Sembrerà inusuale, ma cominciamo a parlare di Brè, una perla del comune di Lugano, adagiato sulla conca verde poco sotto la vetta del monte, descrivendo la storia dei suoi bagni pubblici. La Città sette anni fa decise di chiudere numerose toilette per risparmiare: una misura che fece sorridere il resto della Svizzera. Anche Brè subì questa misura di risparmio, ma alcuni cittadini volenterosi decisero di assumere gestione, cura e pulizia dei due gabinetti accanto al cimitero. Questi spazi sono ormai da anni impeccabilmente puliti, con tanto di vaso di fiori accanto al lavandino, carta e sapone sempre disponibile e riscaldati d’inverno. Insomma, nel loro piccolo, questi volontari dimostrano di applicare il famoso precetto kennedyano: non chiedete cosa può fare la città per voi, ma cosa potete fare voi per la città. Gli abitanti di Brè sono dunque cittadini attivi e impegnati nella cura del loro paese e lo dimostrano da dieci anni con l’associazione «Uniti per Brè».
Nel 2009 il Municipio luganese ha concesso una licenza edilizia a un’immobiliare che intendeva costruire, poco sopra il villaggio, in zona Ai Piani, tre palazzine e dieci villette. «In paese c’è stato subito fermento per contrastare questo progetto che snaturava il nostro villaggio. – ci racconta Mattias Schmidt, uno dei promotori di Uniti per Brè – Abbiamo organizzato una serata pubblica e da lì è nata la nostra associazione. Abbiamo promosso una petizione che ha raccolto 3mila firme, che sono molte se si pensa che gli abitanti di Brè sono circa 400, e siamo diventati interlocutori del Municipio. Sono passati dieci anni e per ora siamo riusciti a bloccare l’insediamento e, nel frattempo, la Città ha corretto il progetto originario. Non ci sarà una nuova strada, le costruzioni saranno ridotte del 30%, una parte del terreno privato verrà reso parco pubblico. Inoltre, gran parte della zona a nord, che sarebbe edificabile, viene dezonata, quindi resa non edificabile».
Come e da chi è nata la proposta di edificare Ai Piani? Ce lo spiega Stefano Baragiola, da 43 anni a Brè, attivo nell’associazione: «Un ex direttore della Ciba si era innamorato di Brè e ha acquistato grandi appezzamenti di terreno. La sua intenzione era quella di ritirarsi qui al momento della pensione, mantenendo il carattere agricolo dei luoghi. Poi lui è morto prima che potesse realizzare il suo sogno. Ora, l’Immobiliare Carlotta, promotrice del progetto, è in mano agli eredi e noi dobbiamo combattere contro la possibile edificazione».
La scorsa estate il Municipio di Lugano ha approvato la revisione del Piano regolatore di Brè – Aldesago, che intende ridefinire le aree edificabili e la viabilità. Il Municipio sottolinea che «i lavori per la revisione del PR, avviati nel 2018, sono stati accompagnati da un processo di informazione e partecipazione della popolazione denominato “con-i-cittadini”, promuovendo un proficuo scambio di punti di vista». Inoltre, «la riduzione dei potenziali edificatori è accompagnata dall’introduzione di norme per la promozione della qualità degli insediamenti, valide per le nuove costruzioni».
Malgrado le correzioni del PR, Uniti per Brè non ci sta. «Il Piano regolatore – dice Mattias Schmidt – è il primo tassello della rinnovata pianificazione della grande Lugano: si tratta in sostanza di una “palestra”. Il Municipio poteva far meglio e utilizzare Brè come esempio per gli altri quartieri. Per Lugano, il villaggio è una cartolina, allora salvaguardiamolo, senza invadere con il cemento la zona verde».
Uniti per Brè si avvale fin dalla sua costituzione della consulenza di Cristina Kopreinig Guzzi, urbanista architetto per il territorio, che osserva: «Penso che il valore di questo luogo, con il nucleo e il suo crinale, debba far aprire gli occhi sullo sviluppo insediativo squilibrato, e per lo più disarmonico, che conosciamo a Lugano. Una visione pianificatoria innovativa non può che anteporre la qualità alla quantità di metri cubi costruibili e deve garantire a tutte le fasce della popolazione, anche le più deboli, beni comuni imprescindibili come il verde urbano. La situazione immobiliare e fondiaria di Lugano, che preclude a molti cittadini l’accesso a quartieri verdi di qualità, richiede che i pianificatori ufficiali si concentrino su tre obiettivi urbanistici prioritari: tutela del verde, equilibrio della triade ambiente-territorio-paesaggio e riconversione del patrimonio immobiliare invece che nuove edificazioni. Non si vede, quindi, per quale motivo debba essere edificato un luogo verde di grande bellezza e perfetto equilibrio, come Ai Piani».
«Il Municipio ha optato per approfondire uno scenario di sviluppo moderato. – afferma il municipale Angelo Jelmini, responsabile del dicastero Sviluppo Territoriale – Da un lato si vogliono preservare il paesaggio e gli elementi di pregio del contesto particolare di Brè, dall’altro si riconosce e si promuove il carattere residenziale con interventi di qualità e armonia con il territorio costruito. Per preservare questo scenario abbiamo anche adottato una zona di pianificazione».
Non si può rinunciare all’edificazione in zona Ai Piani? «Nulla è impossibile, – ci dice Jelmini – un Piano regolatore, nell’ambito delle regolari revisioni cui va sottoposto, può infatti prevedere ogni dezonamento che il popolo e i suoi rappresentanti riterranno necessari, utili e o opportuni per un giustificato interesse pubblico. I diritti privati dovranno in tal caso soccombere a fronte di un interesse pubblico prevalente, se meritevole di essere tutelato: dovranno però essere indennizzati, la legge elvetica non consente ancora di espropriare diritti privati a costo zero». Toccherà quindi al Consiglio comunale, quando dovrà discutere il tema, valutare se il paese merita di essere mantenuto allo stato attuale. Resta il fatto che, per i cittadini di Brè, in questi anni la consultazione è stata più apparente che sostanziale. L’unica possibilità di contrastare l’edificazione, per gli abitanti, sarà quella di ricorrere quando verranno pubblicati i progetti.
L’ultima novella che dal piano è stata recapitata in paese è la concessione della licenza edilizia ai promotori di un bike park. Un circuito di gobbe, rampe, paraboliche, curve, cunette e dossi: un divertimento per ciclisti grandi e piccoli. «Lo scandalo del bike park – sottolinea Stefano Baragiola – è che si tratta di un terreno comunale, quindi pubblico. Il Municipio lo mette a disposizione dei privati per un’operazione che per Brè non ha alcun senso. È un insulto a tutte le discussioni che abbiamo fatto con il Municipio per proteggere il nostro paesaggio. I ciclisti possono andare a pedalare nei boschi; semmai un parco simile ha senso in città, al piano, non qui. Non ci sono posteggi e la strada d’accesso è tortuosa. Ora, per fortuna, alcuni vicini hanno inoltrato ricorso».
«La licenza edilizia è stata rilasciata, – precisa il Municipio – perché i promotori hanno pianificato qualcosa di conforme alle regole. Una struttura come questa è un’importante attrazione a livello turistico e di appassionati locali. Vi sono delle criticità e sono evidentemente conosciute e sono quelle sollevate dagli oppositori. Sono contrarietà che verranno sicuramente valutate dal Municipio nel momento in cui la procedura edilizia dovesse terminare con la crescita in giudicato della licenza».
«A Lugano – spiega l’architetto Kopreinig Guzzi – una visione e un concetto unitario delle aree di svago e delle attività sportive e ricreative per l’area urbana nel suo complesso ancora non esiste. Non è quindi accettabile allo stato attuale localizzare un bike park a Brè, oltretutto ignorando la manifesta contrarietà della popolazione a questo progetto».
«Dopo la fusione con Lugano, – si legge sul Dizionario storico della Svizzera – Brè è diventato stazione di villeggiatura e sobborgo residenziale protetto, per conservare le caratteristiche di villaggio montano». Sogno o realtà?