Dopo aver introdotto i nudibranchi quali molluschi gasteropodi marini molto particolari, nella prima parte di questo articolo, apparsa su «Azione» n. 38 del 3 maggio 2021, oggi ne approfondiamo la conoscenza.
Sono animali largamente diffusi, dalle acque tropicali e temperate sino a quelle polari. Li troviamo più spesso nelle zone costiere di ogni continente, ovvero in quelle aree più frequentemente monitorate (data la maggiore presenza umana), e laddove è più economico e tecnicamente più agevole effettuare campi di ricerca.
Alcuni nudibranchi, tuttavia, sono stati trovati anche a 2500 metri di profondità. Sono talmente ubiquitari che ricercatori australiani (ad esempio Steve Smith, professore alla Southern Cross University in New South Wales) li stanno utilizzando come marker per documentare i cambiamenti climatici. Considerato che il loro ciclo vitale dura mediamente meno di un anno, essi si adattano più velocemente di altre specie alle rapide variazioni degli ecosistemi nei quali vivono. In particolare, i ricercatori hanno scoperto che le circa 60 specie monitorate sono state rilevate in aree più meridionali (nell’emisfero australe), ben oltre la consueta zona di osservazione, a conferma che sopravvive la specie che meglio si adatta ai cambiamenti, piuttosto che la più forte o la più intelligente.
Lo spostamento in altri areali può essere provocato da varie cause, correlate al cambiamento climatico. La variazione della temperatura determina modifiche nella direzione e intensità delle correnti marine, nel grado di salinità, di ossigeno, nutrimenti disciolti, e delle risorse alimentari, elementi tutti che possono costringere gli animali a spostarsi in zone differenti, alla ricerca di fattori ambientali a loro più congeniali.
Il professor Steve Smith della Southern Cross University, in particolare, afferma che alcuni nudibranchi sono stati osservati oltre 2500 chilometri più a sud delle consuete zone di ricerca. Il fenomeno potrebbe essere causato dalla dispersione delle larve, dovuta a una diversa traiettoria e intensità della Corrente dell’Australia Orientale. Sì, proprio quella «autostrada del mare» immortalata nel film della Pixar, Alla ricerca di Nemo, la quale trascina con sé moltissimi animali, invertebrati, pesci e tartarughe marine, dal Mar dei Coralli alla costa sud-est dell’Australia.
Esistono alcuni nudibranchi che sembrano sovvertire le leggi basilari della natura. Sappiamo che solamente i vegetali effettuano la fotosintesi clorofilliana in natura, cioè convertono la luce solare in energia (prevalentemente carboidrati e zuccheri), fissando l’anidride carbonica dispersa in atmosfera con l’acqua e pochi nutrienti dispersi nel terreno. Sappiamo anche che ogni regola ha almeno una eccezione. Ed è questo il caso di Elysia chlorotica, un bellissimo nudibranco color verde smeraldo, il quale trasferisce nel proprio mantello i cloroplasti (organi preposti alla fotosintesi) delle alghe di cui si nutre.
È stato dimostrato in laboratorio dal dottor Patrich Krug, biologo alla California State University di Los Angeles, che Elysia c. può digiunare per oltre nove mesi, purché si crogioli alla luce solare, ricavando l’energia necessaria al proprio metabolismo dall’attività dei cloroplasti. Le ricerche condotte sino a oggi hanno spiegato alcuni processi vitali, ma molte domande restano senza risposta. Ad esempio, come riescano i cloroplasti a sopravvivere nel corpo del nudibranco, privi delle proteine prodotte dalle alghe; perché l’ossigeno puro e i radicali liberi rilasciati durante il processo di fotosintesi non feriscano il nudibranco; come i cloroplasti vengano trasferiti intonsi nel mantello senza essere digeriti dal nudibranco. Tanti interrogativi probabilmente rimarranno tali, data la scarsità di esemplari di Elysia c. e la difficoltà di terminare le sperimentazioni.
Le stranezze dei nudibranchi sono sorprendenti. Cos’altro dire di «un pene usa e getta»? L’apparato riproduttore dei nudibranchi Chromodoris reticulata è l’unico esempio finora conosciuto di pene che viene abbandonato e che si riforma, e non è l’unica stravaganza. Molti nudibranchi sono ermafroditi simultanei, cioè possiedono sia gonadi maschili sia femminili. Quando si accoppiano (sempre sul lato destro), entrambi i partner si penetrano contemporaneamente e vi è uno scambio di spermatozoi reciproco. Entrambi gli individui sono fecondati e fecondano allo stesso tempo. Una ricerca condotta da Ayami Sekizawa (ricercatore alla Osaka City University) e da Yasuhiro Nakashima (ricercatore della Nihon University di Tokyo), ha dimostrato che i Chromodoris reticulata, terminato l’accoppiamento, si separano e si allontanano con una parte dei rispettivi genitali ancora estroflessi dai corpi, la quale si stacca completamente alcuni minuti più tardi. Sorprendentemente questi nudibranchi possono riprodursi nuovamente il giorno successivo (sino a un totale di tre giorni): in realtà il loro pene è di maggiori dimensioni rispetto a quello visibile.
Durante l’atto sessuale, infatti, ne viene estroflesso circa un centimetro, l’altra parte resta compressa all’interno del corpo. Ognuno dei tre segmenti è usa e getta. Inoltre, all’interno della gonade femminile, essi possono conservare lo sperma di parecchi accoppiamenti e scegliere quello con cui fertilizzare le proprie uova. Quando i ricercatori osservarono con il microscopio gli organi abbandonati dopo l’accoppiamento, notarono che erano ricoperti di piccole spine rivolte all’indietro. All’inizio ritennero che gli uncini servissero per evitare che l’organo fosse accidentalmente espulso dal partner durante l’atto sessuale. Ma poi constatarono che questi piccoli uncini trattenevano lo sperma del precedente accoppiamento. I ricercatori giapponesi conclusero che il primo atto sessuale venga utilizzato per rimuovere lo sperma depositato nel ricettacolo seminale dai precedenti nudibranchi con cui il partner si è unito. Dopo aver rimosso lo sperma dei rivali ed essersi privati del primo pene, i nudibranchi effettuano un altro atto riproduttivo con il secondo organo, aumentando la possibilità di trasmettere i propri geni. Una competizione per garantire la propria discendenza veramente impressionante.