I menu delle mense scolastiche con i prodotti locali e a km 0? Si può fare. Lo stanno dimostrando diversi Comuni che stanno seguendo un interessante progetto del Centro di Competenze Agroalimentari Ticino (CCAT) sostenuto dal Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE).
A dare un ulteriore stimolo al progetto e dunque a sottolineare come vi sia una volontà condivisa di voler impiegare maggiormente i prodotti locali nella ristorazione collettiva, il Consiglio di Stato ha di recente adottato la Carta per un’alimentazione sostenibile con alcune indicazioni a Comuni, direzioni scolastiche e rispettive refezioni, ristorazioni collettive private e fornitori di prodotti agroalimentari ticinesi.
La Carta si inserisce nella promozione dello sviluppo sostenibile e dei 17 principi dell’Agenda 2030 dell’ONU e promuove la sensibilizzazione sulle buone pratiche della sostenibilità alimentare; l’incoraggiamento a un maggior utilizzo di prodotti locali; l’incentivo a una dieta sostenibile, variata ed equilibrata; la promozione del Ticino e della sua produzione agricola; l’aumento del consumo di prodotti freschi e la diminuzione di imballaggi; la sensibilizzazione sull’utilizzo di metodi di cottura efficienti dal punto di vista energetico e la limitazione degli sprechi alimentari.
Come ci dice la direttrice del CCAT Sibilla Quadri «la Carta nasce anche dall’esigenza di sensibilizzare i nostri partner sull’argomento. Perché se a parole sono tutti d’accordo nel portare avanti la sostenibilità agroalimentare, nei fatti il prezzo dei prodotti resta sempre il primo criterio di scelta. Occorre, invece, rendersi conto che sostenere il prodotto locale fa bene a tutti: all’economia, all’ambiente, ai Comuni ma anche al consumatore che sa che cosa trova nel piatto».
Da parte sua il progetto mense è nato nel 2018 e in quattro anni ha visto uno sviluppo importante e forse all’inizio imprevedibile. Come ci spiega ancora la responsabile del CCAT: «Abbiamo dapprima iniziato il Progetto mensa con la città di Lugano e con il Comune di Riviera (mensa SE Lodrino) e visto che è andato bene lo abbiamo allargato ad altri Comuni. Oggi sono 62 le mense che vi aderiscono sparse su tutto il territorio cantonale ma sarebbe bello che tutte le scuole facessero una riflessione in tal senso. Nel Comune di Riviera, per fare un esempio, siamo arrivati ad avere il 52% di prodotti locali nei vari menù delle mense: una percentuale davvero alta».
La stessa responsabile del CCAT rileva che «il tutto è a sostegno dell’economia locale e in particolare delle piccole realtà agricole che vogliamo far conoscere e valorizzare. Così come è importante sia per le realtà urbane, ma probabilmente ancora di più per le regioni periferiche, le valli, che intendono mantenere un’importanza nel tessuto economico ticinese».
A Lugano e a Lodrino i risultati sono stati differenti. Come mai? «Anzitutto tengo a precisare che siamo soddisfatti di quanto raggiunto in entrambi i progetti-pilota. Lugano, nel corso degli ultimi anni, ha centralizzato gli acquisti per tutte le 26 sedi. Una strategia che comprendo, ma che ha portato a un rallentamento del progetto perché i piccoli e medi produttori della regione non riescono a fornire questa grande quantità di merce. Ecco perché con la città abbiamo definito alcuni ambiti come i latticini, le verdure e le farine nei quali si può collaborare e promuovere i prodotti locali. Comunque, alla fine siamo riusciti ad aumentare la presenza di prodotti locali nei piatti delle mense dal 16% al 30-40% un risultato significativo».
Nel comune di Riviera i risultati ottenuti sono stati più importanti. «Ci hanno creduto tutti: dalle cuoche al Municipio passando per i fornitori e le famiglie. Siamo anche riusciti a contenere gli aumenti di costo sotto il 5%; in altre parole i prodotti locali non costano di più di quelli importati e hanno una serie di vantaggi e pregi che sono incalcolabili».
E proprio con l’Istituto scolastico di Riviera abbiamo voluto approfondire ulteriormente il progetto della mensa scolastica sita nella scuola elementare di Lodrino. A parlarcene il direttore Matteo Notari che ci spiega come è nato e come si è sviluppato in questi anni. «Con il capodicastero Igor Cima, in occasione dell’aggregazione del nuovo Comune, avevamo fatto una riflessione sulle necessità extrascolastiche da offrire alle famiglie della scuola elementare. Sin da subito abbiamo pensato a un doposcuola e alla mensa che non esisteva nei vecchi Comuni se non in una piccola realtà a Iragna. La forte necessità di questi servizi, da parte delle famiglie, era evidente, e così abbiamo individuato una struttura idonea alla scuola elementare di Lodrino che abbiamo ammodernato e sistemato per i bisogni delle famiglie degli allievi di Lodrino, Osogna e Cresciano. Un luogo piacevole, famigliare e dove far star bene i 40-50 bambini che vi pranzano ogni giorno. Inoltre, abbiamo pensato che si doveva proseguire l’educazione alimentare che i bambini vivono durante la refezione nella scuola dell’infanzia con un accento sul mangiare bene e locale. Grazie anche all’intuizione di un altro municipale, Sem Genini (presidente del CCAT), è perciò partito il progetto-pilota per valorizzare il più possibile i produttori locali. Il risultato è stato sorprendente: grazie al grande lavoro delle cuoche, al supporto della Conferenza e alla collaborazione di tutti i partner siamo riusciti ad avere, già dal primo anno, più della metà dei prodotti usati provenienti da aziende locali». Come aggiunge ancora Notari, un altro aspetto importante è stato quello di far conoscere il più possibile l’iniziativa e in questo senso l’organizzazione di un momento informativo con le direzioni delle scuole del circondario ha avuto il suo peso specifico.
Da segnalare che Riviera ha proseguito su questa strada e nel 2020 «il progetto è stato allargato anche alla scuola dell’infanzia. Quindi da un paio di anni le quattro refezioni delle scuole dell’infanzia e le due mense per le elementari seguono questo modello. Il tutto con grande soddisfazione delle cuoche che lavorano prodotti di qualità, dei bambini che apprezzano i piatti, delle famiglie che sostengono il progetto e dei fornitori locali», conclude Notari.