Le persone single sono in aumento rispetto al passato. Vivere da soli, per alcuni, non è più considerato un ripiego ma una scelta, migliore di qualsiasi alternativa di coppia. Portavoce di questo movimento informale è Bella DePaulo, psicologa sociale, autrice di Singled Out: How Singles Are Stereotyped, Stigmatized, and Ignored, and Still Live Happily Ever After (Isolati: come i sigle vengono stereotipati, stigmatizzati e ignorati e comunque hanno una vita felice), definita dal mensile statunitense «The Atlantic» «la principale pensatrice e scrittrice americana dell’esperienza single».
Bella DePaulo, in tutto il mondo ci sono sempre più single. Qual è la sua spiegazione a questa tendenza?
Ci sono diverse ragioni. Rispetto a una volta, per gli uomini è più difficile trovare un buon lavoro perché servono istruzione e formazione, quindi spesso il momento del matrimonio viene rimandato. Per le donne, il matrimonio non è più necessario: lavorando, in genere, possono riuscire a guadagnare abbastanza da mantenersi e anche da provvedere a un figlio. Secondo me è interessante notare che sempre più persone scelgono questa condizione. Io le definisco «single di cuore»: preferiscono stare sole, vivendo in modo autentico, significativo e appagante.
Crede che essere single offra dei vantaggi?
Sì, specialmente se è una scelta. Le persone single hanno la libertà di creare il tipo di vita che prediligono, decidendo cosa è importante per loro, senza il bisogno di mettere al centro dell’esistenza un partner romantico. Possono apprezzare e prendersi cura di chi vogliono. Amano la solitudine, il tempo per sé stesse e coltivano passioni e hobby.
Perché la società sembra ancora riluttante ad accettare che ci siano single felici per scelta?
Si vuole credere nelle favole: incontrerai la persona speciale, la sposerai e tutti i tuoi sogni si avvereranno. Chi si sposa, investe in quest’idea e pensa di stare meglio di chi fa scelte diverse. I media, la cultura popolare, la politica e le altre istituzioni non hanno ancora accettato che esiste una realtà più sfaccettata, lontana dalle rappresentazioni stereotipate e negative. Continuiamo a vedere valorizzate esclusivamente le storie di persone che aspirano a sposarsi. In molte società, come gli Stati Uniti, ci sono leggi e politiche che avvantaggiano e proteggono ancora solamente chi sceglie il matrimonio.
Essere single significa vivere senza amore?
No, ci sono così tanti tipi di amore: amicale; familiare; per i bambini; per figure spirituali; per la terra; per le idee. Alcuni single vivono anche l’amore romantico, semplicemente non lo vogliono mettere al centro delle loro esistenze.
Di recente ha scritto proprio un articolo sull’amore romantico. Perché siamo ancora fermi a questo concetto?
Si è ancora innamorati dell’amore romantico. Lo si vuole, a volte disperatamente, come se trovarlo trasportasse magicamente in uno stato di beatitudine superiore (il che non succede). Eppure, le narrazioni romantiche sono soffocanti, riducono le infinite varietà degli esseri umani a una sola storia. Appena ci distanziamo dalla visione dominante, ci rendiamo conto che la nostra immaginazione ci può portare lontano dai sentieri logori. Gli scienziati sociali hanno contribuito in un certo modo alla mania per l’amore romantico, concentrandosi su questo concetto a discapito di altri. Tuttavia, sempre più spesso, stanno facendo emergere i potenziali svantaggi di un investimento eccessivo nelle relazioni esclusive. Pensiamo alla stessa idea di amore: è recente, se la consideriamo da un punto di vista storico. Secondo Elaine Hatfield e Richard Rapson, autori di Love & Sex: Cross-Cultural Perspectives, per la maggior parte della storia occidentale, fino al diciottesimo secolo, l’amore non era destinato a finire bene. Si presumeva che la passione portasse alla vergogna, all’umiliazione e al disonore. In Marriage, a History: How Love Conquered Marriage, la storica sociale Stephanie Coontz ha scritto: «Certamente, gli esseri umani si sono innamorati nel corso dei millenni, a volte anche dei propri coniugi, ma il matrimonio non riguardava fondamentalmente l’amore». Le famiglie più abbienti consolidavano la ricchezza, univano le risorse, stringevano alleanze politiche e concludevano trattati di pace sposando strategicamente i figli e le figlie. I meno ricchi, invece, avevano altre preoccupazioni, come sposarsi con qualcuno che avesse i campi vicini ai propri oppure avere suoceri che fossero di aiuto e non di ostacolo alla famiglia. In altri tempi e luoghi, il più grande amore di tutti doveva essere riservato a Dio.
L’amore romantico può essere dannoso?
Le ricerche ci dicono che, nel tempo, le persone coinvolte in relazioni sentimentali possono diventare più depresse di chi è single. È particolarmente probabile che gli adolescenti vengano condizionati in maniera negativa. Su questi ultimi è stato realizzato uno studio negli Stati Uniti: sono stati seguiti, per un anno, oltre ottomila giovani tra i dodici e i diciassette anni. Quelli coinvolti sentimentalmente si sono dimostrati più depressi degli altri anche se la relazione durava da un anno e non erano stati lasciati. Tenere troppo al romanticismo può limitare la vita delle donne. Secondo un esperimento, quando le donne osservano immagini romantiche stereotipate di tramonti o di cene, esprimono meno interesse per la scienza e la tecnologia. Le donne che al college sono fidanzate sono più distratte delle altre durante le lezioni di matematica. Nei giorni in cui mandano messaggi, chiamano o vedono il ragazzo trascorrono meno tempo a fare i compiti. E il calo di concentrazione aumenta ulteriormente il giorno seguente.
Nota
L’intervista è stata tradotta e in alcuni passaggi adattata dalla giornalista.