Rosso, nero o blu? Il mirtillo fa comunque bene

Fitoterapia - Protegge gli occhi e aiuta nei disturbi della circolazione, ma non solo
/ 29.05.2017
di Eliana Bernasconi

Questo piccolo arbusto perenne attende l’estate per farci assaporare i suoi frutti. Il suo habitat ideale si trova nelle zone collinari e montane poco oltre i 2000 metri del Continente europeo, dell’Asia e del Nord America. Occupa le superfici del sottobosco, presso felci, muschi, cespugli e brughiere. Quando i territori boschivi subiscono modifiche o gli alberi vengono tagliati, la sua capacità di estendersi soffre e si riduce. Per questo motivo la sopravvivenza delle sue preziose piccole piante e la raccolta dei suoi frutti sono in pericolo. 

Il mirtillo ha accompagnato da sempre la vita dei popoli antichi, basti pensare che è citato dal medico greco Dioscoride e dal poeta Virgilio. Lo splendido pigmento indelebile e violaceo del suo succo era usato dai Galli e dai Celti per colorare le stoffe. Era pure un frutto sacro simbolo di pace e base essenziale dell’alimentazione per le tribù degli indiani Delaware che vivevano nell’attuale New Jersey: loro lo usavano come tintura per i corpi e per i tappeti. Ancora oggi negli Usa la salsa di mirtillo accompagna il tacchino nel tradizionale menu del giorno del Ringraziamento. 

Per i popoli nordici, questo frutto possedeva proprietà magiche e proteggeva dalla sfortuna. Nella Scandinavia pagana il giorno 13 dicembre si impiegavano i suoi rami nella celebrazione dell’antica cerimonia del «Piccolo Yule», rito propiziatorio dedicato alle stelle del Solstizio d’inverno. In Scozia e in Irlanda esiste «la domenica del mirtillo», momento in cui si mettono in azione grandi raccolte dei piccoli frutti che saranno poi golosamente utilizzati per confezionare ogni tipo di dolce.

Il suo nome scientifico è Vaccinium Myrtillis (da «piccolo mirto») della famiglia delle Ericacee, come sempre in Botanica un termine include numerose sottospecie, in questo caso le specie sono 130. Il mirtillo coltivato è ben diverso da quello che cresce spontaneo in natura. Raggiunge oltre 50 cm di altezza, richiede un particolare terreno acido, produce frutti più grossi ma ha proprietà curative molto inferiori di quello in natura.

Fra le specie spontanee e selvatiche: il mirtillo rosso è noto con il nome anglosassone Cranberry, è ricco di fibre e un poco acidulo; il mirtillo nero, Bilberry ha un gusto più dolce; il mirtillo blu si distingue per il sapore, la forma del frutto e le diverse regioni in cui cresce. Pur avendo in comune proprietà benefiche, ogni varietà si differenzia per le particolari applicazioni. Usato solo come alimentazione nei secoli passati, all’inizio del XX secolo il mirtillo è stato oggetto di attenti studi dopo la scoperta delle numerose proprietà medicinali dei suoi principi attivi. 

Secondo recenti ricerche negli Usa le bacche sarebbero dotate di un’enorme quantità di sostanze antiossidanti in grado di prevenire patologie cardiovascolari, proteggere dai tumori, addirittura rallentare il processo di invecchiamento. Il mirtillo rosso, dal vivace colore scarlatto, antico rimedio della nonna, è efficace contro la cistite e nella prevenzione di infezioni delle vie urinarie: una ricerca pubblicata sugli «Archives of international Medicine» a Taiwan ha analizzato i risultati di tredici diversi studi clinici sull’argomento: su 1616 individui si è sperimentata l’efficacia di prodotti a base di mirtillo in forma di succo o come integratore, e la sua azione si è dimostrata particolarmente efficace nei bambini e nelle donne che soffrono di episodi ricorrenti di infezioni e cistiti (Da Salute e alimentazione de «Il Sole 24ORE», 11.7.2012).

Alcuni ricercatori, sempre di Taiwan, scrive Gabriele Peroni (nel Trattato di Fitoterapia, Driope), hanno isolato nelle foglie di mirtillo un composto chiamato «Proantocianidina A-1», sostanza che ha mostrato la proprietà di inibire il processo infiammatorio dell’Herpes tipo II. I risultati ottenuti hanno evidenziato una significativa riduzione degli effetti dell’infezione. Del noto mirtillo nero, dai fiori penduli di un delicato rosa verdastro che sbocciano a primavera e dalle piccole bacche rotondeggianti nero-violacee coperte da una patina azzurrognola, si utilizzano le foglie fresche essiccate, le bacche mature e le radici. 

Il mirtillo nero ha una forte concentrazione di vitamina A e C, di ferro, potassio e calcio, contiene inoltre le «Antocianine», ovvero sostanze capaci di inibire l’attività di enzimi che distruggono il collagene e i tessuti elastici dei capillari. Ha pure potere antidiarroico e astringente, rafforza le pareti dei vasi sanguigni e influisce sulla salute degli occhi (la medicina popolare usava il decotto delle foglie, raffreddato, per lavare gli occhi nel caso di affezioni congiuntivali). Preserva particolarmente la vista serale, quando vi è poca luce: «Il suo effetto – ci spiega il dottor Peroni – si esplica per una serie di reazioni biochimiche tutt’altro che semplici da spiegare: basti ricordare che alcune molecole contenute nel suo frutto sono precursori della rodopsina, proteina implicata nel meccanismo della visione, in particolare notturna. I piloti della RAF, durante la seconda guerra mondiale, ricevevano quotidiane razioni di mirtillo nero per acuire la vista durante le spedizioni notturne». Il consumo del succo di mirtillo nero produrrebbe anche un miglioramento dell’attività mnemonica, pare grazie all’antocianina, potente antiossidante che dona l’inconfondibile colore violaceo a questo frutto. 

Il mirtillo blu ha proprietà antiinfiammatorie e antiossidanti, cura il gonfiore delle estremità, le vene varicose e la ritenzione idrica, è prezioso in questi tipici disturbi prevalentemente femminili. I medicinali a base di mirtillo vanno comunque usati con cautela e su indicazione, nessuna pianta medicinale è priva di rischi se usata male.