Sessant’anni di CSIA

Il Centro scolastico per le industrie artistiche attraverso le esperienze di alcuni allievi di oggi e di ieri
/ 03.01.2022
di Stefania Hubmann

Luci, colori e profumi del mondo dell’arte, da percepire e vivere ogni giorno dentro e fuori le aule, riflettono la passione di studenti e docenti del Centro scolastico per le industrie artistiche, più conosciuto come CSIA. Sono sensazioni che questa comunità di circa 700 persone desidera trasmettere ai visitatori e a chi passa vicino alla sede in via Brentani 18 a Lugano o magari vede allieve e allievi all’aperto a disegnare senza capire bene quale sia l’obiettivo della loro formazione. Eppure questa scuola – uno dei centri professionali cantonali coordinati dalla Divisione della formazione professionale del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport – festeggia nell’anno scolastico in corso 60 anni dalla fondazione, 60 anni durante i quali ha permesso a spiriti creativi di esprimersi con rigore proseguendo la carriera professionale in Ticino, nel resto della Svizzera e all’estero. Anche chi ora è affermato e vive lontano, ricorda con gratitudine l’esperienza scolastica al CSIA, dove ha trovato accoglienza, menti aperte e un coaching personalizzato. I rapporti con i compagni sono profondi, favorendo relazioni che si mantengono nel tempo. Abbiamo raccolto queste testimonianze direttamente nella scuola e interpellando un ex allievo grazie alla collaborazione del direttore Roberto Borioli nell’intento di dar voce a chi il CSIA lo vive o lo ha vissuto quotidianamente.

A inizio dicembre la facciata del Centro è decorata con immagini che desiderano trasmettere il suo spirito. Sono il frutto di un progetto didattico al quale Noemi Menghetti di Tesserete, all’ultimo anno della formazione quale decoratrice 3D, ha contribuito personalmente. Le numerose iniziative che da settembre 2021 a giugno 2022 celebrano l’anniversario sono tutte ideate e realizzate in stretta collaborazione con gli studenti. «Abbiamo molte idee da esprimere e grazie alla scuola riusciamo a comprendere come realizzarle dando vita a progetti concreti», ci racconta con entusiasmo Noemi. «L’obiettivo è riuscire a trasformare le nostre passioni nella nostra professione. Le sezioni sono molto diverse fra loro, ma nell’insieme il principio è il medesimo». Da piccola scuola professionale di base, il CSIA è infatti diventato un istituto complesso che offre più corsi di formazione professionale di base (a tempo pieno e per apprendisti) come pure formazioni superiori. Noemi apprezza l’elevata percentuale di materie culturali che affiancano quelle prettamente professionali che spaziano, a dipendenza dei settori, dalla decorazione alla creazione di tessuti, dalla grafica alla comunicazione multimediale. Lo studio e il lavoro pratico sui progetti – quest’ultimo da svolgere anche a casa – si affiancano in «un percorso che ti fa sentire più sicuro, ti fa capire quale tipo di artista sarai in futuro». Quale sarà quindi il futuro di Noemi dopo il CSIA? «Desidero iscrivermi all’HEAD (Haute École d’art et de design) a Ginevra per seguire una formazione superiore di stilista».

Mira invece ad entrare subito nel mondo del lavoro Anita Magrin, pure all’ultimo anno, ma della Scuola specializzata superiore di arte applicata. Anita ha 25 anni ed è giunta al CSIA da Verona dopo aver già conseguito un diploma e maturato esperienze professionali. A Lugano, dove vive la madre, ha trovato il tipo di formazione al quale ambiva: «Sono stata ammessa sulla base di portfolio, lettera di motivazione e colloquio in un percorso che mi ha attirato perché conciso (due anni). Amo molto anche lo spirito di gruppo che si è creato fra gli studenti, facilitato dal fatto che siamo solo in nove. Questo permette pure di essere ben seguiti dai docenti». Per Anita è inoltre essenziale l’aspetto tecnico, vale a dire la possibilità di entrare nel vivo di quella che sarà l’attività nel mondo del lavoro, così da essere immediatamente operativa al termine della formazione. Il percorso scolastico guida infatti ragazze e ragazzi dalla massima creatività espressa senza filtri al confronto con i limiti imposti dalla realtà produttiva, sia a livello di realizzazione, sia di budget da rispettare. Stages nelle aziende e lavori di diploma per committenti reali favoriscono questo confronto.

«Collaboriamo intensamente con una ventina di aziende locali senza per questo entrare in concorrenza con i professionisti del settore, in larga misura formatisi proprio nel nostro istituto», spiega al riguardo il direttore del CSIA Roberto Borioli. «Questa interazione fa parte dell’essenza stessa della scuola da sempre. Il progresso tecnologico ha messo a disposizione nuovi strumenti di lavoro per esprimere e concretizzare le idee, ma il focus rimane il prodotto, ideato da esseri umani affinché sia utilizzato da altri esseri umani». Vicino agli studenti anche in qualità di docente di Marketing e Semiologia della forma, il direttore aggiunge: «Il CSIA non può insegnare ad avere buone idee. Il suo compito è quello di confrontare ragazze e ragazzi con le loro potenzialità, mostrando i metodi da seguire per poter giungere in modo strutturato al progetto e alla sua realizzazione. La centralità della persona è la forza di questo campo, confrontato, come d’altronde tanti altri, con un’agguerrita competizione e l’esigenza di un aggiornamento costante».

Gli ex studenti dimostrano però che dal CSIA si esce con le competenze necessarie per raccogliere queste sfide. A Zurigo abbiamo raggiunto telefonicamente Luca Viglianti, 37 anni, Visual & Art Director 3D presso PKZ e copresidente dell’Associazione svizzera Polydesign 3D. Partito dopo l’apprendistato quale decoratore 3D per imparare il tedesco, il giovane ticinese è rimasto a lavorare e vivere nella città sulla Limmat, i cui sbocchi nel settore sono maggiori. Racconta Luca Viglianti: «Ho lavorato a lungo per Globus e per un’azienda internazionale di store design, contribuendo a progetti internazionali. La nostra professione è in continua evoluzione e attraverso l’associazione vogliamo impegnarci per migliorare la sua conoscenza da parte del pubblico e garantire una formazione al passo con i tempi». Dall’attenzione concentrata sulle vetrine il cliente è passato all’esperienza emotiva all’interno del negozio giungendo oggi – ci spiega il nostro interlocutore – alla ricerca dello sfondo «instagrammabile». Video e immagini da postare sui social da parte dei clienti condizionano quindi il lavoro dei decoratori. Luca Viglianti: «Il nostro ruolo è evoluto anche all’interno dell’organizzazione aziendale. Siamo in effetti chiamati a svolgere una funzione ponte fra il marketing e la vendita. La nostra presenza fisica negli spazi di vendita permette di offrire al primo feedback e nuovi input. Tutti i settori lavorano secondo una precisa visione che ciclicamente propone al cliente nuove storie nelle quali immergersi e provare emozioni, quali ad esempio il tema natalizio o quello estivo delle vacanze. Oggi i negozi offrono ambienti sofisticati, arricchiti di caffè o altri spazi riservati a esperienze che vanno oltre l’acquisto di un prodotto». Nella sua articolata attività professionale a Luca Viglianti capita ancora di contattare specialisti di altri rami ex compagni di scuola al CSIA. «Innanzitutto quanto imparato nei primi anni di formazione al CSIA mi è stato molto utile anche nelle tappe successive della carriera» precisa Luca. «Ricordo un mondo molto aperto che ha permesso alle mie prestazioni scolastiche di decollare. I docenti hanno sempre lasciato grande spazio alla nostra creatività, spronandoci in maniera positiva ad esprimere al meglio il nostro potenziale e trasmettendoci tanta forza. Grazie a un gruppo di studio ristretto, abbiamo potuto beneficiare di un coaching personalizzato e di legami fra pari che ancora oggi rappresentano validi contatti professionali».

I 60 anni del CSIA vengono celebrati in questi mesi dentro e fuori la scuola, guardando insieme al passato e al futuro. Un’esposizione dedicata alla figura dello storico direttore Pietro Salati (1920-1975) è stata allestita lo scorso autunno negli spazi dell’atrio e della biblioteca, mentre una gigantesca caffettiera di metallo è stata restaurata e riposizionata all’entrata quale installazione informativa sugli eventi. La facciata che si rinnova, l’installazione urbana prevista in centro Città la prossima primavera, un concorso fotografico sono invece segni presenti e futuri del CSIA, scuola, ma prima ancora comunità animata dalla passione per l’arte e il design.