Un futuro sempre più automatico

Motori - La storia del cambio manuale e della sua lenta ma irriducibile trasformazione
/ 24.08.2020
di Mario Alberto Cucchi

In Europa sempre più automobilisti scelgono il cambio automatico. A svelarlo i risultati di un nuovo studio condotto da Ford. Negli ultimi tre anni il numero di automobili e veicoli commerciali Ford acquistati con il cambio automatico è più che triplicato: dal 10,4% del 2017 al 31,3% del primo semestre 2020. Ma da dove arriva questa tecnologia automobilistica che in molti usiamo quotidianamente? 

Il cambio automatico si è diffuso particolarmente negli Stati Uniti a partire dagli anni Cinquanta anche se in realtà il primo brevetto di un «cambio automatico progressivo di velocità» venne presentato e registrato in Italia nel 1931 a nome di Elio Trenta, un ingegnere. Quest’ultimo si presentò con i progetti alla Fiat ma l’azienda torinese si dichiarò «non interessata». Di parere opposto fu invece l’americana Oldsmobile tant’è che, nel 1940, presentò per prima una serie di veicoli equipaggiati con «Hydra-matic», ovvero un cambio a 4 rapporti senza frizione basato sul brevetto dell’ingegnere italiano. Si trattava di un’opzione a pagamento e costava 57 dollari. Gli statunitensi ne furono conquistati e negli anni Cinquanta vennero vendute milioni di auto dotate di cambio automatico. 

A Oldsmobile seguirono General Motors, Chrysler e tutti gli altri costruttori statunitensi. In breve tempo in America il cambio manuale fu solo un ricordo del passato. Va detto che i primi cambi automatici non erano particolarmente efficienti e ben si adattavano, più che ad altre auto, ai motori a stelle e strisce caratterizzati dalla grande cilindrata. Con i primi automatici si consumava anche un po’ di più, ma in USA il gallone di benzina è sempre costato meno del litro in Europa. 

Intanto nel vecchio continente la maggior parte dei veicoli continuava ad adottare il cambio manuale e i ragazzi a 18 anni imparavano a usare con dolcezza il pedale della frizione e a manovrare con la mano destra la lunga leva del cambio. In Europa l’automatico è stato per molti anni prerogativa di auto lussuose e di grande cilindrata come Rolls-Royce e Jaguar. Gli automobilisti più sportivi amavano invece il manuale, il cambio marcia era più rapido e ne guadagnavano le prestazioni. La velocità massima delle vetture «manuali» era maggiore e sullo 0-100 km/h il cronometro si fermava prima. 

A sparigliare le carte arriva negli anni Novanta la tecnologia con l’introduzione del cambio semi-automatico sequenziale o robotizzato in cui il guidatore tramite levette dietro il volante o leva centrale indica al computer quale rapporto inserire e quest’ultimo provvede senza che il pilota debba usare la frizione. Un cambio molto più efficiente rispetto ai suoi predecessori. Da lì il passo è breve grazie anche ad automobili popolari come la Smart che hanno contribuito alla diffusione del cambio automatico in Europa. Con il passare degli anni anche le auto più veloci come le Porsche e le Lamborghini hanno abbandonato il cambio manuale quasi del tutto. Ormai da anni con i cambi automatici robotizzati, a doppia frizione, si ottengono buone prestazioni. Anche nelle accelerazioni più brucianti l’elettronica ha battuto l’uomo e con l’automatico si ottengono tempi migliori. La Formula 1 insegna. 

E arriviamo ai giorni nostri in cui stiamo scrivendo le pagine del nostro futuro a quattro ruote. «Tra i numerosi vantaggi delle trasmissioni automatiche c’è che consentono ai conducenti di godere delle più recenti tecnologie di assistenza alla guida, rendendo tutto più semplice e confortevole, dal parcheggio alla guida nel traffico», ha affermato Roelant de Waard, vice president, marketing, sales & service, Ford of Europe. «Ci aspettiamo che questa tendenza continui, poiché in futuro sempre più persone sceglieranno veicoli elettrici, che montano trasmissioni automatiche». Ebbene sì. Queste tecnologie non sono compatibili con i «vecchi» cambi manuali. Il futuro è automatico.