Rivitalizzare la città, coinvolgendo

Progetto Frequenze - Intervista a Elisa Volonterio che da tre anni conduce un programma di promovimento economico e culturale della realtà urbana chiassese
/ 01.07.2019
di Alessandro Zanoli

Come garantire la vitalità ai nuclei urbani, in un periodo in cui la loro fisionomia e la loro funzione commerciale viene messa in crisi dalle nuove abitudini degli abitanti-consumatori? Negli ultimi anni il quesito è sul tavolo di varie amministrazioni comunali, che temono un impoverimento nella qualità della vita degli agglomerati. Una proposta di soluzione al problema è stato messa in atto negli ultimi anni a Chiasso e si chiama «Frequenze». Ci parla del progetto la sua creatrice e coordinatrice, Elisa Volonterio.«Tutto è partito da un mio lavoro di Master Supsi in “Management della cultura” organizzato dal Conservatorio della Svizzera italiana in collaborazione scientifica con la Fondazione Fitzcarraldo di Torino. Va notato che il lavoro prendeva le mosse con una prospettiva “culturale” ma, in effetti, è arrivato a definire un intervento “sociale”.

Del resto grazie alla Fondazione Fitzcarraldo ho sconosciuto una realtà importantissima e affascinante di innovazione culturale e sociale, grazie a diversi progetti svolti al-l’Ospedale Sant’Anna di Torino e dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna».«Al termine del percorso di studi» ci spiega Elisa Volonterio «ho scritto la tesi, occupandomi di un problema che tocca la città di Chiasso. Si tratta della presenza sul territorio urbano di vari esercizi pubblici e negozi, che rimangono chiusi da tempo e che non trovano modo di essere occupati. Sono locali completamente lasciati a sé stessi, per vari motivi, e che offrono anche una immagine poco vitale alle vie cittadine». Il progetto elaborato nel lavoro di Master è piaciuto al Municipio di Chiasso che l’ha adottato.

Ed è stato immediatamente sollecitato un incontro con i proprietari, a cui si è proposto di mettere a disposizione i negozi sfitti chiassesi per il progetto di riqualifica. «Non sapevamo cosa avrebbero risposto loro» racconta Volonterio. «Ma al termine di quel primo incontro informativo avevamo già sul tavolo le chiavi di 5 o 6 negozi: i proprietari che li hanno affidati immediatamente». Un elemento originale del progetto: «Abbiamo pensato di coinvolgere nei lavori di ripristino dei locali persone a beneficio di un sussidio di assistenza, le quali possono essere chiamate per svolgere attività pubblica quali misure di inserimento sociale (Attività di utilità pubblica)». Il primo importante test di funzionamento di «Frequenze» è stato dato dalle necessità logistiche legate all’allestimento di spazi per la Biennale dell’Immagine 2017. Volonterio e i suoi collaboratori hanno letteralmente riaperto un bar, che era stato chiuso da tempo.

Oltre ad occuparsi della sistemazione dei vani, alcune persone sono in seguito state formate come guide per l’esposizione.Ecco che quindi da progetto di alcuni collaboratori da parte di aziende del territorio, «Frequenze» è diventato a tutti gli effetti un’attività sociale vera e propria. «In genere i collaboratori rimangono da noi sei mesi, di cui uno passato in formazione e cinque di lavoro vero e proprio» ci spiega la coordinatrice. «Si toccano qui aspetti molto delicati: alcune di queste persone non hanno mai lavorato veramente, quindi si tratta di gestire situazioni individuali a volte anche molto complesse. Per questo motivo è necessaria una forte collaborazione con il servizio sociale del Comune. Attualmente stanno lavorando a “Frequenze” dieci persone, che ne gestiscono gli spazi e le attività, mentre nel corso degli ultimi tre anni ne sono passate ben ventidue. In qualche caso l’esperienza ha sortito effetti positivi, permettendo l’assunzione vera e propria di alcuni collaboratori». Per ciò che riguarda gli spazi commerciali riutilizzati, lo scopo finale del loro uso è, paradossalmente, la loro chiusura, nel momento in cui qualche esercente ritrova l’interesse a insediarvi una nuova attività.

È appena stato chiuso, ad esempio, un mercatino solidale gestito da «Frequenze», ed ha lasciato gli spazi a un nuovo negozio. Ma rimangono aperti, e con un buon seguito di persone, gli spazi Lunch Box e A190, in Corso San Gottardo, dove persone possono andare a mangiare sul mezzogiorno trovando un ambiente accogliente, tavoli posate, condimenti e possono portarsi da mangiare, scaldandolo in forno a microonde (qui sono in vendita tra l’altro alcuni prodotti nostrani dell’assortimento di Migros Ticino). È stato poi allestito uno spazio di coworking in via Soldini, e si punta molto sul coinvolgimento della popolazione immigrata, in particolare di quella femminile, tramite attività specifiche, quali gli incontri di cucine del mondo con «La cucina di Tosca».

«Frequenze» naturalmente ha in cantiere vari altri progetti che toccano vari aspetti della vita sociale del Comune. «Abbiamo formato dei collaboratori per gli Orti Comunali, spazi di giardinaggio messi a disposizione della popolazione, con una presenza giornaliera; sono state organizzate mostre d’arte (Meccanismi mentali, una personale del pittore Marco Lupi, che ha potuto usufruire del sostegno del Percento Culturale di Migros Ticino) e Souvenir di Chiasso. Ricordo di Chiasso, una collaborazione con OfficinaOrsi, un film documentario dove più di 50 chiassesi hanno raccontato la loro città. È stato realizzato anche un periodico, “ESC”, che intende informare i lettori su temi di innovazione Economica, Sociale e Culturale (ESC)» ci spiega la coordinatrice.«Frequenze», per concludere, promuove una nuova concezione dello spazio pubblico, sollecitando la creazione di attività gestite in modo autonomo e che ridiano vitalità a luoghi che sembrano perdere contatto con la vita quotidiana.

In questo senso, proprio la sua natura «al confine» tra la socialità e la cultura crea a volte difficoltà nel definire le istanze da chiamare in causa per garantirgli un sostegno finanziario. Secondo Elisa Volonterio, comunque, in futuro ci si dovrà sempre più chinare sul problema perché la questione affrontata a Chiasso è condivisa da molti altri centri urbani, i quali cercano soluzioni adeguate sia per la riqualifica degli spazi, sia per il reinserimento di una fascia di popolazione per cui è difficile l’integrazione sociale.Uno dei locali recuperati da «Frequenze»: il bollino arancione ne è il distintivo.