Lodano, pittoresco villaggio della Vallemaggia, ha ultimamente conosciuto un’attenzione particolare per le faggete della sua valle che, assieme a quelle contigue di Busai e Soladino, sono entrate l’anno scorso nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO (vedi anche «Azione» del 28.9.2020).
Ci sono però anche altri validi motivi per visitare questa frazione del Comune di Maggia, come per esempio il Sentiero paesaggistico che in poco meno di sei chilometri va a scoprire una moltitudine di ambienti naturali e antropici della zona. Si passa dal fiume al bosco, dai villaggi alla campagna, dalle zone protette ai vigneti, dalle costruzioni rurali ai terrazzamenti abbandonati. Il contesto cambia rapidamente e, per immedesimarsi e capire meglio alcuni particolari, vengono in aiuto i brevi testi descritti nell’apposito opuscolo, i quali sono pure ripresi dall’audioguida, un’innovazione che si può ascoltare durante il percorso in alternativa al cartaceo. Assieme ai racconti vocali, online è anche disponibile una mappa interattiva per una visita virtuale, con pure le immagini dei punti d’interesse. Lungo il tragitto, che si sviluppa su un terreno misto fra strade, stradine, sentieri e praterie, non si trovano invece pannelli informativi, ma unicamente le necessarie segnalazioni (cartelli indicatori) per individuare la via da seguire, la quale s’inerpica anche brevemente sulla collina sovrastante, per un dislivello complessivo di 180 metri.
Il sentiero è stato promosso e realizzato dal Patriziato di Lodano tra il 2015 e il 2018, sullo slancio di altri interventi di valorizzazione realizzati in precedenza, i quali contemplavano soprattutto la selva castanile a monte del nucleo, i vigneti nella zona dei ronchi e le lanche adiacenti al fiume Maggia, tutti elementi toccati oggi dal percorso didattico. Il seguito del progetto ha poi permesso di aggiungere ulteriori elementi di valore, grazie al recupero di alcuni edifici e manufatti tipici dell’era rurale, come il mulino, le cantine o un’infinità di muri a secco, ma anche di superfici agricole estensive. Il circuito prende avvio e si sviluppa attorno al centro del borgo, a 340 metri di altitudine, intrufolandosi prima nel nucleo, per poi salire in quota, aggirare il paese e ritornarvi dopo aver toccato le rive del fiume. Si resta pertanto racchiusi tra due aree protette d’indubbio valore, ossia le citate faggete e il fiume Maggia. Tra Avegno e Bignasco, quindi includendo anche Lodano, le sponde del corso d’acqua, con i suoi argini e gli ambienti connessi, sono infatti inserite nell’Inventario federale delle zone golenali d’importanza nazionale e, dal 2010, sono tutelate da un decreto di protezione.
Il circuito paesaggistico va a insinuarsi in questa zona alla fine, in corrispondenza degli ultimi dei 18 punti d’interesse. Qui s’approccia il tema dei ripari fluviali e si ricorda l’importanza del fiume e dei suoi argini naturali in un ampio discorso di salvaguardia della biodiversità. Come leggiamo nell’opuscolo, «nella golena del fiume Maggia sono state censite circa 600 specie di vegetali, pari a un quarto dell’intera flora svizzera». Un altro ambiente pregiato è il biotopo presente lungo il percorso, poco prima di rientrare al punto di partenza. Qui sono state registrate 16 specie di libellule, tra cui la rara Calopteryx virgo meridionale, riconoscibile dalle ali blu. Altri animali tipici di questo habitat naturale, caratterizzato da alcune lanche all’interno della zona golenale, sono rane, rospi e innocue bisce d’acqua che con la dovuta pazienza e spirito d’osservazione si potranno scorgere o udire.
Nella parte boschiva del tragitto, che sale in quota dietro al paese, si scopriranno alcune testimonianze del passato, caratterizzato dalla preponderanza dell’attività agricola. Si tratta per esempio di tre piccole cantine scavate sotto la roccia e risalenti alla prima metà dell’Ottocento oppure della zona dei grotti situata in un luogo particolarmente ombreggiato e fresco. A completamento del contesto rurale è stata ricostruita una carbonaia, per mostrare come si produceva il carbone, una pratica in uso fino alla seconda guerra mondiale. Anche nella valle di Lodano l’attività aveva una grande importanza, tanto che sono state rilevate ben 213 piazze per la fabbricazione del carbone, con la più antica risalente addirittura alla seconda metà del Quattrocento. Un’altra riproduzione che s’incontra lungo il cammino è quella di una stazione d’arrivo di un vecchio filo a sbalzo, sistema che permetteva il trasporto a valle del legname.
Usciti dal bosco il percorso propone un anello che va a insinuarsi nella vasta e ricca zona dei ronchi, caratterizzati da vigneti in pendenza tuttora coltivati e arricchiti dalla presenza di elementi caratteristici, come muri, muretti, pergole, carasc (i sostegni in pietra) o anche alberi ad alto fusto. Anche questi vigneti, in parte ripristinati nel 2022, creano un ricco ecosistema e quindi un luogo adatto a molte specie vegetali o animali, che qui trovano le condizioni adatte per insediarsi. Una biodiversità che si trova anche proseguendo nella gita, passando da un ambiente all’altro, assaporando il panorama e gustandosi questa varietà di spazi e luoghi di vita.