Un concorso per il Castello

Locarno – Il Municipio ha indetto un concorso con procedura selettiva per un progetto urbanistico e architettonico che mira a restaurare il Castello Visconteo e valorizzare tutta l’area
/ 12.10.2020
di Nicola Mazzi

Il più importante monumento storico di proprietà della città di Locarno, il Castello Visconteo, sarà restaurato. Il Municipio ha infatti aperto un concorso d’architettura per valorizzarlo e renderlo ancora più attrattivo, sia per i ticinesi sia per i turisti.

Ma iniziamo da qualche cenno storico di un luogo che è stato, per qualche giorno, anche il centro del mondo. Siamo nel 1925 e tra il 5 e il 16 ottobre si tiene la Conferenza di Pace dalla quale poi sfociano gli Accordi di Locarno, firmati a Londra il 1. dicembre dello stesso anno tra i principali Paesi europei e che entrano in vigore nel 1926. Trattati che hanno diviso gli storici: c’è chi li ha giudicati solo un’illusione dopo la Prima Guerra Mondiale e chi, invece, la base per diversi anni di pace. Sta di fatto che quel momento ha portato alla ribalta Locarno e il suo Castello medievale.

Proprio nel Medioevo è stato il periodo in cui la roccaforte ha subito le più importanti trasformazioni. Il bastione, che all’epoca era sul lago in quanto le acque del Verbano arrivavano sin lì, aveva un ampio porto fortificato e controllava la via di comunicazione che risaliva il Verbano per proseguire verso i passi, lungo uno dei principali assi di scambio tra Lombardia, Svizzera e Germania. Alla conquista viscontea di Locarno, nel 1342, il Castello fu ampliato e, nel 1439, con la nomina di Franchino Rusca a feudatario, la dimora assunse un aspetto principesco grazie a pittori e scultori lombardi, mentre sulle strutture architettoniche intervennero capomastri ducali. Fu teatro di battaglie e venne rinforzato nel 1507 con la costruzione del rivellino: un baluardo forse attribuibile a Leonardo da Vinci. Dopo la conquista svizzera del Locarnese (1513) gran parte del castello fu demolito lasciando in piedi una torre e la residenza, che fu la sede del balivo dei cantoni sovrani. In epoca meno lontana il Castello ospitò gli uffici del commissario e del governo. Il pretorio fu utilizzato fino ai primi decenni del Novecento come prigione e come scuola. Nel 1921 la città acquistò il maniero, che fu restaurato sotto la direzione di Edoardo Berta tra il 1922 e il 1926, proprio durante il Patto.

E ora? Come detto si vuole restaurarlo. Ma in che modo si intende farlo ce lo spiega il municipale e responsabile del dossier, Giuseppe Cotti.

Quali sono le ragioni che hanno spinto la città a indire un concorso per il Castello?
Il Castello Visconteo è molte cose insieme: un monumento, un museo e uno spazio pubblico centralissimo. Il potenziale è enorme, e il nostro desiderio è di dare vita a un polo culturale e turistico su scala cittadina e regionale. Nel contempo, vogliamo dare nuovo slancio allo sviluppo di quest’area urbana di grande pregio. Al di là delle opportunità, c’è poi anche un’altra logica che giustifica la scelta di intervenire proprio ora.

Quale?
Negli ultimi decenni la città ha compiuto sforzi notevoli per risanare altri edifici storici di sua proprietà. Per il Castello Visconteo, invece, l’ultimo grosso intervento risale a quasi un secolo fa. È quindi senz’altro arrivato il momento di mettere mano a quello che, di fatto, è il principale monumento della nostra Città, in modo da restituirgli il giusto risalto.

Qual è lo scopo del concorso e in che modo i progettisti, secondo la città, dovrebbero intervenire nella ristrutturazione?
Grazie a questo concorso con procedura selettiva, in due fasi, il Municipio intende ottenere un progetto urbanistico e architettonico completo per valorizzare tutto il comparto del Castello, che comprende i 2405 metri quadrati della fortezza ma anche l’area di Casorella e il vicolo che li collega. Oltre alla visione urbanistica, i progettisti dovranno curare il restauro e il risanamento degli edifici esistenti, e rinnovare gli spazi espositivi del museo civico e archeologico, dandogli continuità operativa durante tutto l’anno. È insomma una procedura orientata al futuro, e un dettaglio – del quale sono molto fiero – lo dimostra: la decisione di favorire la presenza di giovani architetti, riservando due posti alle candidature di professionisti al di sotto dei 40 anni di età.

Qual è il budget a disposizione e quale le varie tempistiche del concorso?
La spesa dovrebbe aggirarsi sui 15 milioni di franchi. È ovviamente un investimento significativo, che però non deve spaventarci: fin dall’inizio è stato chiaro che si tratterà di un’opera da eseguire in diverse fasi, in base ai punti cardine del progetto di restauro e valorizzazione del complesso monumentale. Il fatto di progettare da subito l’intervento nella sua interezza ci assicurerà la coerenza del progetto: inoltre, ci permetterà di attivare le richieste per i contributi federali e cantonali, oltre alla fondamentale ricerca – da condurre a livello nazionale – di finanziamenti da parte di fondazioni o altri enti sensibili alla salvaguardia del patrimonio storico e culturale.

Entrando nel dettaglio di che tipo di lavori si tratta?
L’obiettivo finale, come detto, è di restituire al Castello la sua dimensione monumentale. Lo studio che il Municipio aveva commissionato all’arch. Aurelio Galfetti ha definito quattro grandi aree di intervento, per una valorizzazione che comprenda visione urbanistica, architettura, restauro e spazi espositivi. Un importante passo consisterà nella sistemazione esterna, per mettere in relazione l’area del Castello con le parti antiche della Città – centro storico e Piazza Grande – e con quelle nuove, come la rotonda e il Palacinema. Ci occuperemo quindi di trasformare l’architettura attuale, costruendo un percorso chiaro a partire da quella che oggi si presenta come una successione di spazi piuttosto casuale. Accanto a questo ripensamento, si tratterà ovviamente di restaurare tutti gli elementi meritevoli della struttura antica, analizzando bene come dare loro il massimo risalto. Al termine di questo intervento potremo infine concentrarci sul concetto espositivo.

Alla fine, che tipo di Castello potranno visitare i cittadini e i turisti? Un pensiero ai beni dell’Unesco, come Bellinzona, lo avete fatto?
Sarà sicuramente un museo del XXI secolo, ma per i dettagli aspetto di lasciarmi sorprendere dagli architetti… Locarno non può in ogni caso confrontarsi con la situazione eccezionale dei tre Castelli di Bellinzona. Il nostro vantaggio, però, è che siamo un polo turistico con una storia più che secolare, il che ci permetterà di promuovere il Castello Visconteo insieme alle altre attrazioni della nostra regione. Si tratterà quindi di creare relazioni con gli altri musei della Città (biglietto unico), con il Festival e il Palacinema, ma anche osare un approccio meno legato agli schemi tradizionali. Bisognerà costruire collaborazioni con strutture come il Centro balneare, il Santuario della Madonna del Sasso, la zona escursionistica di Cardada e Cimetta, e tutte le altre realtà di primo piano che rendono la nostra regione così amata dai turisti.