Tremare è una reazione naturale del corpo umano. Tremare è utile, ma non lo facciamo quasi più. Negli ultimi decenni un gruppo di esperti in scienze biologiche e umane ha ideato un metodo per indurci a provocare vibrazioni muscolari estremamente benefiche per rilasciare stress o per guarire da un trauma subito. Questo metodo si chiama TRE (Trauma Releasing Exercises), si può effettuare in solitudine o in comunità.
Il sociologo David Berceli è uno dei massimi esperti internazionali di traumi e delle loro conseguenze. Da una quarantina d’anni conduce programmi di recupero da esperienze traumatiche in paesi afflitti dalla guerra, soprattutto in Africa e Medio Oriente. Collabora con le forze armate di varie nazioni nel mondo per offrire a soldati e veterani un metodo per rilasciare i traumi. È grazie all’incontro tra lui e Riccardo Cassiani Ingoni, biologo specializzato in neurofisiologia, che il metodo TRE oggi è applicato in tutto il mondo anche per lo stress cronico di cui soffre il mondo occidentale. Quando si sono incontrati, hanno scoperto che Berceli usava il tremore per curare le persone che avevano subito un trauma pesante, mentre Cassiani Ingoni aveva studiato biologia e la sua tesi di dottorato verteva su come il cervello degli animali rispondeva a situazioni di forte stress. Insieme con altri esperti di psicologia e altre discipline hanno iniziato un percorso che li ha portati a creare seminari e corsi di formazione, affinché il metodo TRE potesse essere usato da psicoterapeuti, dottori, massaggiatori e altri terapisti supportandoli con una parte teorica scientificamente fondata.
Per «trauma» si intende infatti ciò che subiscono le popolazioni dei paesi in guerra, ma anche gli eserciti, i corpi di pompieri, chi subisce violenza di ogni tipo e in fondo anche tutti noi, in misura minore, quando siamo sottoposti a pressioni che qualifichiamo come stressanti.
«Il tremore affascina da sempre gli studiosi dei riti delle popolazioni indigene», spiega e Riccardo Cassiani Ingoni, che oggi è insegnante e formatore del metodo TRE a Milano. «Si osservano danze e rituali in cui le vibrazioni muscolari, o tremori continui e a tratti convulsi, diventano strumento di un certo potere di guarigione». Ma davvero tremare può essere un modo di guarire? E da che cosa? Tremano le persone ferite, quelle sotto shock, trema chi ha la febbre e spesso tremano le donne dopo il parto; si può tremare di gioia, ripugnanza, terrore, emozione; le gazzelle tremano dopo essersi messe in salvo dal leone e tremiamo anche noi quando abbiamo paura o di rabbia, perché facciamo parte del regno animale, che ci piaccia o no. Il pericolo in natura fa scappare o aggredire la maggior parte delle creature: due attività fisiche che mettono in moto scariche energetiche; se invece rimaniamo fermi accumuliamo stress sotto forma di ormoni che in qualche modo vanno eliminati. Il meccanismo preposto dal nostro sistema nervoso è per l’appunto il tremore. Il tremore è uno dei meccanismi più antichi e primitivi di guarigione di un trauma, sia esso fisico (colpi) o psichico (paura). Quello che succede quando viviamo una situazione di pericolo è che entrano in circolo nel nostro sangue ormoni quali l’adrenalina. Se scappassimo o aggredissimo il nemico, riusciremmo a smaltirli, ma oggi noi esseri umani viviamo situazioni di stress in cui di solito non fuggiamo né attacchiamo fisicamente chi ci sta davanti: per esempio ci arrabbiamo sul lavoro, in famiglia, nel traffico e così via. Il nostro corpo però reagisce come se avessimo davanti a noi un predatore: produciamo adrenalina, cortisolo e serotonina, contraiamo i muscoli per proteggere i nostri organi viscerali più sensibili e ci prepariamo alla fuga o all’attacco. E per tornare allo stato normale di rilassamento dovremmo metterci a tremare.
Uno dei problemi, scrive David Berceli nel suo libro Metodo TRE. Esercizi per rilasciare stress e traumi (ed. Spazio Interiore), è che noi esseri umani siamo in parte animali istintivi e in parte umani riflessivi. Quando subiamo un trauma, il nostro corpo vorrebbe disfarsene con i suoi mezzi naturali, uno dei quali è appunto il tremore. Ma la nostra psiche si rifiuta di affrontare la guarigione e in un certo senso di lasciar andare il passato «per paura di rivivere una seconda ferita», dice l’esperto. Oppure perché pensiamo che se tremiamo ci mostriamo deboli o preoccupati e non vogliamo farci vedere così; sicuramente ci impediamo di tremare perché non sappiamo quanto bene può farci. «Il corpo vuole tremare per rilasciare gli eccessi di energia, ma la mente gli impedisce di farlo», scrive Berceli. E la mente vince spesso sul corpo. Ecco perché lo studioso ha ideato il metodo TRE, che è un processo terapeutico che non fa rivivere il trauma, bensì permette di liberarsi dalla tensione senza passare dalla mente, tremando come il nostro corpo farebbe in modo naturale. Terminato infatti l’evento traumatico, «il sistema nervoso dovrebbe attivarsi naturalmente e scaricare la tensione residua attraverso il tremore, mandando così un segnale al cervello, informandolo che il pericolo è passato e che è possibile “disattivare” la modalità di emergenza. Se il sistema nervoso non si attiva, il corpo permane in una sorta di circolo vizioso: il cervello continua a credere di trovarsi in pericolo e quindi ordina al corpo di rimanere in un continuo stato di allerta e contrazione».
La maggior parte dei programmi di ricerca su traumi e disturbi post-traumatici sono stati condotti nel campo della psicologia, mentre Berceli, insieme con Riccardo Cassiani Ingoni e altri esperti, hanno spostato i loro studi sul piano fisico, nel campo della psicobiologia e della neurofisiologia. Sono stati tra i primi a dire: ciò che colpisce il corpo colpisce anche la mente e viceversa. Dobbiamo dunque trovare il modo per rilasciare le sostanze e distendere i muscoli che si attivano in nostro aiuto durante i momenti di pressione. Un bagno caldo o un massaggio possono sicuramente aiutare a ritrovare la normale condizione di rilassamento, ma a volte non bastano. Inoltre ai nostri giorni viviamo nell’era del rimuginio: rimuginare mentalmente è una delle attività più deleterie del genere umano, ammonisce l’autore, perché «alla fine, questo processo neurologico trasformerà il caos mentale in pensieri di odio, vendetta, vergogna, suicidio o depressione». David Berceli racconta di come lui una volta sia entrato in un negozio, abbia visto la fila alla cassa e si sia messo a urlare di rabbia. Era estremamente stressato e non ce la faceva più. Altri disturbi possono essere mancanza di sonno, ansia, perdita della capacità di concentrarsi, incubi, perdita di memoria o disturbi fisici di origine psicosomatica.
E come funziona il metodo TRE nel concreto? Nel libro di Berceli sono esposti in modo approfondito tutti i concetti teorici che riguardano la nostra natura, la sua anatomia e il suo modo di funzionare rispetto al tremore. Alla fine del libro, inoltre, sono indicati gli esercizi fisici da effettuare prima di tremare: si tratta di semplici esercizi che vanno a smuovere in maniera profonda i muscoli delle gambe, della zona pelvica e del bacino. Poi ci si sdraia, si alzano le ginocchia piano piano e si raggiunge una posizione in cui le gambe prima e tutto il corpo dopo si mettono a tremare.
Naturalmente è consigliato almeno per le prime volte essere seguiti da uno specialista, perché, come spiega Riccardo Cassiani Ingoni, «se c’è qualcosa che ci blocca difficilmente riusciamo ad andare oltre quel blocco. All’inizio quando proviamo a tremare per le prime volte siamo molto in osservazione di ciò che succede e quindi in generale non riusciamo a “spegnere davvero la testa”. In una terapia ci vuole sempre qualcuno che funga da specchio e che guidi il processo. Ci sono poi anche persone che tremano molto e subito, e bisogna in qualche modo capire cosa sta succedendo e creare un contenitore per tutta quella energia che esce. Il metodo TRE si attiva in modo diverso in ognuno di noi e una sessione non è mai uguale alle altre; è forse questa la cosa che mi affascina più di tutte di questa pratica».