Può essere un’idea da tenere a mente per la prossima estate o da mettere in pratica per chi dovesse avere del tempo a disposizione durante l’anno, quella proposta da Agriviva, un’associazione attiva a livello svizzero che si occupa da un lato di cercare aziende agricole che siano interessate a ospitare ragazzi e dall’altro giovani che siano interessati a vivere un’esperienza in fattoria, solitamente in un ambiente familiare.
Una valida opportunità per entrare in contatto con la natura e immergersi in una realtà altra rispetto alla propria, prendendo parte alla vita quotidiana di una famiglia contadina, sperimentandone il ritmo, sicuramente diverso da quello cui siamo abituati, scoprendo una varietà di lavori che probabilmente non si conoscono, come pure una zona del nostro Paese dove magari non si è mai stati. Le famiglie ospitanti rispecchiano in tutto e per tutto la varietà agricola svizzera: ci sono fattorie in montagna e nelle valli, nella parte tedesca e in quella francofona – offrendo così ai ragazzi ticinesi interessati un modo alternativo per perfezionare una lingua nazionale – come pure in quella italiana, per chi preferisse vivere l’esperienza più vicino a casa. I ragazzi – tra i 14 e i 25 anni – che volessero partire alla scoperta della vita rurale, possono cercare loro stessi la destinazione che fa al caso proprio direttamente sul sito dell’associazione. Oltre alla regione, si può per esempio scegliere una struttura che ospita animali oppure una famiglia in cui sono presenti dei bambini. Nel 2022 in tutta la Svizzera sono stati 1083 i giovani che hanno colto questa opportunità.
Martina e Céline, due gemelle sedicenni che quest’estate hanno colto l’opportunità offerta da Agriviva, ci hanno detto di aver cercato una famiglia che parlasse tedesco, così da poter, anche, migliorare nella lingua. Quello linguistico non è però stato il solo criterio di scelta: «abbiamo guardato le settimane prenotate per vedere quali famiglie avessero più bisogno», spiegano. «La famiglia che mi ha ospitato non aveva prenotazioni per tutta l’estate, il che vuol dire che non avrebbe avuto nessuno che sarebbe andato ad aiutarli, ed è in base a questo elemento che l’abbiamo scelta», spiega Céline, che è stata per due settimane in una fattoria nel Canton Zurigo. Lei e la sorella erano da tempo a conoscenza di questa opportunità: «C’è una signora del nostro paese, a cui siamo molto affezionate, la cui sorella ha una piccola fattoria con pochi animali. È da quando eravamo bambine che d’estate vediamo che ospita ragazzi dalla Svizzera interna o francese», spiega Martina, che ha vissuto la sua esperienza in una grande fattoria del Canton Berna, gestita da una giovane coppia. Sono infatti oltre settant’anni che Agriviva adempie l’obiettivo di favorire incontri arricchenti tra le nuove generazioni e le famiglie contadine, costituendo un «ponte» tra città e campagna, consumatori e produttori, tecnologia e natura, culture e tradizioni differenti, come pure tra le varie aree linguistiche. Oggi l’associazione, che può contare sul sostegno di Confederazione, Cantoni, organizzazioni contadine e sponsor, come pure del settore dell’istruzione, ha un’organizzazione decentrata in 15 uffici di collocamento distribuiti sul territorio nazionale e situati presso le amministrazioni cantonali o le unioni contadine. Nel nostro Cantone, da oltre sei anni è l’Unione Contadini Ticinesi a essere responsabile dell’ufficio di collocamento per il servizio Agriviva, gestito in precedenza dalla Sezione Agricoltura del Canton Ticino.
C’è sempre bisogno di aiuto
Come detto in apertura, è possibile vivere questa esperienza lungo tutto l’arco dell’anno. Le aziende agricole hanno infatti sempre bisogno di manodopera. La durata va dalle due alle otto settimane; al di fuori delle vacanze estive – che restano ovviamente il periodo più gettonato – è possibile prenotare anche per una sola settimana. L’aiuto nei lavori quotidiani, molto apprezzato dalle famiglie contadine, viene remunerato con vitto e alloggio e una paghetta, che va dai dodici ai venti franchi a giornata di lavoro, a dipendenza dell’età. I possibili lavori da svolgere sono tantissimi, visto che seguono l’attività quotidiana di una famiglia contadina. Si passa dall’aiutare in stalla, per esempio abbeverando i vitelli o dando da mangiare alle capre, dal raccogliere la frutta a fare il fieno, dal collaborare nelle faccende domestiche all’accudire i bambini o produrre prodotti per il negozio della fattoria e molto altro ancora. Sul sito dell’organizzazione, nel profilo della famiglia, è possibile vedere i settori lavorativi con i quali ci si potrà eventualmente cimentare. «Io mi alzavo verso le sette, preparavo la colazione e poi andavamo in stalla, dove pulivamo il fieno delle mucche dallo sporco prima di dare loro da mangiare e di dare il latte ai vitellini. Fatto ciò, raccoglievo le uova delle galline e davo da mangiare alle pecore. Il pomeriggio portavamo le mucche al pascolo», racconta Martina, che dopo pranzo aveva due ore di tempo libero. La famiglia, infatti, è tenuta a controllare che il giovane che ospita non lavori più di 40-48 ore la settimana (a seconda dall’età). «Oltre a ciò, stavo molto con il figlio di casa, di due anni, perché in una grande fattoria sono molti i pericoli per un bambino di questa età, oppure aiutavo a cucinare, visto che il tempo a disposizione per farlo non era molto», continua.
La sveglia di Céline, invece, la mattina suonava già alle 4:30: «Per prima cosa andavamo a mungere le mucche così da poter portare il latte ai bambini per la colazione. Dopo il primo pasto della giornata svegliavamo gli animali e verso le sette avevo un attimo di libero. Il compito successivo era quello di dare latte e cibo agli animali. Dopodiché ogni giorno c’erano delle attività un po’ diverse da fare, per esempio cambiare la locazione del pascolo. La mia giornata lavorativa si concludeva col chiudere gli animali in stalla la sera, dar loro nuovamente da mangiare e mungere».
Far parte della famiglia
Sia Martina che Céline si sono trovate molto bene con la famiglia che le ha ospitate. «Ho apprezzato che la famiglia mi coinvolgesse molto; mi hanno portata a fare delle gite con loro, per esempio colazione in un altro Cantone», racconta Martina. «Anche la mia famiglia mi includeva in tutto. Qualsiasi cosa facessero – andare in piscina o partecipare ai compleanni dei compagni dei bambini – era scontato che ci fossi pure io e il fatto di sentirmi parte della famiglia è stata per me una delle cose più belle», le fa eco Céline. Ma, per le ragazze, com’è risultata la vita in fattoria? «Io me la sono sempre immaginata così – esordisce Céline – una cosa che però ho sentito come molto forte è stata la percezione di far parte di una famiglia che ha molto poco e del fatto che, di conseguenza, se tu in quel momento non aiuti, il giorno dopo ti mancherà qualcosa, anche perché, nel caso delle persone che mi ospitavano, tutto quello che si consumava derivava dai propri animali. Questo è qualcosa di completamente estraneo alla realtà a cui siamo abituati». Impressione, quella appena esposta, confermata anche da Martina.
La lattuga non è nel frigo
Un po’ di difficoltà le gemelle l’hanno pure riscontrata a livello di comprensione linguistica, visto che entrambe le famiglie ospitanti non parlavano Hochdeutsch. «Loro capivano me ma io faticavo a capire loro, anche se devo dire che dopo qualche giorno le parole ti entrano in testa, almeno quelle principali», commenta Céline. «A me tutto sommato è comunque servito a livello linguistico. Con la ragazza, con cui andavo molto d’accordo, parlavo spesso in inglese, visto che capivo poco lo Schweizerdeutsch» aggiunge Martina. Nonostante qualche difficoltà, il bilancio dell’esperienza è positivo: «A me è piaciuta tantissimo, la voglio sicuramente rifare e la consiglierei a chiunque. Si fatica, ovviamente, ma ti permette di immergerti in un altro modo di vivere e di sperimentare cosa vuol dire non avere certe cose che noi diamo per scontato. Il bagnoschiuma, per esempio, non è quello della tua marca preferita, ma per fare il bagno usi una saponetta fatta dai ragazzi del posto. Oppure, se per pranzo vuoi la lattuga non la trovi già lavata nel frigo ma la devi andare a raccogliere. A me tutto ciò è servito molto», racconta entusiasta Martina. «A me ha fatto molto riflettere vedere delle persone che, pur vivendo dignitosamente, non fanno la mia stessa vita, nonostante lavorino più faticosamente e duramente di noi. È aumentata la mia consapevolezza di quello che ho e della fortuna che abbiamo», conclude Céline.
Un bilancio positivo confermato dalle testimonianze riportate sul sito di Agriviva, nelle quali altri ragazzi che hanno provato questa esperienza raccontano del bello di sentirsi utili, imparare nuove cose, conoscere persone diverse e anche nuovi aspetti di sé.