Malgrado lo slancio inclusivo a favore delle persone con disabilità sia stato messo a dura prova dalle misure anti-coronavirus, fondate su principi esattamente opposti, l’associazione atgabbes ha avviato la ripartenza con determinazione e spirito innovativo. Da un lato rimangono le solide basi che ha costruito in oltre cinquant’anni di attività nell’ascoltare i bisogni delle famiglie, approfondirli e trasmetterli alle autorità sovente accompagnati da soluzioni già sperimentate. Dall’altro, il confronto con nuove generazioni di famiglie e professionisti impone una continua evoluzione dell’attività. Ecco quindi quest’estate il primo frutto di un lungo lavoro che punta a ribadire con forza in quale direzione si muove l’associazione e ad adeguare la comunicazione alle necessità dei tempi e ai nuovi mezzi disponibili. Lo storico bollettino è ora un’agile rivista che attraverso il nuovo logo colorato chiarifica l’azione di atgabbes estesa a tutti i cicli di vita secondo cinque principi: includere, rappresentare, informare, accompagnare, associare.
Ognuno di questi punti cardine è rappresentato nel nuovo bollettino da un colore, così da identificare con facilità in quale ambito ci si sta muovendo. La forma cartacea, che sarà affiancata da un rinnovato sito internt e dalla presenza sui principali social media, è stata mantenuta anche per valorizzare il dossier dedicato all’approfondimento di un tema d’attualità. L’acronimo diventa inoltre preponderante rispetto al nome per esteso – associazione ticinese di genitori ed amici dei bambini bisognosi di educazione speciale – che resta legato alla costituzione dell’ente alla fine degli anni Sessanta e alle prime rivendicazioni poi sfociate nell’adozione della LISPI (Legge sull’integrazione sociale e professionale degli invalidi) e di un modello scolastico integrato. Oggi atgabbes è molto di più e lo ha dimostrato anche durante l’emergenza. «È proprio quando determinate offerte vengono a mancare che tutti si rendono conto di quanto siano indispensabili», spiega la segretaria di organizzazione Donatella Oggier-Fusi. «L’utilità e il valore dei campi estivi, che per questioni di sicurezza abbiamo dovuto annullare, sono stati ribaditi dalle famiglie e dagli stessi partecipanti. Le prime hanno sopportato per mesi la grande fatica di gestire al domicilio i loro cari (essendo chiusi Laboratori e Centri diurni), mentre alle persone con disabilità sono venute meno esperienze stimolanti che infondono allegria e creano senso di appartenenza. Le singole giornate che abbiamo proposto non hanno purtroppo la stessa valenza».
Queste proposte sono oggi definite «luoghi di aggregazione» in sintonia con il concetto di inclusione che negli ultimi anni è andato a sostituire quello di integrazione. «Si tratta di un normale percorso evolutivo che non rinnega il passato» tiene a precisare la nostra interlocutrice, forte di un’esperienza trentennale in atgabbes di cui l’ultimo decennio trascorso alla guida del segretariato organizzativo. «L’inclusione presuppone un cambiamento di approccio, spostando il focus dall’individuo al contesto, dal compensare le inabilità al creare opportunità e favorire la qualità di vita, cambiamento che atgabbes vuole contribuire a promuovere. Le proposte inclusive previste dal prossimo autunno si basano sull’attivazione di risorse affinché le offerte aperte ai giovani nel tempo libero possano essere frequentate anche da ragazze e ragazzi con disabilità. I preasili inclusivi sono invece già una realtà, ampliata lo scorso anno per giungere a sei strutture complessive fra soluzioni integrate e inclusive».
Se dal punto di vista pratico ci si muove in collaborazione con gli enti presenti sul territorio, da quello teorico la cooperazione è transfrontaliera. L’associazione è infatti il capofila svizzero del progetto Interreg sull’inclusione, entrato nel vivo nel 2019 con l’organizzazione di due convegni destinati ai rappresentanti di servizi istituzionali ed enti privati. Con questa iniziativa l’associazione torna ad assumere quel ruolo trascinatore che ha caratterizzato i suoi inizi.
Anche la rete associativa informale si è riattivata, questa volta più che altro a causa della pandemia. In questo modo si è però riscoperta l’importanza del legame fra le famiglie e del contatto con l’associazione. La vicinanza ai soci e la loro implicazione nelle diverse attività sono temi sui quali il Gruppo di Lugano (l’associazione cantonale conta diversi gruppi regionali) si era d’altronde chinato promuovendo un sondaggio in vista della sua assemblea dei delegati poi rinviata. Esso sarà verosimilmente rilanciato nel corso della ripartenza, perché lo scopo è quello di capire e incuriosire. Capire se quanto si sta facendo corrisponde alle aspettative delle famiglie e incuriosire i soci invitandoli a scoprire in prima persona le attività proposte per sollecitare un maggiore coinvolgimento.
Essere la voce di chi vive a contatto con la diversità corrisponde al mandato storico dell’associazione, che in occasione del cinquantesimo ha ribadito il ruolo di antenna in un decalogo che comprende altri punti cruciali già menzionati quali l’inclusione e la comunicazione. Un altro tema caldo del Decalogo è legato ai cicli di vita. L’invecchiamento tocca non solo le persone con disabilità, ma pure i loro genitori, in prima linea sin dalla nascita dei figli. Un po’ come è avvenuto per i preasili, atgabbes assume un ruolo propositivo. È stato infatti presentato alle autorità un progetto di centro diurno che possa fungere da ponte (questo il nome scelto) per accogliere le persone che a causa dell’età non trovano più un’adeguata sistemazione nei laboratori. Questo progetto – elaborato da Monica Lupi, membro di comitato cantonale e sorella di persona con disabilità – offre in realtà una soluzione anche ai giovani adulti che si trovano in difficoltà con un altro tipo di transizione, quella dalla scuola speciale alle strutture lavorative protette.
I bisogni delle persone con disabilità e delle loro famiglie seguono l’evoluzione della società e quindi anche il ruolo del loro diretto portavoce risulta in continuo mutamento. In atgabbes lo spirito con il quale si affrontano le nuove sfide e la vicinanza ai diretti interessati rimangono però intatti. Due capisaldi che la riflessione avviata in occasione del Cinquantesimo ribadisce e concretizza con progetti in parte già avviati e altri in fase di sviluppo.