Spiegato in tre minuti

LernFilm Festival – Il concorso aperto a tutti gli ordini di scuola è un progetto no-profit che intende promuovere idee innovative per l’apprendimento mediante l’utilizzo dei media. Ce ne parla il professor Luca Botturi
/ 22.03.2021
di Guido Grilli

Ciak, si gira. Si chiama LernFilm Festival – da «lernen», imparare; e film, segnatamente didattici. E si affida alla creatività di allievi e studenti appartenenti ai diversi ordini scolastici – Elementari, Medie, Medie superiori (licei e professionali) e Alte scuole pedagogiche per la formazione dei docenti – invitandoli, entro il 4 aprile, a produrre un video della durata massima di tre minuti. Al concorso si può partecipare in team, con lavori di classe o gruppi di più allievi, oppure individualmente. L’iniziativa è chiara: «con il nostro progetto no-profit, intendiamo promuovere tutte quelle idee innovative e creative rivolte all’apprendimento mediante l’utilizzo dei media» – evidenzia LerNetz, ente organizzatore con sede a Lucerna attivo nel campo della formazione e dell’educazione nelle scuole, affiancato da diversi partner appartenenti al mondo dei media.

Alla sua nona edizione, diffuso soprattutto in Svizzera tedesca, solo da un paio d’anni il concorso è riuscito a conquistare partecipanti anche dal Ticino. Luca Botturi, 44 anni, professore in tecnologie e media in educazione al Dipartimento formazione e apprendimento (DFA) a Locarno, è uno dei nove membri della giuria del LernFilm Festival. 

Professor Botturi, come nasce questo singolare evento e con quali finalità? L’idea è semplice: si imparano a leggere i media quando uno impara a scrivere, ossia a produrre dei messaggi. Il LernFilm Festival negli ultimi due anni ha superato i 400 partecipanti al concorso.
È molto noto in Svizzera tedesca, ma coinvolge tutte e quattro le aree linguistiche e dallo scorso anno ha ottenuto maggiore visibilità in Ticino grazie al sito tradotto in italiano. 

Ma che cosa viene richiesto in concreto ai partecipanti e cosa s’intende per film didattico? 
Assomigliano molto ai «tutorial». Il concetto è un filmato breve, della durata massima di tre minuti, che deve spiegare qualcosa: alla fine, chi lo vede impara qualcosa. Si ha un ampio ventaglio di possibili produzioni: dalla classica video-presentazione – ricordo ad esempio ragazzi del liceo che hanno inviato con questa modalità video su temi storici – a simpatiche fiabe realizzate dai bambini di scuola elementare sui più svariati temi, l’amicizia, l’accettazione delle diversità o la sostenibilità e l’ambiente, un tema quest’ultimo che la scorsa edizione ha visto un video premiato. Il LernFilm è un festival di film che vogliono insegnare qualcosa, una finalità appunto didattica e non solo di intrattenimento. 

C’è un preciso tema etico per l’edizione 2021 del festival, «Scattata, protetta: dalle trappole fotografiche alla pirateria, passando per il diritto all’integrità dell’immagine». Quanta libertà hanno i concorrenti? 
Ogni anno viene proposto un tema, ma non è vincolante. Sono assolutamente ammessi anche video su qualsiasi altra tematica. Il tema assegnato rappresenta uno stimolo per chi non ha un argomento. La riflessione proposta quest’anno verte tuttavia attorno a una questione molto importante: l’uso delle immagini digitali, inteso sia come adeguatezza delle immagini sottoposte ai bambini sia come uso della propria immagine e delle immagini degli altri che – va sottolineato – tocca questioni legali alle quali i giovani spesso non pensano: i diritti d’autore, la protezione dei dati personali. Succede facilmente che uno scatta una foto a un amico e la pubblica, accompagnandola da una battuta senza chiedere il permesso: una modalità illegale, oltre che potenzialmente dannosa per la stessa relazione di amicizia. La tematica assegnata dal festival rappresenta per tutte le età uno stimolo di riflessione e tocca numerosi ambiti disciplinari. 

Il LernFilm Festival è ancora poco conosciuto alle nostre latitudini... 
Il numero di partecipanti è ancora ridotto, dal momento che è solo da un paio di anni che lo stiamo promuovendo anche a sud delle Alpi. Con grande soddisfazione, l’anno scorso il premio per le Alte scuole pedagogiche è stato vinto da un gruppo di studenti del DFA. Naturalmente in quel caso in giuria mi sono astenuto dal voto. Oltre che a suscitare soddisfazione, la cerimonia di premiazione offre una bella occasione di confronto a livello svizzero con altri ordini scolastici. Anche quest’anno la premiazione – l’appuntamento è per il 2 giugno, ma i due vincitori di ognuna delle categorie saranno informati al più tardi a inizio maggio – si svolgerà in remoto e sarà diffusa in diretta televisiva dalla SRF, nell’ambito del format educativo «my School».

Lei, personalmente, quali criteri adotta per la valutazione delle opere? Quando si può parlare di un buon filmato? 
Sicuramente conta la qualità tecnica del film. C’è una valutazione che attiene al messaggio elaborato dal film, dunque l’originalità. Secondo la mia esperienza in giuria posso dire che ci sono dei film davvero sorprendenti, realizzati magari con mezzi banalissimi che creano delle storie e delle situazioni notevoli. E questo entra naturalmente in linea di conto per il giudizio. Conta molto l’idea. 

Nel concorso si parla di tre tecnologie possibili per la realizzazione dei filmati: smartphone, tablet o videocamera. Qual è il più diffuso? 
Quando riceviamo i lavori non possiamo capire esattamente quali tipi di tecnologie sono state usate, ma mi pare di poter dire che prevalga il tablet, perché si dimostra più comodo per lavori di gruppo, specie per produzioni stop motion che prevedono l’uso di oggetti anziché di attori, e a seguire lo smartphone, mezzo tecnologico più ad uso individuale. 

Quanto il celebre canale Youtube può rappresentare una palestra per i concorrenti? 
Moltissimo. Lo vediamo tra gli adolescenti in particolare, con già esperienze di produzioni video, per cui ricorrono all’uso di qualche effetto speciale e qualche montaggio ricercato. In alcuni video che riceviamo si intuisce quanto Youtube possa avere avuto un’influenza, come fucina di idee, intendo, che va benissimo. Questo ci permette di capire ulteriormente il lavoro che è stato effettuato a monte per realizzare un certo tipo di prodotto.

Il LernFilm Festival sembra rappresentare un’importante occasione per sperimentare un uso creativo del proprio smartphone o dei propri dispositivi tecnologici. 
Assolutamente. Chi usa i media digitali in modo sostanzialmente passivo – leggo, posto, metto online e fine della storia – sappiamo che è più a rischio, perché in fondo rimane inconsapevole. Invece per i ragazzi che imparano a farne un uso creativo, il digitale diventa uno strumento espressivo, con cui proporre la propria idea, trovare la propria voce, sperimentare, e vediamo che per costoro il rischio è più basso. Il festival rappresenta un’occasione interessante per mettersi in gioco, cogliere uno stimolo per dire qualcosa di originale, e questo cambia l’approccio con i media. Per realizzare un video non bastano due clic: occorre un’idea, occorrono più prove ed errori per realizzare qualcosa di veramente soddisfacente. Bisogna impegnarcisi in maniera creativa, allora rimane un apprendimento molto profondo, una bella occasione di lavoro. 

Le informazioni utili per lanciarsi nella sfida del concorso si trovano sul sito www.lernfilm-festival.ch. Il sito indica pure utili suggerimenti ai partecipanti, un «modus operandi» in cinque passaggi – l’idea e i messaggi che s’intendono trasmettere, un copione, i personaggi e quindi le riprese – alcuni tipi di format possibili, con esempi concreti, e altra teoria dalla quale poter attingere, nonché strumenti didattici. E i vincitori avranno l’opportunità, oltre che di aggiudicarsi una discreta somma in denaro, di vedere pubblicate le opere sui canali Youtube e Vimeo del festival.