Montegreco è una terrazza in Val Malvaglia proiettata sulla valle di Blenio e le cime dell’Alto Ticino. Un nucleo storico, a 1156 m/slm, raggiungibile solo a piedi, dove sino alla fine degli anni 60 del secolo scorso una quindicina di famiglie viveva ancora di allevamento, pastorizia e agricoltura. Poi lo spopolamento, l’abbandono, ma più recentemente la rinascita, grazie ad alcune famiglie originarie che hanno prima costituito l’Associazione Amici di Montegreco e poi l’omonima Fondazione che ha come scopo recuperare il proprio territorio, la propria storia e tradizione ricostruendo vecchi edifici e facendo rivivere antiche tradizioni contadine, proiettandole però in un turismo sostenibile ed «energetico».
«Tutto è cominciato con una campana, datata 1624 e conservata dalla nostra famiglia originaria del nucleo montano malvagliese – ci spiega Eros Valchera, presidente della Fondazione Montegreco –. Era l’unica testimonianza di una chiesetta, quella di San Giuliano, risalente al 1400 e che era andata praticamente distrutta da un incendio nel 1800. Grazie alla generosità di centinaia di donatori e alle migliaia di ore di volontariato nell’agosto del 2006 abbiamo terminato i lavori di recupero della chiesetta che è stata riaperta ai fedeli con la celebrazione di una Santa Messa. Ora la chiesa di San Giuliano e la sua campana si stagliano su tutta la valle di Blenio, richiamando quel sentimento di spiritualità e vicinanza alla natura che ha ispirato i nostri antenati», sottolinea Valchera.
Il recupero della chiesa è stato il primo passo di una serie di interventi che negli ultimi 15 anni sta riportando in vita l’antico nucleo e alcune sue frazioni. Il terrazzamento con muri a secco (per circa 2 km), la ricostruzione di cinque antiche «rascane» (essiccatoi di segale) nella frazione di Piüghei e gli «sprüch» (rifugio per capre), il ripristino dei sentieri che collegavano Montegreco alle varie frazioni e alpeggi. E ancora, la ricostruzione del vecchio forno per il pane a Montegreco e, sempre nel borgo montano, sui resti di un’antica torba Walser, il più antico edificio del nucleo, si è intervenuti con l’edificazione in pietra, legno e tetto in piode di un ostello con una ventina di posti letto e circa 40 posti di cucina-ristoro. L’ostello di Montegreco, che sarà inaugurato l’anno prossimo, oltretutto, si trova nel mezzo degli itinerari che collegano la Capanna Quarnei a quella di Cava, completando quindi l’offerta di un turismo pedestre di passaggio. «Già l’anno scorso l’ostello era completato all’80%, ma la pandemia ne ha un po’ “congelato” l’apertura. Così come ha rallentato il completamento del “sentierone” che collega le frazioni di Prastinei e Piughei a Montegreco. Ma entro la primavera del 2022 saremo pronti ad avviare tutte le attività previste che permetteranno di valorizzare l’immersione completa tra natura e storia che offre questo territorio incontaminato», sottolinea Eros Valchera. Compreso il ripristino di un allevamento in quota, con le mucche scozzesi Highlander che già pascolano dove cent’anni fa le loro cugine di razza Bruna fornivano latte e carne ai contadini di Montegreco. «Abbiamo concluso un accordo con Guido Leutenegger, l’imprenditore svizzero specializzato nell’allevamento di Highlander, che nei mesi estivi ha già portato a pascolare il suo bestiame sulle nostre montagne», conferma il presidente della Fondazione Montegreco.
Ma oltre alle scenografiche mucche e vitelli scozzesi, i visitatori di Montegreco potranno usufruire di due proposte che vanno ben al di là della semplice escursione, seppur suggestiva, in un nucleo montano riportato agli antichi splendori, il Parco del castagno e il Sentiero celtico. Il primo attinge alla presenza di un secolare castagno, a Piüghei, una pianta maestosa e imponente dalla circonferenza di ben 13,5 metri e ancora in grado di produrre i suoi frutti. Il fulcro del progetto è infatti un bosco bioenergetico a 953 metri d’altitudine, che prende appunto spunto dalla presenza del castagno ultramillenario. Oltre alla «pianta madre», lì vicino sono infatti presenti «cinque sorelle», ovvero altri cinque castagni che prossimamente accoglieranno un’altra ventina di piante autoctone da frutto in via d’estinzione provenienti dal vivaio forestale di Lattecaldo. Per la piantumazione del Parco del castagno e per documentare il forte valore energetico di questi alberi, la Fondazione ha coinvolto uno dei massimi esperti internazionali del campo, Marco Nieri, ecodesigner e bioresearcher che da quasi 30 anni progetta spazi interni ed esterni orientati a creare benessere. Nieri, che studia gli effetti sul corpo umano del bio-elettromagnetismo vegetale, ha anche realizzato i primi percorsi europei di «Forest Bathing», una tecnica nata in Giappone negli anni 80 che contempla la riconnessione con la natura attraverso i sensi in cui i partecipanti, attraverso una camminata lenta, ritrovano consapevolezza e si rigenerano. Dunque da Piüghei a Montegreco, per circa due chilometri, ci si potrà immergere in questo «bagno» nella natura a 1000 metri sul livello del mare.
Il Parco dei castagni si collega al sentiero celtico realizzato negli scorsi anni tra Montegreco-Ranch-Sulgone su quello che era il percorso dell’antica processione di San Giuliano. «Sempre sistemando territorio e sentieri, sono venuti alla luce manufatti storici, massi coppellari e sorgenti con incisioni preistoriche. Grazie alla sensibilità dei geomanti Jörg Janke e Manolo Piazza sono state individuate sette postazioni energetiche che abbiamo rinaturato e rese idonee alla pratica della meditazione yoga, della biofilia e della natur-therapy individuale e di gruppo. Grazie ad accordi con l’Ente turistico della valle di Blenio proporremo delle visite guidate su questo sentiero celtico, prendendo spunto dal modello di successo del «Sas da Grum» del Gambarogno. Siamo convinti che, oltre al territorio e alla valenza storico-culturale del nostro paesaggio, le punte di diamante dell’offerta turistica di Montegreco saranno infatti la meditazione e la ricarica energetica che permettono la natura», conclude Valchera.
Informazioni
www.montegreco.ch