(© Swissolar)

Tanto sole sfruttato troppo poco

Energia pulita - Produrre energia elettrica con gli impianti fotovoltaici ridurrebbe molto l’emissione di gas a effetto serra
/ 17.12.2018
di Nicola Mazzi

Partiamo da una constatazione ambientale. L’elettricità solare produce come minimo sei volte meno emissioni di gas a effetto serra e fornisce pertanto un contributo importante alla protezione del clima. Gli impianti fotovoltaici installati in Svizzera nel 2017 consentono annualmente un risparmio pari a circa 610mila tonnellate equivalenti di CO2. Un risparmio a cui contribuisce anche Migros Ticino, per esempio con l’impianto fotovoltaico di Sant’Antonino e quello di Taverne, i quali producono energia proveniente dal sole, pari a circa il consumo annuo di 135 economie domestiche. 

Abbiamo sentito Claudio Caccia, responsabile per la Svizzera italiana di Swissolar, l’associazione di categoria che rappresenta 650 aziende del settore per un totale di 6mila dipendenti, per fare il punto della situazione. 

Signor Caccia, che evoluzione hanno avuto gli impianti fotovoltaici negli ultimi anni?
Vi è stato un cambiamento interessante in seguito all’evoluzione delle condizioni quadro. Nel 2009, a livello nazionale, è partito il sistema denominato Ric (rimunerazione a copertura dei costi) che prevedeva incentivi per ogni kWh che l’impianto fotovoltaico avesse immesso in rete, per una durata di 25 anni. In pratica, s’intende l’esubero rispetto a quanto consumato nell’edificio in cui c’era l’impianto fotovoltaico. Un sistema che si è rivelato non adeguato in quanto vittima del proprio successo, poiché non in grado di rispondere alle numerose richieste arrivate. Negli anni il prezzo degli impianti fotovoltaici è sceso e si è creata una lista d’attesa per ottenere gli incentivi, molto lunga. Negli ultimi anni è cambiato il sistema di sostegno al fotovoltaico con un solo incentivo iniziale per l’investimento. Un sistema che ha frenato la creazione di impianti di una certa potenza. È invece continuata piuttosto bene la costruzione di piccoli impianti per case mono e bifamigliari. 

Quindi c’è stata una frenata per gli impianti sulle aziende e un incremento per le abitazioni?
Esatto. Anche dovuto al fatto che alcuni anni or sono è stata introdotta la possibilità dell’autoconsumo. Addirittura dal 1. gennaio di quest’anno l’energia elettrica prodotta dal proprio impianto può essere usata, a determinate condizioni, anche per alimentare dei fondi confinanti o per alimentare un intero quartiere. È stato un cambio di paradigma importante in quanto in questo caso l’allacciamento elettrico avviene su un unico fondo e la distribuzione interna è di competenza di chi cura il sistema. Un sistema interessante per esempio negli edifici pluriabitativi dove l’impianto è uno solo e la corrente viene usata dagli inquilini dell’edificio che sono d’accordo di partecipare a questo cosiddetto «raggruppamento ai fini del consumo proprio». 

Quali le conseguenze a livello finanziario?
L’ottimizzazione dell’autoconsumo è più economica perché se si fanno i calcoli dell’investimento, degli incentivi e delle riduzioni fiscali siamo a un costo dell’energia di 13-14 cts/kWh. Un prezzo concorrenziale rispetto a quello pagato all’azienda di distribuzione se considera le tasse e i contributi dovuti. Mentre le aziende elettriche sono obbligate a riprendere l’esubero di corrente solare rimessa in rete, ma lo fanno pagando una tariffa di rimunerazione di soli 6-7 cts/kWh. Per questo è più interessante puntare sull’autoconsumo: se uso l’esubero per me, risparmio. Se poi abbiamo degli accumulatori nelle abitazioni la questione potrebbe eventualmente diventare ancora più interessante, anche se al momento si è probabilmente al limite a livello di economicità. 

Il tema dell’autoconsumo si può legare anche alla mobilità?
In effetti è uno degli aspetti sui quali lavoriamo e che stanno prendendo piede. L’elettromobilità, dal prossimo anno, potrebbe usufruire di un nuovo sistema di incentivi cantonali per realizzare colonnine di ricarica a livello privato e aziendale e anche per l’acquisto di veicoli interamente elettrici. Quindi l’autoconsumo potrebbe essere utilizzato anche nella ricarica del veicolo elettrico. 

Abbiamo parlato soprattutto dei piccoli impianti: e per le aziende?
È importante, per le industrie e le aziende in generale, un sistema di incentivazione più rapido e celere. Solo in questo modo potranno aumentare il numero di impianti fotovoltaici. Con il recente annuncio del Consiglio federale – e cioè con un contingente per il 2019 più alto del previsto – si accorciano in modo importante le attese, diminuendo da 6 a 3 anni. Questo dovrebbe essere una spinta ai grandi impianti. L’obiettivo base della Strategia energetica federale è di dare una bella accelerata anche in questo settore. Inoltre non vanno dimenticati quei casi di aziende e industrie che presentano un consumo elettrico importante anche durante il giorno: per loro, il fotovoltaico è interessante da subito in quanto c’è simultaneità perfetta tra produzione di corrente solare e fabbisogno elettrico. Spesso in questi casi la possibilità di ricevere un incentivo non è più un criterio decisivo, come mostrano alcuni esempi, anche in Ticino.

Quali gli effetti sull’ambiente?
Sia diretti sia indiretti. La nostra società diventa sempre più elettrificata e i consumi di CO2 calano. Faccio un esempio per farmi capire. Spesso e volentieri chi mette un impianto sul tetto, cambia anche l’impianto di riscaldamento e mette una pompa di calore al posto della vecchia installazione a gasolio. In questo modo si risparmiano emissioni importanti. 

Il potenziale al sud delle Alpi è ancora grande?
Effettivamente sì. Di recente è stata fatta una statistica da Meteosvizzera sul soleggiamento nel Paese. In Ticino il potenziale è più elevato che nel resto della Svizzera, tuttavia in questo momento sfruttiamo meno il sole che oltre San Gottardo. Sarebbe auspicabile arrivare almeno alla media nazionale.