Sani di cuore

La «stratificazione del rischio cardiovascolare» permette di capire come modificare lo stile di vita per prevenire le patologie cardiache – Le spiegazioni del cardiologo Giorgio Moschovitis
/ 26.06.2017
di Maria Grazia Buletti

Batte per tutta la vita senza mai concedersi una pausa. Ha un ritmo di 50 – 90 volte al minuto, pompando nella circolazione sanguigna da 5 a 6 litri di sangue al minuto. Ha un compito di importanza vitale: rifornire di sangue l’organismo, giorno e notte. Lavorando in questo modo infaticabile, si adatta alle necessità dell’organismo e in caso di sforzo o di agitazione batte più rapidamente e più forte. È il cuore: organo essenziale che per non ammalarsi necessita di un sano stile di vita. «Nel mondo occidentale le malattie cardiovascolari sono tra i motivi più frequenti di visite mediche o di ricoveri in ospedale», esordisce il caposervizio di cardiologia all’Ospedale Regionale di Lugano, specialista FMH in medicina interna e cardiologia, dottor Giorgio Moschovitis, che ricorda come le patologie cardiovascolari siano altresì la più importante causa di morte. «Circa la metà di queste malattie potrebbero essere evitate o rimandate nel tempo», afferma dal canto suo la Fondazione Svizzera di Cardiologia nel suo opuscolo Sani di cuore, nel quale illustra come conoscere e prevenire i fattori di rischio cardiovascolari. 

Nell’arco della vita il nostro cuore può ammalarsi in diversi modi: «Vi sono patologie che colpiscono le valvole cardiache, con conseguente disfunzione dell’apparato valvolare e successivo indebolimento del muscolo cardiaco che porta a un’insufficienza cardiaca; malattie infiammatorie o infettive che colpiscono il muscolo cardiaco (miocardite) piuttosto che le valvole (endocardite) o il pericardio, tessuto che riveste il cuore (pericardite); malattie associate ai disturbi del ritmo (aritmie) inclusi i disturbi di conduzione elettrica. 

La patologia più importante è l’arteriosclerosi: alterazione patologica dei vasi sanguigni, pericolosissima quando sono colpite le arterie coronarie. Il dottor Moschovitis è chiaro: «Solo una buona pervietà delle coronarie garantisce una sufficiente irrorazione sanguigna del cuore, anche in caso di sforzo fisico. Pregiudicando l’irrorazione sanguigna del cuore, oltre che di cervello, gambe, reni e altri organi e tessuti, l’arteriosclerosi è perciò la malattia cardiaca più insidiosa perché può condurre all’angina pectoris o all’infarto del miocardio quale manifestazione più grave». Concorrono parecchi fattori di rischio cardiovascolare, alcuni dei quali possono essere arginati, mentre è impossibile influire su altri come età, predisposizione famigliare e il sesso: «È però importante agire su quelli che possiamo influenzare come fumo, pressione arteriosa, peso corporeo, glicemia, lipidemia, alimentazione, attività fisica e stress». 

A questo elenco si aggiunge per la donna il fattore di rischio legato alla diminuzione degli ormoni sessuali femminili (estrogeni) dopo la menopausa: «Gli estrogeni sono un fattore protettivo fino alla menopausa, quando diminuiscono, e perciò dopo la menopausa, il rischio di infarto cardiaco aumenta considerevolmente». 

Solitamente associato a uno stile di vita non ideale, lo stress viene considerato come un fattore scatenante (trigger) nel contesto di eventi cardiovascolari acuti: «Anche se la sua definizione è molto soggettiva», afferma Moschovitis, spiegando come lo stress produca un aumento del tono simpatico del sistema neurovegetativo: «Questo aumenta la frequenza e la gittata cardiaca sollecitando tutto il sistema cardiovascolare e aumentando il consumo di ossigeno del cuore: in questo contesto può verificarsi la rottura di una placca arteriosclerotica che può portare all’occlusione trombotica dell’arteria e quindi all’infarto del miocardio piuttosto che a quello cerebrovascolare». D’altronde, lo stress influisce anche sulla pressione arteriosa: «La cardiopatia ipertensiva è di fatto una forma di danno d’organo dovuta all’ipertensione arteriosa non sufficientemente curata nel tempo attraverso farmaci adeguati». 

La gestione del rischio cardiovascolare è importante e passa dalla consapevolezza individuale, dallo stile di vita mirato a diminuire o togliere i fattori di rischio sui quali possiamo intervenire e dalla responsabilizzazione della persona stessa, ma non solo. Quando si va dal medico (soprattutto il medico di famiglia), sarebbe opportuno fare una stratificazione del rischio cardiovascolare, secondo le Linee guida della Società europea di cardiologia e della sua omologa svizzera, che hanno posto l’indicazione per gli uomini dai 40 anni e per le donne dai 50 in poi (o post-menopausa). «Il medico dovrebbe eseguire un’anamnesi accurata dei possibili sintomi e una valutazione dei fattori di rischio e famigliarità per malattie cardiovascolari (se precoci, si deve anticipare lo screening prima delle età indicate)», spiega il nostro interlocutore, introducendo il concetto di Stratificazione di rischio cardiovascolare: «È un calcolo derivato da elementi individuali della persona come la sua pressione arteriosa, lipidi sanguigni, glicemia, fattori di rischio come fumo e gli altri già citati; il suo risultato serve ad accertare se il rischio è alto, medio o basso per ciascun paziente, in modo tale da mettere eventualmente in atto tutte le possibili misure preventive o terapeutiche per evitare il sopraggiungere di un evento cardiovascolare». 

Tutto ciò sulla base di dati epidemiologici raccolti dallo Studio Procam e adattati al contesto svizzero dal Gruppo di Lavoro Lipidi e Aterosclerosi della Società Svizzera di Cardiologia (www.agla.ch): «Sulla base di alcuni fattori di rischio cardiovascolare, un calcolatore speciale (online) permette di stimare il rischio globale: se il valore calcolato risulta superiore del 20%, significa che una persona su cinque potrà sviluppare in 10 anni un evento acuto quale infarto miocardico o ictus cerebrale, fatale o non-fatale: ciò equivale a una situazione di alto rischio». 

La prevenzione resta la chiave d’entrata per la salute del nostro cuore e passa anche attraverso il riconoscimento tempestivo della sintomatologia di questi eventi: «Dolore toracico tipico oppressivo, con o senza irradiazione verso un braccio o due, mancanza di respiro sotto sforzo, restringimento in gola e sensazione di pesantezza allo stomaco (manifestazione meno frequente, ma possibile) sono sintomi che nessuno deve sottovalutare. Inoltre, anche l’ipertensione in gravidanza e la preclamsia rappresentano condizioni associate a un elevato rischio di sviluppare un’ipertensione arteriosa o malattie cardiovascolari in futuro». Il calcolo della stratificazione del rischio cardiovascolare è dunque uno strumento di monitorizzazone della persona, a tutela della buona salute cardiaca.