Un centro diurno flessibile

Anziani – La nuova struttura della Croce Rossa Svizzera, sezione del Sottoceneri, è stata aperta a Manno all’inizio dell’anno, la sua organizzazione si ispira al metodo Montessori
/ 13.08.2018
di Stefania Hubmann

«Portare fuori e portare dentro». È questo il motto che anima il nuovo Centro diurno terapeutico della Croce Rossa Svizzera (CRS), sezione del Sottoceneri, attivo da inizio anno a Manno. Gli anziani sono spesso accompagnati in gite che permettono loro di mantenere un legame con il territorio e la vita sociale che vi si svolge, mentre famiglie, volontari e popolazione, grazie anche alla possibilità di sfruttare una sala modulabile, sono invitati a scoprire questo spazio creato ad hoc per la presa a carico di persone anziane con ridotta autonomia residenti al domicilio. Il carattere innovativo del Centro, rappresentato sia dalla dimensione, sia dalla gestione, è oggetto di un progetto pilota cantonale che valuterà i diversi aspetti sull’arco di tre anni. 

Un salone luminoso, un locale con comode poltrone per il relax, una cucina professionale ed un’altra ad uso degli ospiti, due verande di cui una aperta sul giardino ci accolgono al nostro arrivo al Centro, invitati dalla responsabile Daniela Saredo-Parodi a condividere con ospiti e team curante un momento conviviale. Ed è proprio il benvenuto di personale, volontari e utenti a colpirci. Gioviali e aperti, sono a loro agio nelle rispettive funzioni con un senso del gruppo che accomuna tutti, dal direttore della sezione del Sottoceneri Fabrizio Comandini ai nuovi arrivati.

Fulcro di ogni attenzione la persona anziana nella sua individualità e specificità, come spiega la responsabile. «Abbiamo seguito una formazione alla casa dei ciechi STAC per applicare le teorie educative di Maria Montessori alle persone anziane. Siamo stati accompagnati da Fabrizio Greco, direttore della STAC, e Hurija Lukavica, pionieri in Ticino nell’introduzione del metodo Montessori per la cura degli anziani. Conoscere ed osservare la persona, rispettare la sua biografia e autobiografia, promuovere un programma individualizzato, sono i principi di questo approccio che interessa anche l’ambiente e le attività destinati agli utenti». Il funzionamento del centro di Manno è ancora in fase di perfezionamento con gli ospiti che partecipano attivamente all’ambientazione degli spazi: dalla scelta delle tovaglie all’arredamento della sala relax, all’organizzazione della cucina terapeutica. Particolare attenzione merita il giardino, con una fontana, un orto realizzato in due postazioni rialzate, un lungo corrimano e persino la discreta presenza di una tartaruga. Gli ambienti arricchiti sono una caratteristica dell’approccio Montessori che mira a permettere agli anziani, in particolare a quelli colpiti da malattie cognitive, di essere coinvolti in attività della vita quotidiana, aiutandoli a svolgere alcuni compiti da soli per favorirne l’indipendenza e l’autostima. Le attività sono il terzo aspetto centrale del metodo. Daniela Saredo Parodi: «Si cerca di utilizzare materiali e creare rituali che favoriscono i punti di forza e gli interessi della persona. Insieme stiamo realizzando alcune scatole con l’occorrente per lavoretti o passatempi che ognuno può svolgere per conto proprio. Alcuni si assumono poi piccoli compiti, dal bagnare le piante all’apparecchiare la tavola». 

Direttore e responsabile ci tengono a sottolineare come il progetto sia stato costruito sulla base di quanto sviluppato da Lilly Camponovo nel Centro diurno che l’allora sezione CRS Luganese aveva inaugurato all’inizio del nuovo Millennio nella sede di via alla Campagna in centro città. «Aperto con pochi ospiti come luogo di ritrovo a scopo ricreativo – ricorda Fabrizio Comandini – negli anni seguenti si è velocemente trasformato in centro socio-assistenziale con personale di accompagnamento e stimolo, prima di assumere l’attuale forma terapeutica (con presenza di operatori sanitari) in modo da rispondere ai crescenti bisogni dell’utenza».

Da Lugano a Manno il Centro diurno terapeutico si è ampliato e rinnovato diventando di particolare interesse per il Cantone, perché potrebbe fungere da caso esemplare per gli sviluppi della presa a carico delle persone anziane su tutto il territorio ticinese. Oltre che dall’applicazione del metodo Montessori, è caratterizzato da un maggiore numero di ospiti, venticinque, seguiti complessivamente da una quindicina di professionisti a tempo parziale e da circa cinque volontari al giorno. Altro test importante è quello degli orari. Il primo turno, con servizio di trasporto da e per il domicilio, copre la fascia dalle 8.30 alle 16.30 dal lunedì al venerdì (feriali). Un secondo turno dalle 14 alle 20 è attivo per 8 utenti che non richiedono trasporto. Sono inoltre previste aperture prolungate (sempre per 8 utenti senza trasporto) due giovedì al mese fino alle 22 e un sabato dalle 10 alle 16. Per ora l’interesse per l’estensione degli orari è limitato, ma si attende in particolare la fine dell’estate per valutare eventuali cambiamenti nelle abitudini degli ospiti e delle loro famiglie.

Da rilevare, che il Centro è situato in una posizione con vista sul nucleo di Manno, vicino a un parco giochi e a un parcheggio. Precisa Fabrizio Comandini: «L’edificio è stato costruito da una fondazione privata. Ai piani superiori ospita uno studio di fisioterapia, due studi medici, una società di cure a domicilio oltre a piccoli appartamenti. Sono attività indipendenti dal servizio della CRS, ma con le quali è possibile creare sinergie. Il pianterreno è tutto occupato in locazione dal Centro diurno terapeutico progettato sulla base delle nostre esigenze. Il salone centrale affacciato sul giardino e i locali che lo circondano assicurano grande funzionalità pur conservando un carattere familiare».

Gli ospiti apprezzano questa prerogativa, come pure la possibilità di uscire nel verde. Lo testimoniano i racconti di Anita e Silvano, al cui tavolo abbiamo concluso il pranzo, volutamente consumato con calma sull’arco di quasi due ore. «Vengo tutti i giorni da Savosa – ci racconta la cordiale signora di 93 anni – e mi piace la compagnia, così come le tante cose che facciamo». «È bello ridere insieme», aggiunge Silvano, il quale frequenta il Centro solo temporaneamente. La struttura permette infatti di alleviare i famigliari curanti e di ovviare alle loro assenze, motivi che hanno spinto a sperimentare le aperture prolungate. Alcuni servizi, come il controllo mensile della glicemia e della pressione, sono inoltre aperti alla popolazione. 

Anche oltre i 90 anni, con gli inevitabili acciacchi dell’età, si può quindi continuare a trascorrere giornate il più complete possibili in un ambiente familiare e cordiale che ha il suo punto fermo nel Centro diurno, ma che può trasferirsi al Lido di Lugano piuttosto che sul Monte Brè. Infondere protezione e sicurezza rispettando le scelte personali è l’obiettivo di chi guida il servizio, i cui cambiamenti sono sempre introdotti gradualmente coinvolgendo gli utenti. L’intera organizzazione è all’insegna della flessibilità per essere meglio preparata a gestire le richieste di cambiamento della società.