Conferenza

Martedì 15 novembre, dalle 17.00 alle 19.00, avrà luogo l’annuale Piattaforma di discussione dell’eccellenza e della sostenibilità del sistema sanitario: Cure coordinate: una via per una medicina più efficace e sostenibile?

Lugano, Aula polivalente, Campus Est USI- SUPSI.

È possibile iscriversi gratuitamente scrivendo a media(at)epatocentro.ch


Tutti per uno, uno per tutti

Medicina – Il coordinamento delle cure: aspetto prioritario di Sanità 20-30 per implementarne l’efficacia e contenere i costi
/ 07.11.2022
di Maria Grazia Buletti

Pazienti sempre più informati che richiedono terapie, esami diagnostici e pareri alternativi; modelli assicurativi che allentano la centralità del medico di famiglia; invecchiamento della popolazione che rischia di guidare i pazienti attraverso percorsi terapeutici articolati e spesso poco efficaci, con sprechi e costi inutili: è questo il tema che affronta nell’edizione 2022 la Piattaforma Epatocentro di discussione dell’eccellenza e della sostenibilità del sistema sanitario. «Cure coordinate: una via per una medicina più efficace e sostenibile?» è l’assunto dell’evento, e relativa tavola rotonda, promosso da Fondazione Epatocentro Ticino, USI ed EOC presso l’Aula polivalente del Campus Est USI-SUPSI il 15 novembre dalle 17.00.

«È un appuntamento importante aperto agli addetti ai lavori come pure a tutta la popolazione, che potrà incontrare e interagire con i diversi relatori protagonisti della sanità ticinese chiamati a portare il proprio punto di vista su questo argomento più che attuale». A parlare è il direttore dell’Epatocentro Ticino Andreas Cerny, con il quale approfondiamo gli aspetti salienti di quella che è una delle priorità della strategia di politica sanitaria 2020-2030 del Consiglio federale: la ricerca di modelli di cura incentrati sulle esigenze del paziente e sugli specialisti in grado di prendersene cura lungo un percorso terapeutico razionalizzato, tanto efficace quanto privo di sprechi economici e in termini di tempo – poiché, come dice Cerny, «un paziente curato adeguatamente potrà rientrare in famiglia, al lavoro e in società in tempi più brevi, con una migliore qualità di vita che, anch’essa, non andrà a pesare sulla sanità».

Tutto ruota attorno a un ventaglio di concetti di cui si sentirà parlare sempre di più, così riassunti dal professor Cerny: «Bisogna rivalutare l’importanza del ruolo del medico di famiglia e favorire quella fiducia reciproca col paziente che in tal modo si affida alle sue competenze e alla coordinazione condivisa delle cure; è importante migliorare l’interfaccia tra i due elementi importanti della sanità come l’assicurazione malattia e l’accesso alle cure ragionato e coordinato, a fronte di un freno ai costi; non va trascurata la tendenza all’invecchiamento della popolazione che ci mette di fronte a una presa a carico interdisciplinare che necessita anch’essa una coordinazione individualizzata, a beneficio del paziente stesso. Anche in questo caso, il ruolo del medico di famiglia rimane quello del regista che conosce bene il proprio paziente e collabora con il geriatra e altre figure sanitarie per i problemi specifici dell’anziano».

Per quanto attiene alla terza età, un esempio concreto è dato da Pro Senectute Zurigo con CareNet+, progetto del Centro zurighese di coordinamento per la salute e per gli affari sociali che così lo illustra: «Unico nel suo genere in Svizzera, esso si rivolge a persone con oltre 60 anni che si trovano in situazioni complesse attraverso il coordinamento mirato e le misure definite con tutti gli attori coinvolti nel caso individuale, in modo da fornire le giuste cure evitando duplicazioni nella fornitura di servizi e riducendo gli oneri amministrativi». Secondo il professor Cerny, in buona sostanza, «la chiave del successo delle “cure coordinate” risiede nella cooperazione tra tutti gli attori del sistema sanitario, con il paziente al centro e attorno a lui tutti gli attori sanitari fornitori di prestazioni. Medici, Spitex, ospedali, case di cura, terapeuti, infermieri indipendenti, farmacisti e sostenitori dei costi (autorità, assicurazioni malattia) devono adoperarsi per garantire il coordinamento ottimale del trattamento e dell’assistenza del paziente lungo tutto il suo percorso terapeutico».

Con questo approccio interdisciplinare e ragionato, i principali vantaggi per il paziente sono molteplici e il nostro interlocutore ce li mostra con l’esempio di un modello ticinese di «cure coordinate» che, spiega, non esiste in altri cantoni e riguarda la collaborazione fra INGRADO e l’Epatocentro Ticino, uniti per individuare e prendere a carico le persone con problemi di dipendenze da sostanze o alcol la cui presa a carico risultava per lo più frammentata e incompleta: «Fino ad oggi non erano sempre seguite dal medico di famiglia perché non vi si recavano; qualche volta arrivavano al Pronto Soccorso in una situazione acuta; qualcuno veniva segnalato dalla polizia per un’infrazione automobilistica, problemi di aggressività in famiglia e via dicendo». Il riferimento è a persone con problemi di salute che possono aggravarsi fino alla cirrosi epatica o necessitare di un trapianto di fegato. In buona sostanza: «Parliamo di persone che spesso non venivano individuate e, di conseguenza, non erano prese adeguatamente a carico in modo personalizzato e completo, mentre oggi esse ci sono segnalate direttamente da INGRADO con l’ausilio di un nostro medico specialista in dipendenze, il dottor Alberto Moriggia, che coordina i rapporti tra l’assistenza sanitaria, psichiatrica, gli assistenti sociali e le strutture sul territorio per una presa a carico efficace e corretta dei pazienti con dipendenze da oppiacei, farmaci, alcol e via dicendo».

La collaborazione fra INGRADO ed Epatocentro Ticino fa sì che siano individuate precocemente anche quelle persone che non andrebbero a farsi curare dal proprio medico di famiglia: «Sono persone che in tal modo possono essere assistite anche per la parte somatica, pazienti che spesso hanno problemi di epatite B e C dovuta all’uso di droghe, o di fegato a causa dell’alcol». Infatti, dal 2014 questo sistema di cure coordinate ha dimostrato la propria efficacia nella cura dell’epatite C nell’ambito della cura delle dipendenze: «Si è dimostrata all’avanguardia nella cura dell’epatite C grazie a questa medicalizzazione della presa a carico delle dipendenze». Oggi, questo modello di cure coordinate si è consolidato grazie alle antenne di INGRADO e a quelle dell’Epatocentro Ticino: «Siamo come sensori sul territorio dove captiamo i pazienti con problemi di dipendenze seguiti in prima regia da diversi medici attivi sulla doppia interfaccia Epatocentro o INGRADO».