Alle Bolle di Magadino si è potuta osservare per la prima volta una specie di volatili del Nordamerica, la Parula golagialla (Geothlypis trichas). «È un piccolo passeriforme nordamericano scoperto a inizio novembre dall’ornitologo ticinese Ivan Maggini». A parlare è Roberto Lardelli di Ficedula, che ne conferma l’eccezionalità: «Per quanto si sa, questa prima osservazione in Europa continentale ci conferma l’importanza della zona protetta ticinese, alle Bolle, nella rete delle zone umide continentali, anche se potrebbe pure trattarsi di un segnale dei cambiamenti climatici».
Sta di fatto che centinaia di birdwatchers e ornitologi sono arrivati in zona nella speranza di avvistare il raro ospite: «Sono arrivati non solo dal Ticino, ma da ogni regione della Svizzera, dal Nord Italia e addirittura da Germania e Austria». Questa notizia ha dato risalto alla riserva faunistica delle Bolle di Magadino, «un luogo di passaggio incredibile di specie (fino ad ora l’inventario ne registra quasi trecento), un crocevia di importanza straordinaria e privilegiato che accoglie uccelli svernanti o nidificanti, punto di passaggio da sud a nord e da est a ovest».
Emerge l’interesse per un avvistamento che, sulle prime, potrebbe generare qualche perplessità sulla reale provenienza di questo uccello, confermata però come migrazione naturale dal nostro interlocutore che racconta di aver «osservato alcune caratteristiche del suo piumaggio che rivela il suo status di individuo selvatico». Inoltre, qualche verifica ha potuto escludere l’origine domestica essendo storicamente sconosciuta fra gli allevatori di uccelli («in Europa non ve ne sono per questa specie»), o che siano arrivati qui in gabbia e poi liberati.
Questo avvistamento eccezionale accresce la consapevolezza delle nuove strategie evolutive e di sopravvivenza di una fauna sempre più confrontata con gli innegabili cambiamenti climatici. «I movimenti di questo tipo permettono “un salto comportamentale” delle specie che cercano nuove strade: è un fenomeno naturale che comporta lo spostamento di grandi numeri e si fissa nella memoria intergenerazionale della specie in questione; malgrado su superfici estese sia improbabile incontrarli, ora gli individui di Parula golagialla potrebbero essere più d’uno».
Lardelli traccia la biologia di questa specie e le sue rotte: «La Parula golagialla è molto diffusa in ampie zone Nordamericane (parliamo di almeno 70 milioni di esemplari) dove nidifica, scendendo verso regioni più temperate durante i mesi invernali e svernando in California, dal Texas alla Florida e nell’America centrale, Messico e Panama. Invece di seguire le coste, questo volatile passa spesso anche dalle Azzorre (un altro crocevia di migrazioni) da dove prosegue il suo viaggio verso l’America centrale. Altra via di movimento porta da qualche tempo alcuni individui di Parula a nordest verso Islanda e Irlanda, come pure nella parte più occidentale della Gran Bretagna. Poi, fino ad arrivare qui il viaggio è presto fatto».
D’altronde, cercare nuove vie verso la sopravvivenza invernale è definito come «fenomeno naturale»: «Ad esempio, fino a pochi decenni fa, le Capinere della Germania meridionale svernavano in Spagna. Poi hanno accorciato il tragitto e iniziato a comparire sempre più spesso sulle coste atlantiche della Francia, muovendosi in maniera casuale. Con l’aumento delle temperature, hanno trovato l’habitat ideale proprio lungo le coste dell’Atlantico: cosa più conveniente per la specie che perciò non scende più fino al sud della Spagna».
Purtroppo, la comparsa di specie non autoctone è da attribuire allo zampino maldestro dell’essere umano che non pensa alle conseguenze nefaste dell’introdurre volontariamente e abusivamente organismi non indigeni sul territorio e così capita di incontrare specie che con il nostro ambiente poco hanno a che fare. Tanti gli esempi di specie esotiche «alloctone» che si possono osservare anche in Ticino: «Nell’ultimo secolo ne sono state identificate oltre una quarantina». Un esempio su tanti: «L’Usignolo del Giappone, un uccellino grazioso e colorato che negli anni Novanta era importato e venduto ancora anche da noi in gabbioni pieni di esemplari catturati dai contadini cinesi nelle campagne. Durante uno di questi trasporti internazionali, oltre confine erano arrivati anche piccoli uccellini insignificanti, “bruttini”, dunque non adatti alla vendita, e qualcuno ha pensato bene di metterli in libertà».
Secondo la ricostruzione storica dell’ornitologo, erano una ventina di esemplari che però ora rappresentano la specie più diffusa non autoctona nella palude Brabbia (a nord del lago di Varese) e, come spesso avviene, non sempre interagisce positivamente con la fauna autoctona. «Ora questa specie, il Panuro di Webb, Sinosuthora webbiana è arrivata anche in Ticino e la connotazione negativa dell’impatto di una simile e avventata decisione umana è spesso il problema più grande».
L’immissione nell’ambiente di specie invasive alloctone molto impattanti riguarda anche diversi altri gruppi tassonomici come il Gambero rosso della Louisiana che sta facendo strage dei gamberi di fiume autoctoni». Sull’evidenza e le innegabili conseguenze dei cambiamenti climatici, Lardelli conclude stigmatizzando il comportamento umano: «L’uomo non dovrebbe essere così irresponsabile: come per il clima, con gli animali non si deve scherzare!».