Bibliocasetta di Cadenazzo (CulturaA
SpassoTicino)

Storie in cabina

Bibliocabine, audiocabine inclusive, bibliocasette: la pagina Instagram «Cultura a spasso Ticino» ha mappato un fenomeno diffuso su tutto il territorio
/ 05.10.2020
di Romina Borla

Nell’epoca degli smartphone le cabine telefoniche si sono trasformate. La fantasia dei britannici si è ad esempio scatenata. Un paio d’anni fa la British Telecom aveva infatti lanciato il progetto Adopt a kiosk scheme: per il costo simbolico di una sterlina chiunque poteva accaparrarsi la tipica cabina rosso fuoco, a patto di mantenerla in buono stato. Così ne sono state adottate diverse migliaia per essere usate in vario modo: come elemento decorativo in giardino o ripostiglio per gli attrezzi, come negozi e bar in miniatura. Altre si sono dotate di defibrillatori oppure bancomat. Qualcuno ha pensato di convertire le cabine in punti di riferimento per i turisti, minuscole gallerie d’arte o bibliocabine (spazi pubblici dove ognuno può portare libri e prenderne altri gratis). Quest’ultima variante ha fatto furore anche in Ticino, promossa da Comuni, associazioni e privati. Apparsa attorno al 2011, si è diffusa in modo capillare soprattutto a partire dal 2018, quando è caduto l’obbligo di mettere a disposizione un telefono pubblico a pagamento in ogni centro abitato. Ma quante sono attualmente? 

La pagina Instagram «Cultura a spasso Ticino» – attiva da inizio 2019 e seguita da quasi 1.900 utenti – ne ha finora «recensite» e fotografate 117. L’ideatrice e sociologa Martina Gamboni spiega che il dato comprende anche le bibliocasette: piccole librerie gratuite dalla forma base di una bucalettere, spesso nate su iniziativa privata. «Se ne trovano di fantasiose, ad esempio ne spiccano una rosa fluorescente sul Piano di Magadino e una ispirata alle pompe di benzina della Route 66 a Muralto». L’idea di creare una sorta di mappa di bibliocabine e bibliocasette è nata dalla comunità che ruota attorno a «Cultura a spasso Ticino», una pagina creata per condividere il piacere delle esperienze culturali a 360 gradi. «Ho postato l’immagine della bibliocabina che incontro quotidianamente e si è scatenato l’entusiasmo: gli utenti hanno cominciato a segnalare le loro e chiedere dove potevano trovarne altre». La bibliocabina, insomma, ha conquistato gli internauti e non solo. «È un’iniziativa di successo per una serie di fattori», sottolinea. «Non si tratta solo dello scambio di libri usati. Queste strutture di prossimità rappresentano uno spazio d’incontro tra le persone, un luogo di aggregazione della comunità locale. A metà settembre, ad esempio, l’Associazione quartiere Rusca e Saleggi ha organizzato una festa attorno alla sua bibliocabina con storie, musica e merenda». Gamboni sottolinea inoltre come ad essere vincente sia anche il concetto di sorpresa: «La struttura non mi offrirà il libro che cerco – questo è il ruolo delle biblioteche istituzionali o delle librerie – ma un’opera che mi stupirà, consigliatami da uno sconosciuto lettore».

Purtroppo non tutti capiscono e apprezzano il valore dell’iniziativa. Ad esempio ignoti hanno di recente dato fuoco ad una graziosa bibliocasetta di Cadro. Nessun atto di vandalismo si è invece registrato nei confronti delle 5 bibliocabine gestite da Amiche e amici della Filanda di Mendrisio. «Però notiamo una certa noncuranza», afferma l’associazione. «I volontari che se ne occupano le trovano spesso disordinate, specie i ripiani dei bambini: libri per terra, ammucchiati male, rovinati. Anche lo scambio non funziona sempre. Siamo spesso noi a dover rifornire le strutture di libri». Il gruppo di interesse sottolinea come la bibliocabina sia un luogo di condivisione: «È importante che ognuno se ne prenda cura».

Si unisce all’appello anche Luca Patocchi, ex direttore della Galleria Gottardo di Lugano. Lui è stato un pioniere in questo campo, inaugurando nel 2011 a Breganzona la prima delle due bibliocabine che gestisce vicino alla Posta (pagando un affitto simbolico al Gigante giallo). «Alcuni utenti lasciano borse ricolme per terra: libri e riviste di ogni genere – anche pornografiche – enciclopedie, vecchie guide turistiche ecc. A me tocca ordinare e portare il materiale in eccedenza a casa oppure in discarica». In ogni caso un certo disordine al nostro interlocutore piace: «Adoro le librerie traboccanti, nelle quali bisogna frugare e dove talvolta si trovano veri e propri tesori. Le mie bibliocabine sono così, libere e colorate, di proprietà della comunità». Una comunità variegata per età, estrazione sociale e nazionalità.

Sono pensate per attirare diverse tipologie di utenti anche le 4 bibliocabine della cooperativa Baobab di Bellinzona, la quale propone progetti in favore di minori e famiglie in difficoltà. Quella in Piazza Governo nelle prossime settimane si trasformerà in audiocabina, grazie al supporto tecnico di ATED-Ticino. Alzando la cornetta si potranno infatti ascoltare favole e racconti in lingue differenti (italiano, tigrino, arabo, turco ecc.). «Ci ispiriamo all’esperienza dell’audiocabina di Serravalle dell’associazione Libera il libro», spiega la coordinatrice della cooperativa, Elena Toppi Conelli. «La speranza è di avvicinare le persone alle storie, alla lettura come veicolo d’inclusione e di conoscenza di altre culture». Mentre le altre bibliocabine presenti in Città verranno rinnovate entro metà ottobre dagli impiegati del programma d’inserimento nel mercato del lavoro che frequentano l’Atelier 93. Inoltre, fa presente l’intervistata, «stiamo cercando collaborazioni con le scuole e con altri progetti mirati al sostegno di adolescenti in difficoltà per sfruttare l’attività di manutenzione delle bibliocabine come mezzo di integrazione e trampolino di lancio verso una progettualità che in alcuni ragazzi fatica ad emergere».