Quando ho finito di leggerlo mi sentivo così ispirata e così immersa nella natura che ho pensato di diventare una contadina anch’io. Tutti quei bei discorsi sulla permacultura, l’agricoltura biologica, quella biodinamica, l’allevamento su piccolissima scala di animali trattati con rispetto e dignità, niente mezzi industriali, tutto ancora seminato e raccolto a mano... Che dire, mi sono innamorata a prima vista di queste 12 donne che hanno scelto la vita contadina di montagna e sono felici. E, attenzione, qui felicità non fa rima con guadagno economico ma con stile di vita. Doris Martinali, Edith Freidig, Esther Müller, Eveline Hauser, Iris Hauschild, Luzia Biber, Morana Kotay, Regula Imperatori, Claudia Gorbach, Sandra Böhm, Ulrike Stober e Renate Krautkrämer, in diverse parti della Svizzera e per motivi e bagagli di vita differenti hanno fatto della vita contadina una scelta di campo, un modo di vivere che le riempie e appaga appieno. Non le rende ricche e non è una vita semplice ma è la vita che hanno scelto per loro stesse e per le loro famiglie. Un’esistenza a contatto con la natura che non mira a produrre o ad avere troppo ma il giusto, che mette il benessere interiore davanti a quello materiale.
Aria di campagna. Ritratti di contadine di montagna (titolo originale Landluft. Bergbäuerinnen im Porträt) è il titolo del libro edito da Rotpunktverlag e ne abbiamo parlato con l’autrice Daniela Schwegler, nella sua casa a Wald, vicino a Rapperswil, mentre il suo peloso gatto Arvo ci osservava con l’aria sorniona di chi sa già tutto. Perché le donne al centro di questa pubblicazione? «Perché così potrò farne un’altra sugli uomini», ride e poi aggiunge «in realtà perché voglio offrire alle donne, visto che sono una donna anch’io, una piattaforma di scambio e delle figure di riferimento con le quale identificarsi e alle quali ispirarsi. Sono stufa di aprire giornali pieni di uomini, politici, responsabili dell’economia mentre alle donne sono riservate le pubblicità dell’intimo o, peggio, gli annunci di sesso. Voglio contribuire a diffondere nell’opinione pubblica altri modelli femminili e, in questo caso, mostrare come se la cavano le donne che scelgono questo stile di vita, quanto possa essere bella un’esistenza semplice in stretta armonia con la natura. Le donne ritratte, infatti, non sono ricche o famose, sono donne forti e convinte della scelta che hanno fatto, della vita che hanno sposato e dei principi e dei valori che vi sono alla base».
A proposito di donne benestanti c’è la particolare storia di Esther Müller di professione ginecologa e agricoltrice che vive nella sua fattoria bio di 7 ettari Archehof Uf em Bode a 960 m di altezza nel canton Soletta. Nella sua prima vita è stata una donna in carriera con tutti gli agi e i lussi di una vita economica più che agiata. Poi, un giorno, suo marito si toglie la vita e la lascia con un mare di debiti «il mondo in quel momento le è crollato addosso e le ha fatto riconsiderare molte cose, le sue priorità innanzitutto. Con il senno di poi, è stato come se la vita le avesse dato una seconda opportunità, ha smesso di concentrarsi su una vita fatta di apparenze nella quale, appunto, contavano carriera, successo, alberghi e viaggi costosi e si è messa in cerca dei suoi valori interiori, si è avvicinata allo sciamanesimo e oggi, nella sua fattoria, cerca la felicità dentro di sé, non più al di fuori». Esther Müller nella sua fattoria che, come il nome suggerisce, è una sorta di Arca di Noè, tiene specie animali in via d’estinzione riservando loro grandi cure e trattandoli con rispetto. Ha vitelli, pecore, maiali di razza Mangalica, oche, galline, api e 4 levrieri che adora. Per lei il rispetto della natura, una vita e un consumo sostenibili sono essenziali, «prima o poi, per lo sfruttamento sfrenato della natura e delle sue creature, ci verrà presentato il conto».
Questo ci porta all’incredibile storia della signora Edith Freidig che alla veneranda età di 87 anni vive sola nella piccola fattoria di due ettari Ufem Bühl a 1150 m di altezza nel canton Berna che fino a 3 anni fa gestiva con il marito Werner. Insieme hanno sempre fatto tutto a mano, espandersi e acquistare macchinari agricoli è sempre stato troppo caro per le loro tasche. Hanno lavorato sempre duramente, arrotondavano affittando due appartamenti all’interno della loro casa e Werner d’inverno lavorava allo Skilift. «Potermi immergere nella vita della signora Freidig è stato come affacciarmi alla finestra e respirare un’aria di altri tempi. È stato molto interessante e, soprattutto, stupefacente apprendere e vedere come questa donna sia riuscita a lavorare e a gestire la sua vita contadina con un braccio paralizzato». La sua grande passione erano i viaggi e la cinepresa superotto con la quale ha fatto riprese in Giappone, Iran, Yemen, India, Kenya, Marocco; non c’è dubbio, Edith Freidig è sempre stata una donna caparbia, piena di risorse, innamorata della sua vita e di suo marito Werner, che era solita riprendere mentre falciava, raccoglieva il fieno o tagliava la legna.
Quelle che Daniela Schwegler ha ritratto nel suo libro sono donne con energia e forza da vendere che non si spaventano dinanzi alle difficoltà. Sandra Böhm, ad esempio, vive con la sua famiglia sulle colline dell’Appenzello Esterno. Schwendihalde la sua azienda agricola bio a 700 m di altezza può contare su 3 ettari di terreno. Lei e suo marito si sono incontrati durante il corso in agricoltura biodinamica, oggi producono esclusivamente verdure bio con consegna diretta ai loro clienti tramite un sistema di pagamento per abbonamento. Hanno quattro figli e sono felici «dal punto di vista economico vivono sotto la soglia della povertà», racconta Daniela Schwegler «ma non si percepiscono assolutamente come persone povere. Al contrario, si sentono ricche e fortunate per il loro lavoro e la loro esistenza in armonia con la natura, gli animali e le piante».
Nel leggere queste storie sembrerebbe che le donne abbiano una spiccata sensibilità e propensione per un’agricoltura sostenibile e biologica. «In realtà nei contesti alpini proprio per la loro conformazione, per la topografia è possibile solo un certo tipo di agricoltura. Gli spazi sono più piccoli e le pendenze in molti casi non permettono l’utilizzo di macchinari agricoli. Una produzione intensiva qui non è possibile». Daniela Schwegler ha impiegato due anni per scrivere questo libro tra l’altro impreziosito dalle foto di Stephan Bösch che ritraggono le donne nella vita di tutti i giorni. Che cosa le hanno lasciato questi incontri? «Sono stati degli incontri intensi, degli incontri con il cuore. Per raccogliere ogni storia sono stata ospitata due, tre giorni a casa di ognuna di queste donne ed è stato un grande regalo potermi immergere nelle loro vite e guardarle da vicino. Poter condividere la consapevolezza che la felicità non si trova nelle cose materiali e anche con poco si può essere felici è stata una profonda esperienza».
Quelle che vi abbiamo raccontato sono solo alcune delle storie contenute nel libro, ci sarebbe ancora quella di Luzia Biber nel canton Uri a 1320 m di altezza che adora leggere le storie al suo gallo o quella della giovane Doris Martinali della Val di Blenio che pian piano sta prendendo in mano le redini dell’azienda di famiglia... Per le altre c’è il libro, purtroppo per ora solo in tedesco.