Un giorno per il Piccolo Principe

Il caffè delle mamme – Gli insegnamenti e i valori del personaggio inventato da Antoine de Saint-Exupéry: un tesoro per i nostri figli
/ 27.07.2020
di Simona Ravizza

«Gli adulti da soli non capiscono niente ed è stancante per i bambini dovere sempre spiegare tutto». Oh, se ogni tanto noi genitori ci ricordassimo gli insegnamenti del Piccolo Principe! E se ai nostri figli riuscissimo a trasmettere un po’ dei suoi valori! Il senso dell’amicizia, il significato dell’amore, l’importanza della cura dell’ambiente, l’apertura del cuore alla malinconia e alla pazienza, il senso del rispetto. A Il Caffè delle mamme di quest’insolita estate andiamo sull’argomento in occasione della Prima giornata internazionale dedicata al protagonista del racconto che, con 200 milioni di copie, è il libro francese più venduto nel mondo (pubblicato il 6 aprile 1943). La Francia ha istituto Il Piccolo Principe Day che cade il giorno della nascita del suo autore, il celebre aviatore Antoine de Saint-Exupéry, nato a Lione il 29 giugno del 1900. L’iniziativa è stata voluta dalla Fondazione che porta il suo nome e che per celebrarlo ha raccolto sui social video-testimonianze di artisti, esploratori, piloti, scrittori e registi, impegnati a rispondere a una domanda: «Quali sono i valori universali che Il Piccolo Principe ci ispira oggi?». È un esercizio che può essere utile a noi, mamme e papà, per metterci più spesso dalla parte dei bambini. E per i nostri figli per imparare ciò che davvero, alla fine, conta nella vita.

Un pizzico di autocritica a Il Caffè delle mamme non guasta (purché sia affrontata con leggerezza). Il pilota, voce narrante del libro, costretto a un atterraggio di fortuna nel deserto del Sahara dove incontrerà lo stranissimo ometto vestito da principe che proviene dall’asteroide B612, rinuncia all’età di sei anni alla carriera di pittore, scoraggiato dall’insuccesso dei propri disegni tra gli adulti: lui disegnava un serpente boa che mangia un elefante, ma per i grandi era la rappresentazione di un cappello! Possiamo impegnarci ad avere un po’ più di fantasia? Continuare a essere capaci di vedere le pecore attraverso le casse, come fa il Piccolo Principe, non sarebbe tutto sommato un brutto invecchiare. Forse sarebbe persino più utile della nostra passione per i numeri. 

«Agli adulti piacciono i numeri – rivela l’aviatore –. Quando raccontate loro di un nuovo amico, non vi chiedono mai le cose importanti. Non vi dicono: “Com’è il suono della sua voce? Quali sono i suoi giochi preferiti? Fa collezione di farfalle?” Le loro domande sono: “Quanti anni ha? Quanti fratelli? Quanto pesa? Quanto guadagna suo padre?” Solo allora pensano di conoscerlo». Quando il Piccolo Principe lo vuole rimproverare lo colpisce nel segno: «Parli come gli adulti. Confondi tutto. Mescoli tutto». Del resto, per lui che guarda 11’440 tramonti in 24 ore, gli adulti sono proprio strani, curiosi, stravaganti. Difficile dargli torto visto che nel suo viaggio lui incontra un vecchio re che ama dare ordini ai sudditi anche se è l’unico abitante del pianeta; un vanitoso che chiede solo di essere applaudito senza ragione; un ubriacone che beve per dimenticare la vergogna di bere; un uomo d’affari che passa i giorni a contare le stelle credendo che siano sue; un geografo che non ha idea di come sia fatto il pianeta perché sta sempre seduto alla scrivania. I nostri bambini ci vedono così? L’unico per cui il Piccolo Principe prova un po’ di ammirazione è un uomo che deve accendere e spegnere un lampione ogni minuto, perché il pianeta gira a quella velocità: «Quell’uomo sarebbe disprezzato da tutti gli altri. Dal re, dal vanitoso, dal bevitore e dall’uomo di affari. Tuttavia è l’unico che non mi sembra ridicolo – dice –. Forse perché si occupa di qualcosa d’altro che non sia se stesso».

Non finisce qui. Siamo (quasi) tutte d’accordo. Per Il Caffè delle mamme il principale lascito del racconto di Saint-Exupéry sono i valori del Piccolo Principe che creano dei legami fra gli uomini. Che bello riuscire a trasmetterli ai bambini! Dal dialogo con la rosa e con la volpe, che gli insegna cosa vuol dire addomesticare e farsi addomesticare, i nostri figli possono capire che l’amore è accettazione dell’altro, pazienza, dedizione, riconoscimento della sua unicità. Due, tra i tanti, a tal proposito i passaggi indimenticabili: «Chi ama un fiore, di cui esiste un solo esemplare in milioni e milioni di stelle, questo basta a farlo felice quando lo guarda. Avrei dovuto giudicarla (la rosa) dalle sue azioni e non dalle sue parole – riflette tra se’ il Piccolo Principe –. Mi profumava e mi illuminava. Non avrei mai dovuto andarmene. Avrei dovuto intuire l’affetto che stava dietro i suoi poveri trucchi». E quando il Piccolo Principe capisce che la sua rosa è unica al mondo, ecco, in quel momento impara che cos’è l’amore: «Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente – dice –. Nessuno vi ha addomesticato, e voi non avete addomesticato nessuno. (…) Voi siete belle, ma siete vuote. (…) Certamente, un qualsiasi passante crederebbe che la mia rosa vi rassomigli, ma lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiato. Perché è la MIA rosa». 

L’amicizia, come insegna ancora una volta la volpe, è la capacità di farsi addomesticare anche se poi si corre il rischio di piangere un po’. Per scoprire il prezzo della felicità bisogna essere capaci di mettere in conto anche di soffrire. Del resto, come canta Claudio Baglioni in Avrai, la canzone scritta per il figlio, ciascuno incontrerà un amico che ti avrà deluso, tradito, ingannato.

C’è poi il valore del rispetto: «È molto più difficile giudicare se stessi che giudicare gli altri». Il bisogno della speranza: «Ciò che abbellisce il deserto è che nasconde un pozzo in qualche luogo…». La cura della natura: «È una questione di disciplina. Quando si ha finito di lavarsi al mattino, bisogna fare con cura la pulizia del pianeta. Bisogna costringersi regolarmente a strappare i baobab appena li si distingue dai rosai ai quali assomigliano molto quando sono piccoli».

A Il Caffè delle mamme ci ricordiamo che Il Piccolo Principe ci è stato letto dai nostri genitori e noi a nostra volta lo leggiamo ai figli. Un racconto che si tramanda di generazione in generazione. Un libro che accompagna la nostra vita. In cui ci possono essere anche tristezza e solitudine. Senza mai dimenticare, però, il colore del grano. E il bambino che c’è stato in ognuno di noi. Perché, come scrive Saint-Exupéry, tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano.