Il direttore di Ticino Cuore, Claudio Benvenuti.


Un esercito a difesa del cuore

Il Ticino festeggia i suoi 600 «Cavalieri», volontari capaci di intervenire in situazioni di arresto cardiaco
/ 02.01.2023
di Alessandra Ostini Sutto

Devono il loro nome ai cavalieri del passato, le cui nobili e coraggiose gesta erano svolte nell’intento di salvare delle vite, gli odierni «Cavalieri del cuore», espressione usata per designare quei comuni cittadini che sono prontamente intervenuti in una situazione di arresto cardiaco, dando prova di grande umanità.

L’iniziativa «Cavaliere del cuore» – promossa dalla Fondazione Ticino Cuore – è un momento di festa e celebrazione, giunto alla tredicesima edizione, voluto per rendere omaggio alle oltre 600 persone che negli ultimi tre anni si sono prodigate nella pratica della rianimazione cardiopolmonare in attesa dell’arrivo dei sanitari. La cruciale importanza di questa fase di intervento immediato è oggi una cosa nota. Un’efficace presa a carico dell’arresto cardiaco – che solo in Ticino interessa ogni anno tra le 300 e le 350 persone – assume infatti la forma di una catena, ogni anello della quale è essenziale per il successo del seguente. La difficoltà, lungo questa catena, sta nel fatto che i differenti elementi terapeutici devono essere eseguiti in maniera coordinata ed estremamente rapida. Difficoltà sulla quale grava ulteriormente il fatto che i primi anelli sono spesso nelle mani di non professionisti.

«Se i primi tre anelli non sono stati gestiti in maniera corretta, nessuna struttura sanitaria sarà in grado di recuperare», commenta Claudio Benvenuti, direttore della Fondazione Ticino Cuore, costituita nel 2005 su iniziativa della Federazione Cantonale Ticinese Servizi Autoambulanze (FCTSA) e del Cardiocentro Ticino, con lo scopo di aumentare la sopravvivenza delle persone colpite da arresto cardiaco improvviso. Che la Fondazione si stia muovendo nella giusta direzione, lo testimonia il fatto che nel nostro Cantone tale sopravvivenza sia triplicata dall’anno della sua costituzione. Ad oggi, infatti, la sopravvivenza globale in caso di arresto cardiorespiratorio si aggira attorno al 14% ed aumenta fino al 55% in caso di fibrillazione ventricolare. «Si tratta di un risultato molto importante che colloca il nostro Cantone tra le migliori regioni a livello internazionale», aggiunge Benvenuti.

Questo eccellente risultato si deve al concetto ticinese di presa a carico dell’arresto cardiaco. «Il modello ticinese si compone di un insieme di azioni. Da un lato vi è la sensibilizzazione e la formazione della popolazione perché l’idea che sta alla base dell’aumento della sopravvivenza è che la rianimazione vada cominciata al più presto possibile», spiega il direttore di Ticino Cuore. Dalla segnalazione dell’arresto, il tempo medio d’intervento è nel nostro Cantone di 10-12 minuti. Un intervallo rapido, che non cambia però il fatto che ogni minuto passato, la probabilità di successo della rianimazione si riduce del 7-10%. Da qui la convinzione del ruolo chiave dell’intervento dei soccorritori volontari. «Chi è presente deve attivarsi e farlo nel modo corretto: riconoscere l’evento, allarmare il 144 e iniziare subito il massaggio cardiaco. Per far sì che ciò sia possibile, c’è stata un’attività importante, come si diceva, di sensibilizzazione e formazione, che ha fatto in modo che in 15 anni quasi 120mila persone siano state formate a questi temi; detto in altri termini, un ticinese su tre almeno una volta nella vita ha seguito un corso di rianimazione – afferma Benvenuti – altro elemento importante è la messa a disposizione di apparecchi defibrillatori, i quali aiutano, in alcuni casi in maniera molto significativa, il paziente ad avere una prognosi positiva». «Negli arresti cardiaci la fibrillazione è frequente nei primi 7-10 minuti; un ulteriore motivo per il quale è imperativo intervenire precocemente», continua. Attualmente sul territorio sono distribuiti 1400 defibrillatori. «Se sono in presenza di una persona che sta avendo un arresto cardiaco, l’operatore del 144 mi dirà dove si trova il defibrillatore a me più vicino. La stessa cartina usata a tale scopo dal 144 si trova sul nostro sito Internet e sulla nostra applicazione per smartphone – spiega Claudio Benvenuti – se invece, per esempio, lavoro in una banca oppure faccio l’allenatore in un centro sportivo che dispongono di un tale apparecchio, devo essere a conoscenza di dove esso si trovi».

Per garantire una risposta adeguata a questa patologia che colpisce spesso senza preavviso, è quindi importante che la popolazione impari ad allarmare correttamente, rianimare ed usare il defibrillatore. Detto ciò, e restando in tema di non professionisti della sanità, c’è da parlare del successivo step della rete d’intervento e soccorso che ha contribuito a rendere il nostro territorio una delle zone più cardioprotette d’Europa. Stiamo parlando della rete First Responder (FR) – un modello organizzativo innovativo ideato dalla Fondazione Ticino Cuore e dalla FCTSA – costituita da un insieme di persone e istituzioni (polizia, pompieri, guardie di confine, samaritani, …) che, su base volontaria, danno la propria disponibilità ad essere allarmati da Ticino Soccorso 144. «Praticamente, al verificarsi di un arresto cardiaco, Ticino Soccorso attiva la rete di FR indicando il luogo dell’intervento e i minuti necessari all’ambulanza per arrivare sul posto. Se un First Responder può raggiungere il paziente in minor tempo, risponde alla chiamata attivandosi immediatamente – spiega Benvenuti – la possibilità che una persona formata possa iniziare la rianimazione sul posto, con defibrillatore e massaggio cardiaco, prima dell’arrivo dei soccorsi è un ulteriore elemento che fa sì che il paziente possa beneficiare del massimo delle chances per riprendersi». Per essere un First Responder basta essere maggiorenni, aver seguito un corso per la rianimazione ed avere il relativo certificato valido. Oggi la rete di FR conta più di 5000 persone, a testimonianza della sensibilità e solidarietà esistenti in Ticino in relazione al tema di cui ci stiamo occupando, che ha permesso al nostro Cantone di ottenere un tasso di successo nella rianimazione cardiopolmonare ineguagliato a livello svizzero.

Sensibilità e solidarietà sono testimoniate anche dalle gesta dei 600 Cavalieri del cuore di cui parlavamo in apertura. Fra questi, vi sono dei First Responder come più in generale delle persone che appartengono ai servizi partner degli enti di soccorso, come polizia, pompieri, guardie di confine, ma pure dei cittadini comuni, che non hanno necessariamente seguito una formazione.

«Il Cavaliere del cuore è un evento che abbiamo voluto per ringraziare tutti i laici che si sono attivati spontaneamente per salvare qualcuno. Vogliamo valorizzare questo bellissimo gesto di altruismo, anche nel caso in cui, purtroppo, l’esito è stato sfavorevole», afferma il direttore di Ticino Cuore. Alla cerimonia prendono parte alcuni ex pazienti, che consegnano di persona il riconoscimento ai loro salvatori. «Spesso si tratta del primo momento che essi hanno per incontrare le persone che si sono prodigate nelle prime misure di rianimazione e questo è molto bello e toccante», continua.

Non tutti, trovandosi in una situazione come quella in cui intervengono i «Cavalieri del cuore» avrebbero il coraggio di agire; quali sono effettivamente i rischi che si corrono? «Innanzitutto, la prima cosa da fare è chiamare il 144 e seguire le indicazioni fornite dall’operatore», spiega Benvenuti, tornando su un elemento che già di per sé è rassicurante. «Detto ciò, bisogna essere consapevoli del fatto che se non si fa nulla, il paziente morirà; quindi, ogni cosa che si fa prima dell’arrivo dei soccorsi è meglio dell’immobilismo», continua il direttore della Fondazione, la quale, per promuovere ulteriormente la sensibilizzazione su questo tema che nel nostro Cantone è già buona – basti pensare che all’anno sono mediamente 8mila le persone che seguono un corso di rianimazione – punta sulle giovani generazioni: «Riteniamo questo aspetto molto importante perché genera un cambiamento culturale. Di fatto ogni anno proponiamo la formazione ai ragazzi di quarta media, iniziativa alla quale attualmente aderiscono circa due terzi delle sedi – conclude Claudio Benvenuti – in ogni caso, chiunque fosse interessato può rivolgersi ai Servizi di autoambulanza locali, alle Sezioni samaritani oppure alle Società di salvataggio, che offrono regolarmente dei corsi di rianimazione cardiopolmonare certificati e riconosciuti».