Presto o tardi bisognerà trovarle un nome di battaglia: Turbo-Ajla, Freccia del Verbano, Attentairadar! Eh sì, perché nel giro di poche settimane, il talento e la potenza di Ajla Del Ponte sono esplosi al punto da farle ottenere l’invito ad alcuni meeting della Diamond League. È come se il Football Club Lugano conquistasse l’accesso ai gironi della Champions League. Moneta rara. Moneta preziosa e autentica, frutto di cifre inimmaginabili per chi non conosce bene la ragazza.
In pochi giorni la 24enne sprinter ticinese ha fatto segnare uno dei migliori tempi mondiali stagionali, sia sui 100 metri, sia sui 200. Finora, pur intuendone le potenzialità, la sua era luce riflessa. Trapelava da una staffetta 4 x 100, che per la prima volta nella storia ha proiettato la Svizzera nel cuore dell’élite mondiale. Ajla è la prima e insostituibile frazionista, l’elastico di una fionda che scaglia, quale ultimo siluro, Mujinga Kambundji. Da alcune settimane, la luce si irradia su entrambe le ragazze. Le cifre parlano chiaro. Ajla si è avvicinata agli 11” netti sui 100 metri, ai 23” sui 200. Sul mezzo giro di pista, ha fatto segnare anche uno strepitoso 22”88, non omologato a causa del vento leggermente superiore al consentito.
Nell’atletica leggera, la Svizzera è tradizionalmente considerato un paese di terza fascia. Disponiamo di un movimento numericamente scarso, tuttavia capace, in passato, di produrre di tanto in tanto qualche bagliore. Pensiamo, ad esempio, al pesista Werner Günthör, ai mezzofondisti André Bucher, Pierre Délèze, Anita Weyermann e Markus Ryffel, agli ostacolisti Anita Protti e Marcel Schelbert.
Dopo alcuni anni di stanca, stiamo vivendo una sorta di resurrezione, grazie a una giovane generazione che flirta con l’élite mondiale. Le nostre velociste hanno la fortuna di far parte di un gruppo straordinario. Staffetta significa sincronismo, fiducia reciproca, solidarietà e amicizia. Ma significa anche concorrenza, stimolo, darsi una mossa per non perdere il posto di titolare in uno dei quartetti più veloci al mondo. La ragazza cresciuta nell’Unione Sportiva Ascona, sotto la guida di André Engelhart e Ivo Pisoni, sembra aver interpretato adeguatamente questo spirito. «Mi aspettavo il salto di qualità, anche se magari non in questi termini», ci racconta al telefono. «Credo sia il frutto dell’intenso lavoro svolto durante l’inverno».
Ajla ha saputo metabolizzare sapientemente anche le incertezze, le paure e lo stop perentorio dettato dal lockdown. Quando palestre e stadi erano blindati, dopo un primo breve periodo di smarrimento, se ne andava in riva al lago o al fiume con tanto di decametro per misurare le distanze. Poi via, a tutta velocità, a sollecitare corpo e anima con una serie infinita di ripetute. Per rafforzare la muscolatura, per potenziare l’apparato cardiocircolatorio, per aumentare la cilindrata di un motore già di per sé portato allo sforzo breve e intenso.
C’è lo zampino del fratello Karim, difensore dei Ticino Rockets, che durante la pandemia l’ha stimolata a non mollare. Ma credo che dietro questa vera e propria esplosione si celino anche il lavoro certosino dell’allenatore (Laurent Meuwly), che la segue dal 2015, e dello psicologo, che la sostiene dal 2018. In una disciplina in cui tutto si gioca in soli 11”, poco più, poco meno, è fondamentale presentarsi ai blocchi di partenza sereni e concentrati al tempo stesso. «Riconosco di aver sottovalutato in passato l’aspetto mentale – prosegue Ajla del Ponte – da quando lavoro con uno specialista mi risulta più facile focalizzare e diversificare gli obiettivi durante gli allenamenti, ma soprattutto sento dentro di me una maggior voglia di vincere. Sono convinta che i margini di miglioramento più ampi li possa avere sui 200 metri, una distanza che devo ancora imparare a correre e a gestire e, per questo, devo cercare di incrementare la resistenza alla velocità».
Questo non significa che il regno di Mujinga Kambundji sia in pericolo. Ma si intravedono i contorni di una rivalità che potrebbe essere stellare, e che potrebbe proiettare due ragazze della piccola Svizzera in una finale europea, mondiale, magari olimpica. I responsi non tarderanno ad arrivare. I meeting della Diamond League sono lì, dietro l’angolo. La partecipazione di Ajla, e il fatto che oltre a lei e a Mujinga, altri cinque o sei atleti rossocrociati dispongano dei mezzi per brillare, potrebbero ridare ossigeno, almeno sui nostri teleschermi, a una disciplina tendenzialmente in perdita di velocità, e per giunta rimasta orfana della sua più incredibile e spettacolare Star: Usain Lightning Bolt.