Rocce, cemento e paesaggio culturale

Parco delle Gole della Breggia - A pochi passi dal caos autostradale, ma anche a pochi passi dalla quiete della Valle di Muggio, scopriamo il Parco che con il neo direttore Marco Torriani cerca nuovi slanci e maggiori sinergie
/ 19.12.2016
di Elia Stampanoni, testo e foto

A prima vista può sembrare una destinazione per pochi, per chi s’intende di geologia e s’interessa ai sassi, alle rocce o agli affioramenti. Ma il Parco delle Gole della Breggia offre molto di più, altri spunti e un angolo di quiete per tutti. La zona è stata ritagliata a pochi passi dai centri commerciali del Serfontana e se non fosse per dei piccoli cartelli l’accesso dal basso neppure la si noterebbe. Da qui le gole del fiume Breggia si estendono lungo un tratto di circa un chilometro e mezzo, penetrando verso l’imbocco della Valle di Muggio, da cui è pure possibile accedere al Parco, che in totale copre una superficie di 65 ettari distribuita sui territori di Balerna, Castel San Pietro e Morbio (Inferiore e Superiore).

L’area delle gole è iscritta nell’Inventario federale dei siti e dei monumenti di importanza federale e nell’Inventario dei geotopi di importanza nazionale. Facile intuire come l’attrattiva principale siano le rocce e gli affioramenti, presenti in grande varietà. L’intaglio erosivo del fiume Breggia espone infatti una tra le più rappresentative serie stratigrafiche delle Alpi meridionali, una testimonianza quasi completa degli avvenimenti geologici succedutisi nell’arco di circa 100 milioni di anni, fra il Giurassico e il Terziario. «In poche località della Svizzera – leggiamo nella presentazione – esiste, su un territorio così ristretto, una serie stratigrafica di simile lunghezza. Un patrimonio geologico e paleontologico di rilevanza internazionale per varietà, qualità e continuità dei contenuti».

Ma, come detto, il Parco non è solo geo-logia. In questo fazzoletto di territorio c’è anche della storia e della natura da scoprire. Così, passeggiando lungo la rete di sentieri ci si può perdere tra antiche vie di comunicazioni, ponti in sasso o semplicemente farsi cullare dal fiume Breggia e dal suo fruscio, ascoltando i rumori della natura. Intorno, oltre alle rocce, anche tanto verde: boschi, radure e, più in su, le montagne.

La scoperta è facilitata da una serie di pannelli didattici (GeoStop) e da una guida disponibile in italiano e inglese. Per vivere e comprendere ancor meglio il Parco ci si può invece affidare alle visite guidate organizzate durante l’arco della stagione, per un’offerta completata dal Mulino del Ghitello o dal percorso del cemento.

Il mulino è il punto di partenza e di accesso principale al Parco ed è inserito in un percorso che costeggiando il fiume Breggia s’inoltra nella valle incontrando il vecchio cementificio, il ponte di ferro, il complesso del Pastificio (birreria) e il grande cementificio Saceba. Lungo il sentiero del 700°, si può anche raggiungere il colle di San Pietro, sul quale si trovano i resti di un castello medioevale e la chiesa rossa da dove il panorama è sorprendente.

Altre attrattive completano il periplo che, dal Mulin da Canaa, da percorso storico diventa geologico, senza però dimenticare la flora e la vegetazione. Le rocce chiare e stratificate visibili nel letto del fiume sono le più antiche del Parco: si tratta di calcari selciferi di 190 milioni di anni che verso valle diventano vieppiù ricchi di argille e fossili. L’area ex-Saceba (oltre 40 ettari) è invece sede del percorso del cemento che costituisce uno degli elementi principali del progetto di riqualifica dell’area terminata nel 2012, anno dell’inaugurazione.

Istituito nel 1998 e inaugurato nel settembre 2001, il Parco è percorribile grazie a una rete di sentieri di circa 12 km e con un dislivello di 300 m che permette di unire l’accesso a valle presso la zona Serfontana con l’imbocco della Valle di Muggio più in alto. Dallo scorso giugno la direzione del Parco è nelle mani di Marco Torriani che nei suoi primi mesi di lavoro sta pianificando nuovi progetti. A lui abbiamo rivolto alcune domande.

Marco Torriani, quali novità vorrà proporre in un prossimo futuro?
La missione generale a cui stiamo lavorando è l’interconnessione, sia con gli altri nodi della nascente rete di parchi e musei del Mendrisiotto, sia con gli altri settori turistici. Cercheremo maggior contatto e sinergie con le altre realtà della regione, come per esempio il sito UNESCO Monte San Giorgio e il Museo dei Fossili di Meride per le tematiche geologiche e paleontologiche, ma anche con gli altri progetti che si prefiggono una riqualifica turistico-didattica di edifici industriali e protoindustriali dismessi, come le Cave di Arzo o il Parco Valle della Motta.

Interessante è anche il progetto «Sentiero dei Mulini», di cosa si tratta?
È un progetto che prevede l’interconnessione dei mulini recuperati o in fase di recupero nella nostra regione, collaborando con il Museo etnografico della Valle di Muggio (Mulino di Bruzella), il Parco Valle della Motta (Mulino del Daniello), il progetto Parco del Laveggio e il Parco Valle del Lanza (in Italia).

Quale lo scopo di queste sinergie?
Con questi attori ci muoviamo sull’asse della conservazione e valorizzazione del paesaggio culturale, collegandoci poi ad altri settori del turismo sostenibile quali la promozione dei prodotti locali, l’enogastronomia o l’agriturismo.

Una bella sfida dunque, ben oltre i confini del parco. Ma quali gli interventi previsti invece nel Parco delle Gole della Breggia?
Qui vogliamo per esempio completare la rete dei sentieri del parco con delle nuove stazioni scientifiche a contenuti interdisciplinari, come biologia, storia o ancora archeologia. Inoltre stiamo progettando il miglioramento dell’accessibilità per i portatori di handicap e pianificando dei percorsi per non vedenti.