Muoversi con la bicicletta è sempre più un’abitudine. Lavoratori che si recano in ufficio sulle due ruote non sono più l’eccezione e non sono più visti come extraterrestri come era invece il caso ancora pochi anni fa. Anche i ciclisti per svago sono in netto aumento in Svizzera, sia nelle città, sia sulle strade o nei boschi.
Nel contempo, assistiamo a un aumento progressivo del traffico urbano, dello stress e della fretta che interessano un po’ tutti gli utenti della strada. Tanti fattori che incrementano le situazioni pericolose sulle strade svizzere, come ribadito dall’Istituto nazionale svizzero di assicurazione contro gli infortuni (Insai, che dal 1996 utilizza la sigla tedesca Suva).
Proprio per richiamare l’attenzione dei ciclisti sui rischi a cui si espongono, la Suva e i corpi di polizia cantonali di Basilea Città, Vaud, Friburgo e Svizzera Centrale hanno prodotto il cortometraggio Il ciclista (vedi qui di fianco), un filmato (che può essere visto consultando il sito www.azione.ch) di circa un minuto e mezzo, dove il protagonista si distingue per una guida spericolata nel tragitto casa-lavoro. Si mostrano così alcune delle più comuni trasgressioni al codice della strada: sorpassi a destra, semafori «bruciati», mancato rispetto delle precedenze, lo sfrecciare tra le auto in colonna o tra i pedoni. Il protagonista, sebbene abbia perlomeno il casco, si vanta di arrivare sempre puntuale e in poco tempo in ufficio, dopo un quarto d’ora di pedalata che sicuramente non può fargli che bene. Il video può piacere o non piacere, ma di sicuro colpisce e dovrebbe sensibilizzare anche il ciclista più negligente a non mettere in gioco la propria vita e quella degli altri.
La Suva motiva quest’iniziativa con il netto aumento d’incidenti stradali causati dai ciclisti: ogni anno sono circa 17mila quelli registrati dagli assicuratori. Incremento in parte dovuto al crescente numero di persone che utilizzano la bicicletta come mezzo di locomozione, ma non per questo giustificato. La polizia, a sua volta, ha constatato in Svizzera 3860 incidenti nel 2016 con almeno un ciclista coinvolto. Interessante notare che, secondo le statistiche, oltre la metà di questi incidenti siano da attribuire a negligenze dei ciclisti, tra cui le maggiori cause sembrano essere il mancato rispetto del codice della strada (su tutti, il mancato rispetto delle precedenze), la distrazione e l’alcol. In altre situazioni il ciclista è vittima senza colpe e quasi sempre ne esce nel peggior modo. D’altronde, a causa della loro forma più stretta e sottile, le biciclette corrono il pericolo di essere viste troppo tardi o non essere viste del tutto dai conducenti di automobili in situazioni di precedenza.
La Suva, nella sua campagna di sensibilizzazione, promuove il rispetto: rispetto da parte dei ciclisti e rispetto da parte degli altri utenti delle strade. «Avere rispetto nel traffico stradale significa avere riguardo per gli altri» afferma Esther Hess, responsabile della campagna bici alla Suva. In concreto ciò significa che il codice della strada vale per tutti e tutti devono rispettarlo. «Molto importante è calcolare un lasso di tempo sufficiente per il percorso casa-lavoro, in modo da arrivarci incolumi», ribadisce la Suva.
La campagna di sensibilizzazione si appoggia sui validi suggerimenti che in particolare raccomandano di segnalare con un gesto chiaro della mano quando s’intende svoltare e di cercare il contatto visivo con gli altri utenti della strada, senza dimenticare il rispetto delle regole di circolazione e degli altri utenti della strada. Indicazioni che rispecchiano anche quelle elaborate da Pro Velo Svizzera nel suo promemoria. Gesti semplici che possono salvare una vita.
A Regina Pinna-Marfurt, portavoce e media relations per il Ticino della Suva, abbiamo chiesto dove e in quali situazioni avvengono i maggiori incidenti. «Due terzi di questi incidenti avvengono in un contesto di traffico stradale, dove i danni maggiori (ferite più gravi e conseguentemente costi di cura maggiori) si constatano quando i ciclisti entrano in collisione con altri veicoli. Da qui la campagna di sensibilizzazione Precedenza alla prudenza – Non sai mai cosa ti può capitare! (ndr. anche in italiano), promossa da Pro Velo, ATA, upi, Suva, TCS e Polizia, assieme ad altri partner e con il sostegno finanziario del Fondo per la sicurezza stradale. Anche qui si pone l’accento sul rispetto delle precedenze, informando dei rischi sia i ciclisti che i conducenti di altri veicoli».
Oltre al rispetto delle regole di circolazione, l’esistenza di buone ciclopiste potrebbe aiutare, ma in questo senso Pinna-Marfurt ammette che seppure «delle infrastrutture migliori aiuterebbero di certo a creare delle strade più sicure, purtroppo questo potenziamento non rientra nelle competenze della Suva che comunque lo promuove in continuazione in occasione degli incontri e discussioni con gli altri attori coinvolti».
Fra gli altri accorgimenti: «Con il nostro lavoro di prevenzione cerchiamo di aumentare la consapevolezza del ciclista sull’importanza del casco. È dal 1994 che Suva s’impegna in tal senso e i risultati sono incoraggianti: la quota di ciclisti che portano il casco è salita dal 4 per cento iniziale al 49 per cento nel 2016. D’altronde, studi e ricerche internazionali hanno dimostrato come il casco sia in grado di ridurre sostanzialmente le ferite alla testa in caso di collisione. All’inizio della campagna di sensibilizzazione sull’utilizzo del casco, nel 10 per cento degli incidenti ciclistici la diagnosi era di danni alla testa. Oggi, con l’aumento del numero di ciclisti e del numero di incidenti, questa percentuale è scesa al 7,5 per cento e ciò significa che grazie al casco nel 2016 si sono potuti evitare 400 ferimenti gravi alla testa».
Concludiamo con alcuni spunti tratti dall’opuscolo che contiene le regole d’oro di Pro Velo Svizzera: mantenere una distanza di sicurezza dal margine della carreggiata; mai circolare sulle linee bianche; tenersi ad almeno 70 cm di distanza dalle automobili parcheggiate; nel dubbio, mai sorpassare a destra; guardare sempre indietro prima di svoltare a sinistra; vedere ed essere visti; indossare correttamente il casco.