Si indaga sul melanoma

Medicina - Il tumore della pelle marcia più veloce e la ricerca si concentra sulle sue metastasi
/ 17.08.2020
di Maria Grazia Buletti

A causa della pandemia Covid-19, la Campagna contro il cancro della pelle di quest’anno non avrà luogo come di consueto. Questa la decisione della Società svizzera di dermatologia e venereologia (Sgdv) che però esorta tutti a prestare la necessaria attenzione alla pelle, senza dimenticare di godersi il sole ma con cautela, e di proteggersi dai raggi UV. 

Dei tumori della pelle bisogna parlare perché dobbiamo tenere presente che sono fra i cancri più frequenti nella popolazione. Una persona su tre sviluppa prima o poi un cancro alla pelle e con circa 2500 nuovi casi di melanoma diagnosticati all’anno, la Svizzera detiene il primato del tasso di incidenza fra i più alti in Europa. 

Già qualche tempo fa, avevamo intervistato il dermatologo Gionata Marazza che ci aveva messo in guardia: «In seguito ai cambiamenti climatici, alle abitudini di vita e alla predisposizione genetica, i tumori che attaccano la pelle sono in aumento e colpiscono sempre più anche i giovani». I più usuali sono il carcinoma basocellulare e quello squamocellulare: «Sono molto più frequenti del melanoma, ma fortunatamente curabili in modo efficace se diagnosticati precocemente». 

È il melanoma, però, ad essere il più temuto perché molto più pericoloso degli altri due, anche se meno diffuso. E marcia più veloce, come conferma il ricercatore Tommaso Virgilio che incontriamo all’IRB di Bellinzona (Istituto di Ricerca in Biomedicina, affiliato all’Università della Svizzera italiana). Virgilio è attivo nella ricerca Modulazione in vivo della risposta del linfonodo sentinella alle metastasi di melanoma per una migliore immunoterapia: lo studio sulle metastasi del melanoma a cui è stata assegnata una delle cinque borse di studio da IBSA Foundation Fellowships. 

L’importanza di questa ricerca risiede nella pericolosità del melanoma: il più letale tra i tumori della pelle, a causa della sua abilità nel formare metastasi: «Sono cellule tumorali capaci di lasciare il tumore originario e migrare al linfonodo più vicino (sentinella), da dove accedono ai vasi sanguigni e invadono altri organi come i polmoni e il cervello. Qui le cellule metastatiche danno origine a nuovi tumori (metastasi), potenzialmente letali per la persona». 

L’interesse di una ricerca di questo tipo risiede in diverse ragioni e possiamo in effetti considerarla una sorta di prevenzione parallela a quella di sensibilizzazione della popolazione: «La prevenzione delle campagne che si rivolgono alle persone si concentra sull’informazione riguardo ai possibili rischi del melanoma, con i relativi consigli su come evitarli; che questo abbia una grande importanza è dimostrato, ad esempio, dallo screening mammario dove la prevenzione funziona molto bene». 

Il significato preventivo della ricerca di cui stiamo parlando agisce in un altro senso: «Vogliamo arrivare a limitare, in futuro, il numero di nuovi casi: i nostri studi sono mirati a trovare come insorge la malattia, dando nuovi strumenti per limitarne l’aumento dell’incidenza del melanoma». Ancora una volta, il nostro interlocutore osserva che purtroppo la percezione del rischio è sottostimata: «La persona media non si protegge dai raggi UV nemmeno quando fa una passeggiata d’estate». 

Così egli ribadisce la pericolosità di questo tumore a causa della sua incidenza crescente: «Una caratteristica unica e particolare all’interno della grande classe di tumori che lo vede purtroppo in aumento soprattutto nei paesi occidentali; la Svizzera è piccola, ma all’ottavo posto nel mondo dei paesi con incidenza maggiore di melanoma: secondo i dati 2018 dell’OMS e considerando tutte le età, per incidenza è il quinto tumore più frequente negli uomini (dopo prostata, colon-retto, polmoni e vescica) e quarto nelle donne (dopo seno, colon-retto e polmoni)». 

Le raccomandazioni sono sempre quelle, ma vanno ricordate: «La migliore prevenzione è il monitoraggio delle lesioni precancerose che devono essere tenute costantemente sotto stretto controllo». Si può fare un parallelismo con il tumore al seno per il quale l’aumento dei controlli e la sensibilizzazione si sono dimostrate due chiavi vincenti. «E come il tumore al seno, il melanoma diventa molto aggressivo quando metastatizza, ecco perché il suo riconoscimento precoce è di importanza decisiva e la sua rimozione chirurgica può salvare la vita», afferma il ricercatore che spiega come questa ricerca (capitanata dal capo laboratorio responsabile di progetto dottor Santiago Gonzalez) si concentra proprio sulle cellule metastatiche giunte all’interno del linfonodo sentinella. Una direzione doppiamente importante per il fatto che: «Nonostante questo processo sia noto e importante, ancora poco si sa su come il cancro possa crescere nel linfonodo sentinella, che è un organo di per sé ricco di globuli bianchi». 

Gli studi condotti fino ad ora hanno già portato a qualche scoperta: «Abbiamo dimostrato che specifici globuli bianchi, chiamati macrofagi, producono delle proteine infiammatorie capaci di promuovere la crescita tumorale». Grazie al sostegno di IBSA Foundation Fellowships, e con l’ausilio di moderne tecniche di microscopia e mappatura genomica, verrà studiato il meccanismo con il quale queste proteine infiammatorie accelerano la diffusione delle metastasi: «L’obiettivo è quello di identificare nuove strategie per immunoterapie che possano rallentare la crescita del melanoma metastatico». 

Non si può, per ora, cantar vittoria perché Tommaso Virgilio conferma come coi tumori sia difficile osservare e interpretare («Nulla funziona come nero o bianco»), ma di questi e dei futuri risultati potranno beneficiare le terapie farmacologiche che, per il melanoma, affiancano la terapia chirurgica ed eventualmente quella radioterapica: «Pensiamo a una sorta di ripolarizzazione del sistema immunitario da parte dei farmaci immunoterapici, in modo che agiscano sui globuli bianchi stimolandone alcune caratteristiche e bloccandone altre, così da renderli più reattivi contro il tumore». 

Poco da aggiungere per dimostrare la grande importanza della sperimentazione in corso: «Vogliamo fare in modo che, nonostante la continua crescita, il melanoma faccia sempre meno paura».