Tra arte e natura

Esposizione - Al Museo cantonale di storia naturale di Lugano, una mostra che vuole essere un punto d’incontro tra lo sguardo dello scienziato e quello dell’artista
/ 04.03.2019
di Elia Stampanoni

Scoprire in modo diverso l’affascinante mondo vegetale non solo dal lato scientifico, ma anche da quello artistico. È l’intento della mostra temporanea che si intitola «Metamorfosi botaniche»; ad organizzarla, il Museo cantonale di storia naturale in collaborazione con l’artista Ruth Moro.

I pannelli dell’installazione, una decina, fanno da filo conduttore alla visita spiegando in modo semplice dapprima l’origine e in seguito l’evoluzione del regno vegetale. Dopo la dovuta fase introduttiva, si capisce come le piante abbiano saputo conquistare le terre emerse, adottando degli accorgimenti strutturali, innanzitutto per evitare l’essiccazione, per sostenere il proprio peso, per il trasporto dei nutrienti e per la riproduzione in un ambiente non più acquatico. 

Le prime piante terrestri sono state le briofite, una divisione che racchiude muschi, epatiche e antocerote. Se di quest’ultima in Svizzera se ne conoscono solo tre specie, i muschi sono ben più noti e al mondo ne esistono circa 13mila specie, di cui 834 si trovano su suolo elvetico. 

Accanto all’aspetto più scientifico dell’esposizione, quello artistico è rappresentato dalle carte e dalle opere realizzate da Ruth Moro, artista nata a Svitto, che ora vive e lavora a Cavigliano. Si tratta prevalentemente di carte realizzate sulla base della tecnica giapponese washi, con l’impiego di materie prime quali foglie, brattee, frutti, steli e cortecce, guarda caso le stesse strutture che hanno avuto gli adattamenti maggiori nell’evoluzione delle specie vegetali. Il washi, chiamato anche «carta giapponese», è un tipo di carta fatta a mano e di buona consistenza che può essere utilizzata in molte applicazioni. Per la lavorazione si utilizzano le fibre vegetali delle piante locali che conferiscono caratteristiche differenti alla carta. Una tecnica ripresa e adattata dall’artista, che accompagna lungo l’esposizione seguendo la metamorfosi delle piante. 

Se i muschi sono ancora privi di tessuti vascolari lignificati, questi appaiono nelle pteridofite, il secondo grande gruppo evolutivo che comprende le poco note licofite, gli equiseti e la più familiare classe delle vere felci, di cui in Svizzera se ne contano circa 60 specie. 

Grazie alla presenza di strutture lignificate e differenziate, anche le opere di Ruth Moro prendono forma e consistenza diversa, mutando parallelamente all’evoluzione della specie. Dopo le pteridofite ecco emergere il grande gruppo delle spermatofite, dove il seme sostituisce le spore nel ciclo riproduttivo. Ne fanno parte le gimnosperme, come le conifere, e le angiosperme, ossia le vere piante a fiore, di cui solo in Svizzera se ne contano quasi 4mila specie.

La visita della mostra prosegue e, come cita la locandina, «vuole trovare un punto d’incontro tra lo sguardo dello scienziato e quello dell’artista sulla grande diversità di forme e strutture presenti in natura». Le molte trasformazioni che le piante hanno dovuto affrontare nel corso dell’evoluzione, in particolare quelle strutturali, accompagnano anche la parte artistica che può quindi appoggiarsi sull’ampia varietà di strutture apparse nei vegetali più sviluppati, quali radici, fusti, frutti e fiori. 

Per le prime carte dell’esposizione è stato per esempio usato del muschio raccolto a Ritorto in Valle Bavona, poi felci e in seguito steli di erbe, petali, sepali o cortecce. Ma anche scorze di fico, luppolo, carote cotte, barbabietole o brattee di tiglio. Specie vegetali raccolte in Ticino e in Europa, ma anche ben più lontano, come per esempio il bambù dorato o il ginkgo biloba cinesi, l’acacia nera australiana, la yucca americana o la cannuccia di palude africana. 

Al centro di questo lavoro di Ruth Moro ci sono quindi soprattutto le fibre vegetali che grazie al loro contenuto di cellulosa e alla loro diversità consentono di proporre delle opere affascinanti. Composizioni che vogliono anche trasformare la natura in arte, una sorta di metamorfosi culturale narrata lungo le cinque sale della mostra che si potrà visitare fino al 31 agosto 2019, per l’appunto, al Museo cantonale di storia naturale a Lugano.