Sindache per passione

Ticino – Sono 13 su 115 le donne a capo di un Esecutivo comunale. Per loro è più difficile affermarsi ma non impossibile: «grazie alla motivazione e alle soddisfazioni si riesce a pianificare il quotidiano»
/ 13.01.2020
di Romina Borla

Le sindache in Ticino sono mosche bianche. «Per la precisione 13 su un totale di 115», ci fa sapere la Sezione degli enti locali del Cantone. Tredici donne che preferiscono farsi definire sindaco perché – spiegano quelle che abbiamo sentito – «sindaca suona male». Hanno orientamenti politici diversi (4 del PLR, 4 del PPD, 4 rappresentanti di liste civiche e una leghista) e non sono tendenzialmente favorevoli alle quote rosa anche se auspicano una maggiore presenza femminile in politica. «Differenti punti di vista – sostengono – arricchiscono il dibattito». La maggioranza detiene la carica dalle ultime elezioni e rappresenta la prima «sindaco donna» del proprio Comune. A 50 anni dalla concessione del diritto di voto femminile in materia cantonale, e a pochi mesi dal rinnovo dei poteri comunali, ne abbiamo interpellato alcune.

Partiamo dalla sindaca in carica da più tempo: Sabrina Romelli, già consigliere e municipale di Montagnola, dal 2004 alla guida dell’Esecutivo di Collina d’Oro. Cinquantacinque anni, figlia d’arte (il padre Flavio è stato sindaco di Montagnola dal 1964 al 1988), ha già fatto sapere di non voler sollecitare il suo quinto mandato e afferma: «Le donne in politica come in tutti gli ambiti tradizionalmente maschili sono confrontate con una certa diffidenza, specialmente all’inizio della carriera. Devono insomma provare più degli uomini quanto valgono». «Ma poi con i buoni risultati riescono a conquistare la fiducia e l’onda rosa di questi ultimi anni ne è una dimostrazione», osserva dal canto suo la sindaca di Sant’Antonino Simona Zinniker, eletta tacitamente nel 2015 dopo 15 anni di impegno come vicesindaca. Resta il fatto che viviamo in una società dove sono ancora le donne – che ormai lavorano anche fuori casa – a farsi carico di gran parte delle faccende domestiche e dell’accudimento dei figli. Per questo «tutti gli ambiti che richiedono una notevole quantità di tempo diventano particolarmente ostici per noi». Ammette la politica: è pur vero che le cose stanno cambiando, anche se a piccoli passi. Così sempre più donne riescono a conciliare vita famigliare, carriera e politica. Basta organizzarsi bene. Magari sacrificando il tempo per sé. «Può succedere che alcuni periodi dell’anno o situazioni particolari richiedano maggiori sforzi ed energie – continua l’intervistata – ma nell’insieme, grazie alla motivazione e alle soddisfazioni, si riesce a pianificare il quotidiano piacevolmente». Puntando alle volte decisamente in alto. Nel mondo del lavoro e anche nell’arena politica. Le ultime votazioni federali hanno per esempio confermato l’avanzata delle donne. Al Consiglio degli Stati si è passati da 7 a 13 senatrici, mentre in Consiglio nazionale oggi si contano 82 deputate (prima erano solo 66).

«Ormai è normale vedere donne che occupano posizioni di rilievo a livello nazionale ed internazionale», sottolinea Claudia Boschetti-Straub, prima sindaca del Comune di Blenio e della storia della Lega dei Ticinesi (dal 2016). Merkel in Germania, Lagarde prima al FMI poi alla BCE, Von der Leyen a Strasburgo, ecc. «Loro hanno dato un’immagine diversa della donna al potere. Certo, nel nostro piccolo Ticino qualche tabù rimane. Ad esempio se si presenta una donna sindaco, specie in valle, qualche smorfia di sorpresa la si nota ancora… Ma è solo l’impatto. Quando si comincia a parlare di cose serie i problemi scompaiono». La politica comunale – spiega la nostra interlocutrice – è legata al territorio, alla concretezza, ai progetti, agli aspetti pratici. «Ambiti in cui le donne sono fortissime». Come fortissime sono, secondo Boschetti-Straub, nei sentimenti. «Noi lavoriamo con passione e la passione porta a grandi risultati». 

La passione per la politica non manca ad Anna Celio-Cattaneo, eletta sindaca di Monteceneri nelle ultime elezioni comunali. «In casa mia era pane quotidiano», racconta. «Si faceva un gran discutere e c’era un viavai di personaggi pubblici anche ad alti livelli (l’ex consigliere federale Nello Celio, ad esempio, era il cugino di suo nonno, ndr.)». Il fatto di essere donna non era un problema, continua. «Non si faceva nessuna differenza. Tutti erano chiamati ad impegnarsi per il bene collettivo. Crescendo mi sono comunque resa conto che per le donne è più difficile affermarsi in determinati campi. Spesso ci si ritrova a dover scegliere tra carriera, famiglia e politica. Tante di quelle che arrivano ad alti livelli non hanno figli. È difficile insomma far quadrare il cerchio ma non impossibile. È una questione di scelta. Bisogna decidere di scendere in campo e poi impegnarsi a fondo, anche se c’è chi ti mette i bastoni tra le ruote». Troppo poche, secondo Celio-Cattaneo, sono disposte a farlo. «Ed è un peccato. La politica non è solo confronto duro. È un’esperienza che insegna moltissimo e permette di conoscere un’infinità di situazioni e persone interessanti». «È necessario che più donne osino e si mettano a disposizione», esorta Sabrina Romelli che riprende la parola. «Buttatevi con coraggio! Siamo capaci e competenti, dobbiamo solo farci avanti. Non possiamo dare la colpa a chi non ci vota oppure puntare sull’introduzione di correttivi che sminuirebbero ulteriormente il ruolo femminile». La sindaca di Collina d’Oro si riferisce alle quote rosa che, tra l’altro, non piacciono a nessuna delle nostre interlocutrici. 

«Non mi sento di sostenere delle crociate femminili in politica», dichiara ad esempio Alessia Ponti, alla testa dell’Esecutivo di Castel San Pietro dal 2014 (allora aveva 32 anni ed era il sindaco più giovane del cantone). «È il merito che bisogna promuovere indipendentemente dal sesso», precisa. «Certo, una maggiore presenza femminile in politica è auspicabile: le donne hanno una sensibilità diversa su alcuni temi. Infatti per natura e per esperienza sono giocoforza confrontate con problematiche differenti rispetto agli uomini. Quindi il loro punto di vista arricchisce il dibattito politico e può aiutare a migliorare la vita dei cittadini». 

Le altre sindache ticinesi in carica sono: Claudia Canova (Morbio Inferiore), Brigitte Cella (Astano), Margherita Manzini (Croglio), Antonella Meuli-Pagnamenta (Sorengo), Fabrizia Milesi (Brione sopra Minusio), Daniela Moretti (Linescio), Simona Soldini (Muzzano), Nicole Volontè-Pagani (Cureglia). Chissà se concorreranno alle elezioni del prossimo 5 aprile? Lo sapremo l’11 febbraio, quando verranno pubblicate ufficialmente le liste coi nomi di chi scenderà in lizza.