Bibliografia

- Jacques Ayer et al., Le sable, Musée d’Histoire Naturelle (Neuchâtel), 2002, 127 pp.
- Raymond Siever, Sabbia, Zanichelli Editore (Bologna), 1997, 354 pp.
- W.W. Williams, Coastal Changes, Routledge and Kegan Paul London, 1960, 290 pp.

Turkmenistan. Campione di sabbia ingrandito, raccolto sulle rive del Mare Caspio. Sfere grigie (basalto vulcanico), le altre sono di quarzo. Inoltre, il frammento di una conchiglia (Alessandro Focarile)

Sabbie che rotolano da milioni di anni

Geologia - Da affascinante gioco infantile a materia prima, la più utilizzata dall’uomo in campo edile
/ 18.02.2019
di Alessandro Focarile

Sable, sand, sabla, pisok. In tutte le lingue, la sabbia è definita ovunque nel Mondo. Dopo l’acqua, la sabbia (insieme alla ghiaia) è la materia prima più utilizzata dall’uomo in epoca attuale: 45 miliardi di tonnellate l’anno. Sono quantitativi che sembrano non abbiano fine. Ma il loro sfruttamento, ormai ritenuto eccessivo, comincia a preoccupare gli organismi internazionali che si occupano dei problemi ambientali a livello planetario. È un materiale sempre più raro e costoso.

Il Dubai, nel Golfo Persico, nonostante il fatto che si tratti di un Paese esteso su un territorio «sabbioso», ne importa dall’Australia spendendo 450 milioni di dollari USA per realizzare le sue mirabolanti e avveniristiche strutture architettoniche, creando persino isole artificiali nell’antistante Oceano Indiano. La sabbia si trova dalle gelide coste della Groenlandia, degli Oceani Artico e Antartico – alimentate incessantemente grazie allo scioglimento delle calotte glaciali – fino alle torride coste dei tropici. Lungo fiumi e torrenti, sulle sponde dei laghi. Sabbia depositata da pochi anni (come lungo un torrente glaciale), oppure il risultato da depositi che hanno milioni di anni, come lungo le coste del Caspio.

I geologi definiscono «sabbia» il materiale formato di aggregati incoerenti visibili; ad occhio nudo, di minerali di dimensioni definite. A seconda delle sue dimensioni (granulometria), la sabbia si colloca tra limo e argilla (elementi più minuti), e la ghiaia e i ciottoli (elementi più grossolani). Inoltre, può contenere anche materiale organico: frammenti di conchiglie, di ricci di mare, di coralli e di foraminiferi.

La componente minerale, che costituisce in prevalenza la sabbia, è il quarzo che per la sua durezza è il più resistente agli agenti che regolano la sua resistenza all’abrasione. La sabbia può essere un istruttivo e prezioso museo di mineralogia in miniatura che racchiude materiali di eterogenea origine, composizione e natura.

Sono stati classificati differenti tipi di sabbie a seconda della loro origine. Quelle derivate dall’abrasione prodotta dai ghiacciai sulle rocce (sabbie glaciali). Quelle fluviali sono il risultato del trasporto di materiali originati dall’erosione di fiumi e torrenti. Sabbie vulcaniche prodotte da una eruzione passata oppure presente. Sabbie continentali, i grani delle quali in zone desertiche sono progressivamente arrotondati grazie all’imponente ed efficace e permanente azione abrasiva del vento, e perciò dette sabbie eoliche. Nell’esame delle sabbie marine, le qualità delle stesse sono espresse dalle dimensioni dei grani che possono avere differenti dimensioni anche sulla stessa spiaggia grazie al gioco e alla direzione delle onde che arrivano a terra e lambiscono in permanenza la linea di risacca.

Lungo le spiagge del Mare Tirreno, tra Livorno e il Capo Circeo a Sud di Roma, durante le mareggiate è depositato un vistoso cordone di pesante sabbia nerastra, i cui granuli sono frammenti di minerali di ferro (magnetite ed ematite). Dimensioni e forma possono essere più o meno arrotondati e levigati, avendo perso progressivamente la loro angolosità, grazie alla composizione chimica di singoli minerali e quindi della loro densità, e del tempo di rotolamento nell’acqua.

Per esempio, le sabbie del Mare Caspio (370 mila chilometri quadrati di superficie, il più vasto mare continentale, che in passato si estendeva dal Lago Aral comprendendo l’attuale Mar Nero), rotolano da milioni di anni, ricordando che questo bacino idrico è il residuo di quella immensa superficie d’acqua che costituiva il Mare della Tetide. Sabbie i cui grani sono perfettamente «arrotondati» (vedi foto) e ridotti a lucenti sfere in epoca attuale, anche se sono costituiti di minerali molto refrattari all’abrasione, come i vulcanici basalti, e il quarzo sempre presente ovunque.

II 9 settembre 1943, la baia di Salerno a Sud di Napoli vide lo sbarco delle truppe Alleate che combattevano contro i tedeschi in ritirata. Nonostante le precedenti esperienze degli americani nelle acque del Pacifico (durante la guerra contro i giapponesi), lo sbarco a Salerno rischiò di trasformarsi in una catastrofe. Una barra di sabbia sottomarina si era improvvisamente formata entro 48 ore diminuendo il fondale di pescaggio dei mezzi da sbarco. Tale evenienza non era stata prevista dagli esperti della Marina britannica. Infatti, il pescaggio era di tre metri al massimo, mentre la barra sabbiosa era a meno di tre metri sotto la superficie dell’acqua (W.W. Williams 1980). Si dimostrava decisiva la conoscenza delle qualità della sabbia e del gioco delle correnti entro tempi molto limitati, e quindi delle onde che giungevano a riva. Una conoscenza essenziale, per non compromettere la sorte di migliaia di soldati durante le operazioni belliche.

E per concludere: non dimentichiamo che la sabbia è stato il primo materiale che serviva a noi bambini per costruire qualcosa con le nostre mani durante le vacanze al mare, oppure al fiume vicino casa.