sorrideva e mi guardava negli occhi, un po’ triste e un po’ allegro. 

I libri come questo servono proprio a non far dimenticare da dove veniamo, e quanto valore ci sia, in fondo, nelle storie di vicinanza con gli altri che abbiamo vissuto.

Bibliografia
Giuseppe Valli, Yolanda Moser, Domus, Via Pasquale Lucchini 3/5/7 – Chiasso, Ed. Progetto Stampa, Chiasso, 2021.