Paese che vai, usanze che trovi. Ci sono però fatti che accadono, con le medesime conseguenze, in ogni paese negli stessi periodi dell’anno. I gatti, ad esempio, tra primavera e inizio autunno vanno in calore. Non è un problema se Micio vive in casa. Diventa un problema quando Micio ha fatto, della strada, la propria casa.
Una ventina d’anni fa, al comparire dei primi freddi, nelle città e nei villaggi, armati di accalappiagatti, arrivavano gli addetti comunali che provvedevano a raccogliere i «randagi». Determinante, per il destino di Micio, il suo stato di salute. È in questo contesto che si materializzano, anche in Ticino, le «gattare». È in questo contesto che, in un pomeriggio del 2011, nel mio ufficio del «Corriere del Ticino» squilla il telefono.
«Fattoria degli animali?»
«Sì, buon giorno»
«Vi interessa parlare di un progetto che stiamo realizzando in favore dei gatti randagi?»
«Sì, certo. Qui in “Fattoria” abbiamo, diciamo così, un occhio di riguardo per i mici».
«Bene. Allora le spiego brevemente il progetto e poi… Poi possiamo vederci (se vuole). Mi chiamo Sabrina Piacente e sono la coordinatrice del GAR (Gruppo aiuto randagi)».
È così che incontro Sabrina, una forza della natura racchiusa in un corpo asciutto, apparentemente fragile. Energia, rabbia, volontà, ma anche amore incondizionato per tutti gli esserini pelosi definiti come «animali d’affezione». Non è facile relazionarsi con lei, donna determinata a cambiare, se non proprio il mondo intero, almeno quello di Micio e Fido. Il progetto era uno di quelli definiti «pilota». Il comune interessato: Miglieglia. Municipio e GAR, insieme, avevano dato il via al censimento della propria popolazione felina: mici padronali e mici… di strada. Obiettivo sterilizzare quelli «di strada» così da impedire una proliferazione eccessiva della colonia. Il progetto – con piena soddisfazione del Comune – riuscì. Per Sabrina & Co. iniziò un vero e proprio tour de force. La notizia finì addirittura in prima pagina sul «Corriere del Ticino». Altri Comuni seguirono l’esempio di Miglieglia, ma poi… le difficoltà ebbero il sopravvento. Sabrina, però, non si è data per vinta e, dopo una serie di battaglie, di lotte, di interventi ha deciso di cambiare: non il mondo, ma la sua vita. Ha lasciato il suo lavoro – il cosiddetto posto sicuro – si è iscritta alla SIUA (Scuola interazione uomo animale) del prof. Roberto Marchesini. Ha conseguito il diploma di educatore cinofilo e ha aperto «Mondocane». Ma come? Non stavamo parlando di gatti?
Sabrina, come si arriva a cambiare vita?
Semplicemente si apre il cassetto nel quale, anno dopo anno, si sono racchiusi i sogni. Ci si caccia dentro una mano. Si eliminano i sogni piccoli. Si mettono in fila quelli grandi e poi… poi si sceglie di realizzarne almeno uno. Io ho scelto il più importante: occuparmi degli animali acquisendo una mia indipendenza personale e finanziaria. Dopo 27 anni ho lasciato il mio posto di lavoro e ho fatto una cosa che, quando avrei dovuto farla, proprio non m’interessava: studiare. È stata dura. È stato impegnativo, ma ci sono riuscita.
Lei si è data molto da fare, in Ticino, per i gatti, ma… il suo centro si chiama «Mondocane», perché?
Perché io, fin da bambina, sono «canara».
Che vuol dire?…
… che il mio animale preferito è il cane. Abbiamo sempre avuto cani in famiglia. Il mio primo cane me lo lasciò in eredità un cliente del bar gestito dai miei genitori. Io, bimbetta, intanto che lui chiacchierava con gli altri avventori, lo portavo a fare una passeggiata. Lo portavo a giocare. Un giorno quel signore non arrivò. Lo stesso giorno, nel pomeriggio, mi portarono il cane con la lettera nella quale mi indicava come sua referente umana. Forse il primo pezzetto del mio grande sogno è nato quel giorno lì. «Mondocane» è figlio di questo sogno. È il mio bambino, un bimbo che è il mio presente, ma soprattutto il mio futuro.
Che ne è stato dei progetti come quello di Miglieglia?
Uhi… Qui la cosa si fa complicata. Preciso subito che, dopo Miglieglia, ci siamo occupati dei randagi di Arbedo-Castione e che, anche con questo Comune, la collaborazione è stata ottima. Oserei dire più che ottima. Basti pensare che la convenzione che GAR e Comune avevano sottoscritto è in vigore ancora oggi. Dopo questi due Comuni ce ne sono stati molti altri, una quarantina. Una mole di lavoro decisamente importante. Ogni anno volontarie e volontari del GAR, tra catture, visite, censimento, sterilizzazione e gestione della colonia felina, si trovavano a interagire con 600 gatti. Il lavoro aumentava, ma aumentavano anche gli impegni dei volontari. Chi la famiglia, chi il lavoro, chi l’avanzare degli anni. Parallelamente diminuivano le persone disposte a impegnarsi in azioni di «volontariato felino». Così, dopo 12 anni, abbiamo deciso di invitare i responsabili dell’Ufficio del veterinario cantonale a subentrare nella gestione di questo progetto avviato e rodato.
Risultato?
Preferirei non entrare in materia. Posso solo dire che dopo anni passati a confrontarci con insulti, minacce e, qualche volta, anche con fucili spianati, dopo aver gestito migliaia di mici su tutto il territorio cantonale, vedere tutto il nostro lavoro riposto e dimenticato in un cassetto… beh, mi ha, ci ha, fatto male.
E che ne è stato dei mici?
Quelli che fanno parte delle colonie feline nate dall’azione congiunta GAR/Comune – sono restati 150 di mici sterilizzati – sono monitorati e accuditi dalle volontarie del GAR. E così sarà fino alla fine.
Torniamo a lei Sabrina. «Mondocane» è nato nel 2015. Da quanto ci stava lavorando?
Il mio percorso formativo è iniziato una ventina d’anni fa. In un primo tempo avevo pensato di iscrivermi a veterinaria. Poi ho fatto quattro calcoli e mi sono chiesta se davvero avrei potuto interagire nella modalità alla quale aspiravo – quella dell’interazione uomo-animale – come veterinario e così… ho riposto il sogno nel cassetto. Mi sono iscritta a una cinofila ticinese e ho imparato come ci si può (e ci si deve) relazionare con un cane. Poi, nel 2012, l’ATRA (Associazione svizzera per l’abolizione della vivisezione) ha organizzato una conferenza-incontro con il prof. Roberto Marchesini. È in quell’occasione che annuncia l’apertura di un corso per educatore cinofilo SIUA a Lugano. Capisco che questa potrebbe essere la svolta. Mi iscrivo e, per mesi e mesi, finito il lavoro mi metto a studiare. È dura, ma… ce la voglio fare. Sostengo gli esami. Li supero. In seguito frequento anche il corso istruttore, presento la mia tesi e ottengo (2017) il diploma di istruttore cinofilo. Non riuscirò mai a spiegare la gioia, profonda, che ho provato in quel momento.
Posso chiederle quale fu il tema della sua tesi?
Il percorso riabilitativo di Happy, un cane meraviglioso che, causa sordità, era diventato un problema per i suoi due umani. Happy, infatti, non potendo sentire, ogni volta che uno sconosciuto si avvicinava a entrambi o a uno dei due suoi… «famigliari», si avventava sul malcapitato azzannandogli le mani e le braccia. Problema da non sottovalutare visto che entrambi gli umani di Happy, per lavoro, si relazionano con molte persone. Il lavoro è stato lungo e io, piano piano, applicandola, ho ripassato, la didattica (tutti gli studi fatti). Risultato: io mi sono diplomata e Happy è tornato ad essere un cane felice.
La vita nuova di Sabrina potrebbe diventare un’altra vita ancora o… è arrivata al porto che voleva raggiungere?
Diciamo che sono arrivata in un porto che mi consente di partire e tornare… a casa. Adesso – il 17 gennaio di quest’anno – ho superato l’esame finale della formazione di consulente della relazione felina sempre con «Approccio cognitivo zooantropologico alla psicologia felina relazionale». L’ho fatto perché penso che a «Mondocane» ci sia, e ci debba essere, anche uno spazio per i gatti e i problemi relazionali che anch’essi vivono con i rispettivi umani. Per il momento sto trattando solo un paio di casi, ma… ne arriveranno altri.
C’è ancora un desiderio, un sogno nel cassetto di Sabrina?
Questa mia nuova vita, come dicevo, è un punto di partenza. Già adesso mi sto impegnando nella zooantropologia didattica. Obiettivo consentire un’interazione corretta tra bimbi e animali. Un esempio? Come accarezzare un cane, ma soprattutto capire se il cane lo desidera. Poi c’è un super sogno: arrivare a occuparmi di cavalli. Il sogno massimo? Una casa in mezzo al bosco, completamente autosufficiente (energia e orto) e libertà. Insomma, il mio sogno è la totale indipendenza, ma… mi sa che questo sogno sarà per un’altra vita.