Nel cuore della città di Bellinzona, proprio dietro Piazza del Sole, si trova Baobab. La cooperativa, nata circa un anno fa e sostenuta dalla Segreteria di Stato della migrazione (Dipartimento federale di giustizia e polizia), da Info famiglie e dal Dipartimento delle istituzioni del Canton Ticino, gestisce attività diverse mirate all’ascolto e all’accompagnamento di bambini, giovani e anziani. Una cooperativa che ha scelto di operare con un approccio inclusivo, per raccogliere le esigenze del territorio. È nato così lo spazio di socializzazione per genitori e bambini dagli zero ai quattro anni, che apre le porte ogni mattina a tanti bimbi accompagnati da un adulto.
Una giornata qualunque al centro Baobab: sono le nove e il citofono del portone inizia a suonare. Martino è un giovane architetto bellinzonese, papà da un anno e mezzo. Entra accompagnato dal suo bambino e si siede al tavolo nella sala giochi dell’appartamento dove ci sono già Debora, una mamma ticinese, e Indika una mamma dello Sri Lanka. Martino si offre di preparare il tè per tutti, mentre i bambini nella stanza giocano tranquilli in piena libertà. Davanti a delle tazze fumanti e a una scatola di biscotti i genitori iniziano a chiacchierare. È sempre Martino a rompere il ghiaccio «per me e mia moglie, S. è il primo figlio, e avendo la fortuna di essere un lavoratore indipendente lo seguo molto. Ho scelto di frequentare il centro di socializzazione per offrire a mio figlio l’opportunità di entrare in contatto con altri bambini in uno spazio accogliente e a misura d’uomo».
È Debora a prendere la parola «qui lo spazio è davvero ideale. Io ho anche una figlia più grande che ora va all’asilo e questo è il mio secondogenito. Avevo frequentato altre strutture, ma mancava questa dimensione famigliare. I miei figli a casa giocano insieme, gli stimoli non mancano, ma venire qui una volta ogni tanto è piacevole anche per me. Ti siedi, chiacchieri e i discorsi nascono naturalmente. A volte un genitore ha dei dubbi, si pone delle domande. Ricordo che con la mia prima figlia, quando avevo qualche incertezza, chiamavo l’infermiera pediatrica, ma dovevi prendere appuntamento e con i bambini la necessità è spesso immediata. Quando arrivavo all’appuntamento avevo già risolto. Qui, invece, ti siedi e parlando tra genitori, o con il personale del centro che è molto competente, capita che riesci a trovare risposte puntuali e soprattutto in maniera del tutto spontanea».
Indika sorride, lei interviene in inglese, si scusa perché il suo italiano non è ancora sufficiente e spiega che proprio qui a Baobab sta seguendo un corso di lingua italiana «quando sono venuta per la prima volta mia figlia, che oggi ha quasi tre anni, era molto timida. Era un po’ spaesata, ma proprio frequentando il centro di socializzazione ha imparato a prendere fiducia in sé stessa. Per me questo è importante, perché presto andrà all’asilo e aver imparato ad essere più aperta con i coetanei le gioverà senza dubbio. Anche per me il tempo passato qui è fondamentale, ho incontrato altre mamme e papà con i quali ho fatto amicizia e ora frequento il corso di italiano che hanno organizzato. È uno spazio che ritaglio per me stessa. Mi rilassa e mi è utile».
Martino prende di nuovo la parola «Sì, anche per me è rilassante. Quando sei qui parli, il clima è informale. Io sono uno dei pochi papà. In generale ci sono più mamme e soprattutto ci sono mamme che provengono da culture differenti. La multiculturalità è un ulteriore stimolo perché, soprattutto per me che sono un uomo, mi fa riflettere sul modo di pormi e mi obbliga a prestare attenzione all’aspetto comunicativo. Stimola una riflessione sul rispetto reciproco delle differenze».
Indika aggiunge «è vero con gli altri genitori ci si capisce, magari anche senza condividere la stessa lingua. Perché siamo tutti mamme o papà e questo ci dà un terreno comune sul quale relazionarci. I sentimenti che proviamo sono gli stessi».
Debora prosegue il ragionamento indicando un piccolo ospite che si è avvicinato a Martino chiedendogli aiuto con un giocattolo: «quando arrivi qui cambia la dimensione della relazione. Non sei attento solo al tuo bambino, ma automaticamente diventi attento a tutti i bambini. Non serve che una mamma che si assenta dalla stanza si preoccupi di chiedere a qualcuno che dia un’occhiata a suo figlio, si fa in maniera del tutto naturale. E i bambini sono i primi a cogliere questo senso di comunità».
Martino ha preso in braccio sia suo figlio sia l’altro bimbo e spiega «è incredibile come i bambini siano molto più aperti degli adulti. Questo è un luogo che ci aiuta a capirli meglio. Venendo qui, per esempio, mi sono accorto che mio figlio amava molto giocare con la cucina. I fornelli, i mestoli e le pentole. Sono gesti che vede fare a casa da me e dalla mamma e che quindi imita volentieri. Così abbiamo deciso di comperare una piccola cucina e anche a casa lui ci gioca molto. Se non fossi venuto qui non avrei mai scoperto questo amore di mio figlio per i fornelli».
Il citofono di casa Baobab continua a suonare e la stanza dei giochi si riempie di voci di bimbi, mamme e anche di nonne. Elena Conelli, psicoterapeuta e membro fondatore di Baobab, spiega che la cooperativa è nata per mettere a sistema le esperienze in campo sociale e sanitario delle sue operatrici. Un team tutto al femminile, con buona esperienza e soprattutto con grande attenzione ai bisogni della società. «Ognuna di noi era già attiva in campo psicologico, educativo e sociale, ed eravamo quindi già confrontate con le difficoltà delle persone. Vedevo mamme e papà affaticati dal compito di essere genitori, ma questo era enfatizzato dall’essere spesso soli. Si creava per loro una specie di spirale in negativo, nella quale la nascita di un figlio poteva diventare un problema, se gestito senza una rete familiare o amicale nella quale inserirsi. Per chi arriva sul territorio da un paese straniero, la nascita di un bimbo rischia di costituire un aggravarsi dell’isolamento e un accentuarsi delle paure. Per un neo genitore avere dei timori rispetto ai figli è normale, ci si pone delle domande e non sempre si è in grado di trovare risposte in tempi utili. Poter confrontare i propri dubbi, le proprie incertezze con altri genitori è di grande aiuto. Anche in ambito educativo, da parte delle mie colleghe, c’era la voglia di poter sostenere l’essere genitore a titolo preventivo. La sfida è stata quindi quella di costruire uno spazio nel quale l’accento fosse posto fortemente sulla genitorialità e che permettesse a mamme e papà, ma anche a nonne e nonni di poter trovare un ambiente a misura d’uomo dove sentirsi accolti e rassicurati, ma anche dove poter semplicemente passare del tempo rilassandosi con i propri figli. Noi offriamo uno spazio informale, con molti momenti conviviali, ma anche degli appuntamenti strutturati, per chi ne ha bisogno. Offriamo gratuitamente sostegno individuale e mediazione culturale per garantire un diritto fondamentale: quello di crescere dei bimbi sani e felici».
Il progetto Baobab può essere sostenuto su progettiamo.ch