Tutta la forza del vento delle Alpi

Energia alternativa - Oltre a generare gigawattora, il Parco eolico del San Gottardo in funzione da circa due anni ha permesso di attuare importanti compensi ambientali, e oggi offre anche un sentiero didattico
/ 10.10.2022
di Elia Stampanoni

In questo periodo il tema dell’approvvigionamento energetico è tornato d’attualità e nel contesto rientra anche il Parco eolico San Gottardo, che da fine 2020 contribuisce fornendo energia grazie a una forza della natura, il vento.

Realizzato dall’omonima società (partecipata al 70% dall’Azienda Elettrica Ticinese, AET, al 25% dai Services Industriels de Genève e al 5% dal Comune di Airolo) sul Passo del San Gottardo, il Parco eolico ospita, a 2134 metri d’altitudine, cinque turbine eoliche di ultima generazione, che ruotano quasi in continuazione per produrre annualmente circa 16 gigawattora (GWh), che corrispondono approssimativamente al fabbisogno di 4mila economie domestiche.

A lungo dibattuto e criticato, l’impianto oggi viene accettato e apprezzato con più entusiasmo, sia per il suo apporto energetico, sia perché sta lentamente entrando a far parte del paesaggio alpino, tanto da diventare vieppiù un’attrazione turistica, come ci illustra Edy Losa, vicedirettore e responsabile produzione energia di AET: «Sì, il Parco è sempre più parte del paesaggio e del massiccio del San Gottardo; sono molti i turisti o i viaggiatori che si fermano ad ammirarlo, approfittando anche del sentiero didattico allestito sul posto». Tra i cinque aerogeneratori spuntati sul passo è stato infatti disegnato un percorso circolare che in cinque chilometri e sette tappe conduce alla scoperta del San Gottardo. Il circuito pedonale fornisce alcune informazioni in tema di energia grazie alle postazioni con i pannelli esplicativi che «invitano a riflettere sul passato, il presente e il futuro della produzione di elettricità in Ticino e sull’utilizzo delle risorse energetiche rinnovabili del nostro territorio», come indica il sito di AET. Il tragitto inizia nei pressi dell’ospizio e lungo un sentiero va a lambire le turbine eoliche, inoltrandosi fin nei pressi delle installazioni dell’impianto idroelettrico del Lucendro che, con una capienza del suo lago di circa 25 milioni di metri cubi (la diga è alta 68,5 m e lunga 270 m), è il primo anello della catena produttiva idroelettrica della Leventina.

Se la centrale del Lucendro, posta ai piedi del Gottardo, ad Airolo, genera da sola in media 100 GWh, il Parco eolico ne produce circa un quinto. Infatti, in Svizzera, l’eolico rappresenta per ora complessivamente solo una minima parte del consumo energetico, lo 0,2%, coperto da una quarantina di impianti, tra cui quelli più imponenti nel Giura (Mont-Crosin e Mont-Soleil), ma anche nei cantoni di Lucerna, Vallese o Uri, mentre quello del San Gottardo copre approssimativamente il 15% della produzione eolica elvetica. Una quota garantita dalle cinque turbine, fatte arrivare sul passo nel 2020 con dei trasporti eccezionali, necessari per le impressionanti dimensioni delle strutture.

I lavori di posa, possibili in un periodo limitato da metà maggio a metà ottobre a causa delle rigide condizioni invernali a questa quota, sono iniziati dopo un lungo percorso, nel quale sono stati analizzati i parametri utili a garantire la migliore efficienza energetica. Una volta definiti i luoghi ideali e creati i necessari allacciamenti (strutturali e viari) è iniziata la posa delle cinque piattaforme di cemento di 350 m3 complessivi, dove sono poi stati assemblati e ancorati i pali.

Qui, innalzandosi per 98 metri, sono quindi state montate le turbine da 2,35 MW di potenza l’una, composte da tre pale ruotanti di 46 metri (e 9,7 t di peso) che «spazzano» ognuna una superficie di quasi 7mila m2. Dimensioni impressionanti che in fase di trasporto hanno richiesto un’accurata valutazione ma che in fase d’esercizio esprimono tutta la loro prestanza.

Le pale di ogni turbina mulinano tra i 5 e i 16 giri al minuto, con una velocità di sgancio (la velocità massima oltre la quale, per motivi di sicurezza, le pale si fermano) attorno ai 30 metri al secondo, ossia oltre 100 km/h. Per ottimizzare l’efficienza, le turbine si possono inoltre orientare automaticamente verso la direzione ideale del vento e le singole pale hanno facoltà di inclinarsi. Altro importante accorgimento è il sistema di riscaldamento delle pale, che permette di evitare la formazione di ghiaccio, il quale pregiudicherebbe il funzionamento. In questo modo il Parco eolico del San Gottardo può «lavorare» anche nei mesi invernali, quando un’altra importante fonte rinnovabile, il fotovoltaico, non è così efficiente come invece lo è nei mesi estivi.

Parallelamente alla posa dei cinque aerogeneratori, ognuno del peso di quasi 1700 tonnellate, anche altri interventi sono stati effettuati sul San Gottardo, a partire da alcuni compensi ambientali che hanno accompagnato il progetto sin dall’inizio (2 dei 32 milioni dell’investimento sono andati proprio a favore dei compensi ambientali). Tra questi, per esempio, sono l’interramento di tre linee elettriche di media tensione esistenti, lo smantellamento di vecchie opere, il risanamento del suolo in alcune zone e la creazione di due sottopassi faunistici (per gli anfibi) in zona Lago della Piazza.

S’aggiungono poi importanti sistemi per rilevare la presenza di uccelli e chirotteri, al fine di evitare che vadano a scontrarsi con le turbine eoliche in movimento. «Un sistema radar permette di captare la presenza di volatili nell’aera d’esercizio del parco eolico, con conseguente arresto delle pale», spiega Edy Losa, aggiungendo come, grazie a questo sistema, le turbine si fermano per circa mille ore nel corso di un anno. Un arresto essenziale per il benessere di uccelli e chirotteri e che rappresenta circa il 7-8% del tempo in cui le pale potrebbero ruotare per produrre energia.

Una piccola rinuncia che non intacca comunque il buon rendimento del Parco eolico del San Gottardo, il quale, entrato in funzione a dicembre del 2020, nel primo anno, il 2021, ha prodotto «solo» 10 gigawattora. Un valore più basso dovuto al necessario periodo di apprendimento e di adattamento dell’impianto, e del suo sistema di funzionamento, alle condizioni climatiche e ambientali. «Effettuati i necessari accorgimenti ci sono ancora alcuni miglioramenti da effettuare per l’avifauna, ma sin dall’estate 2021 funziona al meglio e, se il vento nei mesi invernali rispetterà le previsioni, raggiungeremo quest’anno il risultato atteso di 16 GWh, che permette di risparmiare circa 2mila tonnellate di CO2», conclude il vicedirettore e responsabile produzione energia di AET Edy Losa.