Siete allodole o gufi?

Cronobiologia – Scopriamo la disciplina che studia i tempi e i ritmi della nostra vita
/ 29.08.2022
di Eliana Bernasconi

Per non incorrere in confusioni chiariamo che la Cronobiologia di cui parliamo non ha niente a che vedere con la teoria dei «Bioritmi», secondo la quale la nostra vita è governata da 3 brevi periodi che si susseguono costantemente: fisico, emotivo e intellettuale, la qualità dei quali gli astrologi calcolano sulla base della data di nascita. La Cronobiologia è, invece, una disciplina abbastanza recente che studia i ritmi biologici degli esseri viventi e la loro periodicità. Ritenuta sino a pochi anni fa una scienza bizzarra e di serie B è oggi materia di studio in importanti università e centri clinici, ci sono cronobiologi che lavorano al servizio della NASA. Tutto in noi obbedisce a un ritmo, la respirazione, il battito cardiaco, la temperatura corporea, il ciclo sonno-veglia, l’appetito, ogni essere umano possiede un «orologio biologico» interiore, così come il mondo che ci circonda funziona seguendo ritmi precisi.

Verso la fine degli anni 40 Franz Halberg, un giovane ricercatore europeo impegnato negli Stati Uniti, analizzando il sangue di alcune cavie notò come il numero dei globuli bianchi aumentava e diminuiva sensibilmente nell’arco della giornata, tracciò un grafico di tali variazioni e scoprì che esse davano vita a un ciclo giornaliero che chiamò ritmo «circadiano» (dal latino circa diem, circa un giorno). Il nostro ritmo circadiano più evidente è il ciclo sonno-veglia, ma accanto ad esso molti altri ritmi regolano le funzioni dell’organismo, come la temperatura corporea, la pressione sanguigna, la secrezione ormonale, la divisione cellulare. I ritmi circadiani seguono un ciclo che si aggira sulle 24 ore, ritmi inferiori a 20 ore vengono classificati come ritmi ultraradiani. Si è scoperto che nel nostro organismo ogni 90 minuti si verificano lievissime variazioni che riguardano ad esempio il tracciato delle onde cerebrali, i movimenti oculari, il tono muscolare, variazioni legate a fasi di stanchezza o sonnolenza, all’affaticamento, al nostro livello di attenzione, allo stimolo della fame o del flusso urinario. Fin dalla nascita disponiamo di un insieme di ritmi circadiani specifici ma occorrono settimane o anche anni perché essi si sincronizzino con l’ambiente esterno, i neonati a partire dalla 2° o 3° settimana di vita tendono a urinare maggiormente durante il giorno indipendentemente dagli orari delle poppate, poi fra il 1° e il 5° mese di vita sviluppano un ritmo giornaliero, ma non tutte le funzioni corporee si stabilizzano in tempi così brevi. I ritmi circadiani subiscono modificazioni sostanziali anche nella vecchiaia, se a 20 anni possediamo un ritmo di 25 ore e 6 minuti è assai probabile che a 60 sarà di 24 ore e 6 minuti, il che significa che con il passare del tempo il nostro ciclo giornaliero sonno-veglia tenderà a essere più breve. Uno dei ritmi mensili più evidenti è il ciclo mestruale femminile, si ripete una volta al mese dalla pubertà alla menopausa per circa 400 volte nell’arco della vita media di una donna, come il ciclo lunare si articola, salvo disturbi, in 4 diverse fasi, dalla sindrome premestruale all’ovulazione.

Anche alcune forme depressive avrebbero carattere stagionale, taluni studiosi avrebbero concluso che gli orologi biologici dei soggetti colpiti da depressione non funzionerebbero a dovere. Essere fuori ritmo e fuori fase non è semplice da gestire, lo scombussolamento è causa di stress, come ben sa la sterminata categoria dei turnisti (cioè lavoratori che fanno i turni di notte) o di chi viaggia in aereo e si sposta frequentemente da un fuso orario all’altro. Questo continuo processo di riadattamento cui molti sono costretti produce affaticamento mentale.

Alle 11 del mattino ognuno di noi è una persona ben diversa da quella che è alle 11 di sera, le variazioni del nostro umore sono infinite, abbiamo alti e bassi quotidiani, ogni ora e mezzo attraversiamo una fase in cui siamo più vulnerabili alla stanchezza e al sonno. Dopo anni di ricerche i cronobiologi hanno individuato i momenti della giornata migliori: la nostra sensazione di benessere aumenta sensibilmente nelle ultime ore del mattino, per molti l’ora migliore è il mezzogiorno, quando il livello di vigilanza è massimo, mentre una improvvisa flessione e caduta di tono si verifica nel pomeriggio per un paio d’ore, le ore pomeridiane risultano indicate per esercitazioni al pianoforte o con altri strumenti musicali, per lavori manuali e mansioni facili e ripetitive. Il momento migliore per memorizzare a breve termine, come ben sanno gli studenti, è il mattino, sembra che la facilità con cui ricordiamo le cose dipenda dal momento in cui le apprendiamo. Verso il tramonto, la coordinazione migliora in generale e i nostri sensi sembrano farsi più acuti, questo aiuterebbe a comprendere come mai in tutto il mondo la gente ama riunirsi di sera per divertirsi, suonare, mangiare. Le ore del pomeriggio e della sera sono anche le migliori per fare attività sportiva.

Voi rientrate nella categoria delle allodole o in quella dei gufi? Siete animali diurni o notturni? In parole povere amate alzarvi sempre molto presto e coricarvi di conseguenza o date il meglio di voi a notte alta? Pare che i «diurni» abbiano un carattere piuttosto introverso mentre i «notturni» siano maggiormente espansivi. È importante in ogni caso conoscere i nostri ritmi biologici e gli effetti di tutte le fasi del sonno. Anche l’impulso e il desiderio sessuale (come scrivono Susan Perry e Jim Dawson in Le ore del corpo, Armenia ed.) seguirebbero un andamento ciclico, raggiungendo un picco nel periodo di fine estate, inizio autunno, e non in primavera, come vorrebbero farci credere i poeti…