La conciliazione tra famiglia e lavoro è per molte mamme, ancora oggi, tema delicato. Lasciare il proprio bambino, sovente neonato, per poter continuare la propria attività professionale senza sensi di colpa non è facile. Spesso mancano le strutture adeguate, e molte volte non ci si sente legittimate a continuare il proprio percorso professionale.
Proprio in nome di questa difficile conciliazione nasce 8Hz, un progetto particolarmente interessante di family coworking dedicato ai genitori che lavorano, che mira, come simbolicamente suggerisce il nome 8Hz (banda di frequenza nell’uomo con la quale il cervello attiva la creatività e un generale stato di benessere), a ridurre lo stress e creare sintonie. Come? Semplice, lavorando in una struttura, idealmente una vera e propria casa, insieme ai propri bambini, pensata e costruita per permettere a mamme e papà di svolgere le proprie attività da freelance, o tramite il telelavoro, mentre al piano di sotto i bambini giocano, mangiano e dormono, accuditi da personale qualificato. Quindi, senza la necessità di correre da un capo all’altro della città per lasciare o recuperare i bambini, per occuparsi di tutte le faccende pratiche legate alla gestione di famiglia e lavoro contemporaneamente. 8Hz pensa la sua sede a Lugano, mirando idealmente a una collaborazione attiva con il Comune .
«L’idea è nata insieme ad altre due amiche neo mamme, Chiara Di Palma e Selva Varengo – collaboratrici del progetto – quando abbiamo iniziato l’esperienza dell’essere genitori. Insieme ci siamo ritrovate a condividere gioie e dolori della maternità, a sostenerci», ci racconta la promotrice di 8Hz Assunta Ranieri Bernasconi. Forti di un ritrovato senso di comunità e ispirate dalle riuscite esperienze in tal senso di Roma (www.lalveare.it) e Milano (www.pianoc.it), le tre donne hanno deciso di buttarsi in questa avventura. «Come promotrice e socia fondatrice di Spazio 1929, il primo coworking in Ticino, ho fiducia nella riuscita di questo progetto, forse utopico, ma certo realizzabile». Basti pensare che in grandi città come Parigi (www.coworkcreche.paris) o Berlino (www.coworkingtoddler.com) questa è già una realtà, e senza andare così lontano anche a Ginevra (www.soft-space.ch).
«Parlandone, mi sono accorta della necessità di uno spazio simile, e del bisogno di tornare a una vita più comunitaria», continua Assunta. In occasione della presentazione di 8Hz alla popolazione, molte neo famiglie si sono presentate con quesiti e proposte legati a questo innovativo progetto di coworking family. «È stato molto utile avere un’idea delle esigenze per capire come muoverci». La promotrice si dà tempo sino alla fine dell’anno per verificare la concreta fattibilità e per riuscire a raccogliere sostegni da enti e associazioni del territorio e adesioni di eventuali coworker interessati. Attualmente è inoltre in corso una campagna di crowdfunding sul portale wemakeit.
L’esigenza di uno spazio del genere è, secondo Assunta Ranieri, «sempre più percepibile attorno a noi, tra le fila di quella generazione di uomini e donne con un figlio appena nato. L’esigenza di conciliazione si rivela sempre più spesso una problematica non facile da affrontare, anche a causa dei profondi mutamenti che la nostra società sta vivendo».
Testimonia questo bisogno sul territorio anche la mostra in corso al Castelgrande La scoperta del mondo, un’iniziativa dell’associazione «Voce per la qualità», incentrata sull’importanza dello sviluppo della prima infanzia, che propone uno sguardo a tutto campo sul mondo dei bambini. Corredata di esempi e cifre, illustra la situazione attuale delle famiglie e delle strutture in Svizzera in rapporto ai primi anni di vita dei bambini. Scopriamo, tra le tante cose, come in Ticino l’accudimento dei bambini in tenera età sia ancora soprattutto appannaggio esclusivo di genitori e nonni, per la mancanza di strutture adeguate forse, ma anche per un fattore culturale.
La società cambia, si diceva, e così dovrebbe il ruolo della madre, che però a volte sembra faticare a rimanere al passo. Se da una parte infatti c’è la necessità, economica e di soddisfazione professionale, dall’altra esiste ancora radicato nelle madri il bisogno di accudire personalmente i propri figli, la difficoltà del distacco, e la visione di una struttura familiare tradizionale ancora tenacemente presente. Le madri d’oggi fanno spesso fatica a trovare un giusto equilibrio, sentendosi a volte sole. Ed è qui che quel senso di comunità citato da Assunta Ranieri riguardo l’esperienza del family coworking prende importanza: un luogo dove, oltre che lavorare, famiglie diverse possano confrontarsi; una casa condivisa tra lavoro e famiglia, ma anche tra famiglia e famiglia, dove i figli possono crescere e imparare insieme.
Non solo condivisione d’esperienza però, anche il sostegno da parte della società in cui viviamo e delle istituzioni che ci rappresentano sono fondamentali. E in questo senso il recente annuncio dello stanziamento di 100 milioni di franchi a sostegno delle famiglie che lavorano è un’ottima notizia. Seguendo il Consiglio degli Stati, il Nazionale ha infatti accolto il 2 maggio scorso un progetto del Governo che prevede lo stanziamento di questa cifra per cinque anni a titolo d’incentivo. Il dossier, pronto per le votazioni finali, propone di sostenere i Cantoni, affinché assieme ai Comuni possano aumentare i sussidi a favore degli asili nido ma anche di adeguare l’offerta di servizi di custodia ai bisogni dei genitori. Il progetto, sostenuto da Ppd, Socialisti e Verdi, dimostra come la stessa Confederazione non sia estranea alla tematica e anzi, si stia adoperando a rendere meno difficile l’esperienza della maternità per le donne che lavorano, legittimandole con il suo sostegno.