Un salto nel Ticino del Medioevo per tornare su per giù all’anno Mille. Per scoprire e capire chi fossero i nostri antenati e quale fosse il tipo di vita che conducevano. Un viaggio nel tempo reso possibile dalle tracce archeologiche che per più di sei secoli sono rimaste celate sotto le mura del Castello di Serravalle, situato su una rocca nei pressi di Semione, all’imbocco della Valle di Blenio. È quanto ci permetterà di fare un volume di prossima pubblicazione (edito dall’Accademia di Architettura di Mendrisio e dall’Associazione svizzera dei castelli di Basilea) che riassume i risultati degli scavi archeologici compiuti tra il 2002 e il 2006 da una squadra di specialisti guidati dall’archeologa e storica Silvana Bezzola Rigolini e dal professor Werner Meyer.
«Il primo impulso è arrivato dell’Associazione Amici del Castello di Serravalle che si è rivolta all’Accademia di architettura di Mendrisio. Da lì sono stata coinvolta anche io» ci dice l’archeologa ticinese «e abbiamo chiesto il sostegno del Fondo nazionale per la ricerca scientifica, coinvolgendo anche l’università di Basilea e l’Ufficio dei beni culturali. Il progetto nel suo complesso è stato sostenuto da diversi enti pubblici e privati, in particolare dal generoso contributo del Comune di Serravalle e dei comuni della valle di Blenio». Un lavoro che porta dunque il sigillo di ben due università e che anche in questo senso rappresenta una prima storica per il canton Ticino.
«È stato particolarmente interessante svolgere queste ricerche, perché il tardo Medioevo in Ticino, per quanto riguarda gli edifici non religiosi, non era mai stato indagato dal punto di vista archeologico in modo sistematico» sottolinea Silvana Bezzola Rigolini: «Abbiamo in particolare scoperto che a Serravalle non c’è un solo castello ma due. Abbiamo infatti ritrovato un primo castello sotto la superficie del terreno, di cui non si aveva alcuna testimonianza materiale. Abbiamo potuto studiare le diverse fasi architettoniche che hanno portato nei secoli alla realizzazione di queste due stutture».
Con un mistero che continua comunque ad essere tale. Non è tuttora possibile stabilire con esattezza il periodo in cui la prima fortezza è stata edificata, anche se diversi indizi lasciano pensare che il sito fosse abitato già attorno all’800/900 dopo Cristo. Venne distrutto una prima volta dopo il 1176 dai Milanesi, che avevano precedentemente sconfitto a Legnano le truppe di Federico Barbarossa. Lo stesso imperatore aveva soggiornato per quattro giorni a Serravalle, affidando poi il castello a famiglie nobili della regione sue alleate. Il maniero fu poi ricostruito dagli stessi Milanesi tra il 1230 e il 1240, anche per poter meglio controllare la via di transito del Lucomagno.
«Abbiamo potuto scoprire anche come avvenne la distruzione di questi due castelli» ci spiega la studiosa. «Il secondo, ad esempio, fu attaccato con l’ausilio di balestre e archi. Abbiamo rinvenuto centinaia di punte di freccia. Il castello fu attaccato, saccheggiato, incendiato e poi con l’intervento di una squadra di specialisti fu ulteriormente demolito. Non sappiamo chi lo abbia distrutto con certezza perché non ci sono fonti storiche a supporto di indicazioni precise. Sappiamo però che la leggenda secondo la quale furono gli abitanti stessi della Valle di Blenio non può essere vera, perché solo un esercito potè compiere un tale attacco. I Bleniesi non avevano le forze e i mezzi per farlo, anche se possiamo immaginare che abbiano dato il loro sostegno all’assalto».
Gli scavi archeologici non si sono limitati a far luce su queste battaglie militari, hanno anche permesso di portare alla luce migliaia di oggetti legati alla vita quotidiana di chi nei secoli ha abitato quella fortezza. «Abbiamo rinvenuto numerose tipologie di reperti» precisa l’archeologa Bezzola Rigolini: « Ceramica di lusso, ad esempio, proveniente dall’Italia del nord, o i reperti in vetro, provenienti anche dal centro Europa. Per quanto riguarda il primo castello abbiamo trovato alcuni proiettili di trabucco che servirono per distruggerlo. Si tratta del ritrovamento più a nord in Europa a testimonia dell’utilizzo di questa macchina da guerra proveniente dall’Oriente». Insomma ritrovamenti qualitativamente e quantitativamente rilevanti che per meglio capire il tipo di vita condotto allora, sia all’interno sia all’esterno del maniero.
«Grazie allo studio dei reperti possiamo risalire alla loro provenienza. A Serravalle confluivano la cultura lombarda, quella alpina e quella del nord Europa; era proprio un punto di congiungimento tra nord e sud. Il castello era una lussuosa villa dove abitava una famiglia importante, molto agiata, che amministrava la valle e poteva permettersi di importare e godere di oggetti particolarmente preziosi. Abbiamo ritrovato anche decine di migliaia di ossa animali, a dimostrazione del fatto che dentro le mura del castello molto spesso si consumava carne, anche di animali giovani; un altro indizio di benessere economico». Ricchi dentro le mura, poveri in gran parte nel resto della Valle di Blenio, dove gli abitanti non si potevano di certo permettere i mangiare carne così frequentemente.
«Chi abitava nel castello aveva la gestione del territorio e il controllo sui passaggi e sui commerci attraverso il Lucomagno. La popolazione quindi non vedeva pertanto di buon occhio questi signori, che dominavano sulle loro terre». Anche da qui la distruzione definitiva del castello nel 1402. Va detto che per oltre 600 anni le rovine della struttura furono completamente abbandonate. Solo alla fine gli anni 30 del secolo scorso si è gradualmente manifestato un interesse per la riscoperta di questa fortezza, confluito in seguito, e siamo già nel 2006, anche in un progetto di valorizzazione di Serravalle, diretto dall’architetto Nicola Castelletti, accompagnato anche da un crescente interesse pure dal punto di vista turistico, come ci conferma Juri Clericetti, direttore di Bellinzonese e Alto Ticino Turismo.
«Ritengo che il Castello di Serravalle sia un sito storico-culturale molto interessante e importante per la Valle di Blenio e di conseguenza un complemento della nostra offerta turistica, che va a integrarsi a quella dei tre castelli di Bellinzona» afferma Clericetti. «È un elemento che permette alla città di dialogare con la valle. Ricordo che il castello è parte integrante del circuito culturale della regione, che promuoviamo anche tramite il nostro sito internet, i social media e delle visite guidate organizzate presso le rovine. Senza dimenticare che Serravalle si trova anche lungo i circuiti destinati agli amanti della bicicletta e del rampichino. Insomma una struttura che promuoviamo su più livelli». In altre parole per questo terzo castello del canton Ticino – dopo Bellinzona e Locarno – c’è un futuro tutto da scoprire, per una vicenda storica iniziata ben più di mille anni fa.