Ogni giorno in Svizzera scompaiono fino a 11 ettari di superficie coltivata, vale a dire 1,3 metri quadrati al secondo. In Ticino ogni anno vengono sacrificati 1,5 kmq di terreno a favore di edifici, strade e altre infrastrutture.
Airolo compie un miracolo! Nei prossimi anni, meno di una decina, nascerà Parco San Gottardo: uno spazio verde di circa 220mila mq, risultato della copertura dell’autostrada davanti al paese. Un’operazione straordinaria e che corregge, dopo tanti anni, il carattere invasivo dell’autostrada.
Il progetto è nato nel 2017 grazie all’accordo raggiunto tra Confederazione e Cantone. Il materiale ottenuto dallo scavo del secondo tubo della galleria stradale del San Gottardo sarà depositato a pochi passi, evitando trasporti inquinanti e la creazione di inutili discariche. L’autostrada sarà coperta per circa mille metri, poco dopo l’uscita dal tunnel di Stalvedro e poco prima del portale della galleria. Un’opportunità unica per il Comune e per gli abitanti di Airolo. «Ritenuto che la maggior parte della zona recuperata rimarrà libera e sarà destinata all’agricoltura e allo svago, – precisano in Municipio – l’accordo sottoscritto con Confederazione e Cantone offre al Comune la possibilità di destinare un’area di circa 27mila mq a una zona per attrezzature e impianti di carattere pubblico. Ci si riapproprierà del fondovalle sottrattoci oltre cinquant’anni fa». L’operazione costerà circa 100 milioni di franchi, un investimento interessante visto che nascerà dal nulla uno spazio verde che per Airolo rappresenta un cambiamento epocale e offrirà migliore qualità di vita alla regione. «La copertura è una vecchia rivendicazione degli airolesi, – ci dice Fabio Pedrina, ingegnere ed ex consigliere nazionale – è la contropartita per l’intervento invasivo realizzato con l’apertura della galleria stradale. Il fondovalle è stato stravolto, anche perché i progettisti degli anni Sessanta non avevano le sensibilità di oggi. Siamo riusciti a ottenere la copertura grazie all’impegno della comunità airolese e anche perché Biasca e Pollegio non volevano discariche sul loro territorio».
Il progetto è nelle mani dell’Ufficio federale delle strade (USTRA), che consegnerà lo spazio ottenuto con la copertura spoglio e grezzo. Il Comune dovrà quindi definire i dettagli di come sistemare la zona: ci saranno terreni per l’agricoltura, per il pascolo, e bisognerà decidere come organizzare la parte turistica, dedicata al tempo libero e allo sport.
Andreas Kipar, architetto paesaggista dello studio LAND, che insieme al municipio di Airolo ha sviluppato un Masterplan di riqualifica del fondovalle, a questo proposito ha affermato: «A tutti noi, che pensiamo al futuro di questo luogo relazionandoci con il passato e il presente, il compito che viene chiesto nell’esamina di questo paesaggio è: coltivare le relazioni, coltivare la socialità e coltivare l’identità. È un ritorno alla coltivazione, non è più una determinazione, non è più una legge, ma è un processo che richiede continua attenzione per poter raccogliere qualche frutto. Anche nel conservare infatti c’è bisogno di un progetto per il futuro e questo vuol dire risvegliare il senso di appartenenza al proprio territorio».
Garantire l’inalienabilità
In alta Leventina il dibattito è ormai aperto, grazie all’impegno di «Airolo in Transizione», l’associazione che guarda alle prospettive di sviluppo nel contesto dei cambiamenti di questa zona periferica, soprattutto con l’apertura del secondo tunnel del San Gottardo. Negli scorsi mesi di marzo e aprile l’associazione ha organizzato un ciclo di incontri dedicati al Parco San Gottardo, che dovrebbe diventare un bene comune. Il concetto di bene comune è il punto centrale del progetto che «Airolo in Transizione» sta promuovendo. Riccardo Petrella, già professore all’Accademia di Mendrisio, è da sempre un esperto in tema: «Il bene comune – sostiene – è l’insieme dei principi, delle istituzioni, dei beni, delle risorse, dei mezzi e delle pratiche che permettono a un gruppo di individui di costituire una comunità umana, per garantire il diritto alla vita, umanamente degno, a tutti i suoi membri, ai cittadini».
«Il nostro obiettivo principale è garantire l’inalienabilità del territorio che si crea con la copertura. – chiarisce Fabio Pedrina, una delle voci di “Airolo in transizione” – La definizione degli aspetti giuridici è in corso. Bisogna capire se la proprietà comunale potrà garantire che il Parco rimanga bene comune anche in futuro, altrimenti si può pensare di coinvolgere il patriziato, che ha una storia secolare di gestione di beni comuni, come i boschi e gli alpi. Il Municipio, da parte sua, sta preparando un aggiornamento della pianificazione comunale e quindi, in questo ambito, si inserirà la progettazione di dettaglio dello spazio di fronte alla stazione, che sarà dedicato al turismo e alle strutture per lo svago».
Il ruolo del patriziato
È stata Fernanda Pedrina, psichiatra pediatrica a Zurigo e appassionata di storia, che ha recentemente pubblicato una ricerca sul patriziato (Gemeinbesitz in den Tessiner Alpen, Brandes+Apsel), che ha proposto di pensare al concetto di bene comune per il Parco San Gottardo. «Il Parco va reso inalienabile, – ci dice la dottoressa – questo è un aspetto fondamentale, ma bisogna discutere e valutare in quale forma. Noi lanciamo la discussione. Sarebbe ideale che avesse la protezione contro la speculazione privata come avviene per i terreni patriziali, che non possono essere alienati. Si può concedere un diritto di superficie, per esempio, ma non vendere. In ogni caso decide l’assemblea patriziale e quindi dipende anche dalle persone. Attualmente, il patriziato di Airolo ha la gestione degli alpi e ha quindi altri interessi. Per ora il Parco è fuori dalle prospettive del patriziato, che fatica a pensare a progetti di interesse turistico. Ma d’ora in poi si può pensare a un suo coinvolgimento».
Per Fernanda Pedrina è importante che nel progetto di Parco sia coinvolta la popolazione locale e possa nascere una collaborazione tra comune politico e patriziato: «Stiamo pensando a una proprietà intergenerazionale, che giuridicamente deve essere definita, basata sulla sostenibilità ecologica e sulla giustizia sociale». La ricerca storica di Fernanda Pedrina fa riferimento al lavoro di Elinor Ostrom, premio Nobel per l’economia, «Governare i beni collettivi», in cui si sostiene l’importanza di soluzioni alternative alla privatizzazione, fondate sull’autogoverno e sull’uso selettivo delle risorse. La proprietà comune può essere redditizia a lungo termine, – precisa Pedrina – dipende dalle regole che vengono messe in atto per governarla. Le risorse gestite collettivamente devono garantire la loro sostenibilità anche per le generazioni future. In quest’ottica, il patriziato di Airolo può assumere un ruolo significativo nel progetto di Parco San Gottardo.
Contenuti e finanziamento
«Turismo e agricoltura possono convivere – afferma Fabio Pedrina – anche perché la zona da attrezzare per il pubblico si limita a meno di 30mila mq. Un grosso tema rimane il finanziamento per la realizzazione del Parco dopo la consegna, da parte di USTRA, della struttura grezza. Bisognerà definire i contenuti turistici, ricreativi e sportivi in dettaglio e valutare quanto costeranno al Comune. Potrebbero esserci anche finanziamenti privati, ma non saranno necessari grandi investimenti. Non vogliamo puntare su strutture che rischiano di essere un buco nell’acqua».
Nella primavera dell’anno prossimo è previsto l’inizio dello scavo della galleria con le due frese meccaniche. I lavori termineranno nel 2029, quando inizierà il risanamento della galleria attuale, per altri tre anni. Per Airolo si annunciano anni di difficoltà e di disturbo per il paese. «L’impatto delle opere sarà pesante – sostiene Fabio Pedrina – ci vorrà pazienza, ma speriamo che queste attività e l’arrivo degli addetti ai lavori possano avere ricadute positive sull’economia del paese e per la popolazione».
Si spera che i nastri trasportatori possano estrarre il materiale dalla montagna e depositarlo sul fondovalle creando non troppi disagi. I lavori si faranno sentire, come fu negli anni Settanta. Ora, però, ci sarà la ricompensa del Parco, un bene comune pubblico a disposizione di tutti.
Guardando più avanti, ma pensando anche ai dibattiti recenti sulle code di automobili ai portali, sarà messo sotto pressione il dettato costituzionale che impedisce il raddoppio delle corsie di transito, come prevede l’Iniziativa delle Alpi. Intanto, 863mila camion hanno attraversato le Alpi svizzere l’anno scorso. Per legge non dovrebbero essere più di 650 mila. Ma questo è un altro discorso…