Stare male e far finta di niente

Sport - Fulvio Sulmoni, 15 anni da professionista nel calcio elvetico, è uscito di scena. In un racconto-testimonianza parla di luci, ombre, e sofferenza
/ 28.09.2020
di Giancarlo Dionisio

Ci sono episodi, nella vita di un essere umano, che sembrano manifestarsi come una sorta di karma. Ti si presentano misteriosamente davanti agli occhi e all’anima, e contribuiscono a tracciare i contorni e i confini della tua personalità. Molti anni fa, un ragazzino che aveva lasciato l’hockey su ghiaccio per abbracciare il calcio, fu chiamato a un raduno della Selezione Svizzera Under 15. Nei giorni precedenti l’incontro, quel ragazzino fece strepiti, puntò i piedi, recalcitrò. Non ne voleva sapere di recarsi a Huttwil, per confrontarsi con altri giovani provenienti da tutto il paese. 

Il meraviglioso gioco da campetto o da cortile, quello improvvisato allo sfinimento con gli amici del paese, si stava trasformando in pressione. I genitori lo convinsero. La notte precedente la partenza non chiuse occhio, e pregò tutti i santi del paradiso affinché non fosse scelto per la Nazionale. Così fu. Durante il viaggio di ritorno, nonostante la stanchezza, il sorriso non lo abbandonò neppure per un solo secondo. Probabilmente, in quei giorni, Fulvio Sulmoni non sapeva ancora che avrebbe avuto una relazione conflittuale con il mondo del calcio. Ma forse, istintivamente, lo sentiva. 

A volte, nello sport di punta, essere troppo sensibile è uno svantaggio. Meglio chiudere un occhio e mezzo, ibernare testa, anima, cuore e tirare avanti. Gli anni successivi, fino alla primavera scorsa, quando aveva annunciato di essere giunto al capolinea, complice anche una forma tumorale che sta curando con successo, non sono stati un calvario, ma neppure un Eldorado fatto di milioni, gioie e soddisfazioni. Li ha vissuti piuttosto male, Fulvio. Per aver incontrato troppe figure professionali preparate tecnicamente, ma tragicamente prive di empatia e di intelligenza emotiva. Allenatori, dirigenti, direttori sportivi, agenti, procuratori, solo alcune eccezioni escono con un buon voto nel racconto dell’ex difensore centrale del Lugano. 

Dalla lettura delle sue riflessioni si intuisce che in lui non alberga nessun desiderio di vendetta. Non c’è traccia di acredine. Non ci sono sassolini da estrarre dalla scarpette chiodate. Come in ogni situazione, anche nel mondo del pallone ci sono luci ed emozioni positive, che emergono nel volume Piacere di averti conosciuto, da pochi giorni nelle librerie del Cantone. «La mia è stata una carriera mediocre. Sono molto orgoglioso della mia carriera. Ho vissuto anche momenti felici e raggiunto discreti risultati personali». Tuttavia, Fulvio si rammarica del fatto che il gioco più bello del mondo sia stato trasformato in un circo, in cui il prestigio e le mire di ricchezza del singolo, prevalgono sugli interessi della collettività. 

Nulla di nuovo, certamente. Ci sono molti altri ambiti, e non solo sportivi, in cui accadono eventi che eticamente non girano per il verso giusto. Sulmoni li descrive, li mette a nudo, li condanna. Lo fa senza spocchia e senza presunzione. Desidera solamente mettere in guardia chi, ragazzino o genitore che sia, si appresta a scalare le ripide pendici del pianeta calcio. «Studiate, ragazzi», suggerisce Fulvio Sulmoni. E raccomanda a tutti di prevedere un piano B, una sorta di paracadute, poiché non tutti potranno diventare dei Leo Messi o dei CR7. La selezione è spietata, si rischia di provare molta sofferenza , da non confondere con la sana fatica che aiuta a crescere. Potrete imbattervi in persone che vi faranno credere di essere al vostro fianco, ma che in realtà hanno l’obiettivo prioritario di curare i loro interessi. Disposti, qualora fosse necessario, a farvi fuori.

Se qualcuno pensasse che la pubblicazione del volume è una facile e bieca operazione per approfittare di uno strascico della popolarità conquistata da calciatore, e di fare cassetta, si sbaglia. Ogni singolo franco proveniente dalla vendita, verrà versato a due fondazioni che si occupano di sostenere bambini vittime di bullismo, oppure, che stanno lottando contro il cancro. 

Fulvio Sulmoni conosce quest’ultimo argomento. D’altro canto il suo «coming out», a poche settimane da quello della ginnasta Lisa Rusconi, funge da monito. Lo sport d’élite dispensa gioia ed emozioni, ma chi traccia le sue linee quadro, e soprattutto chi si occupa di bambini, non deve sottovalutare la salute psicofisica di chi lo pratica. «Sudare serenamente» potrebbe essere il motto di chi scende in campo.