Riflessi veneziani sulla collina del Dolder

Pubblicazioni – Confluisce in un volume lo studio di tre ricercatori Supsi su Casa Zentner di Carlo Scarpa
/ 31.08.2020
di Elena Robert

L’esclusiva collina del Dolder, sullo Züriberg, accoglie l’unico progetto dell’architetto Carlo Scarpa (1906-1978) realizzato fuori dall’Italia, Casa Zentner. Si direbbe un pezzo di Venezia trapiantato nella città sulla Limmat. Quando fu costruita, negli anni Sessanta, al posto di una villa del 1913 demolita e riedificata praticamente ex novo, la sua diversità ed estraneità rispetto al contesto Heimatstil del luogo era dichiarata, per linguaggio, forme e materiali. Un atto di coraggio dei committenti Savina e René Zentner: per l’epoca e le condizioni in cui si sviluppò il progetto, per la complessità del cantiere, in cui costruzione e revisione dei disegni procedettero in parallelo, l’operazione si rivelò una vera e propria sfida, conclusasi felicemente ma non senza difficoltà.

La riservatezza dei proprietari e la destinazione privata dell’edificio hanno fatto sì che la microstoria di questa dimora rimanesse per lo più sconosciuta. Una recente e approfondita ricerca made in Ticino finanziata dal Fondo nazionale svizzero ne ha svelato la genesi e i contenuti. Il lavoro si è concretizzato tra il 2015 e il 2017, promosso dall’Istituto materiali e costruzioni e dal Laboratorio cultura visiva della Supsi e ha visto impegnati tre suoi ricercatori, Davide Fornari, Giacinta Jean e Roberta Martinis. Oggi un volume curato dagli autori (Carlo Scarpa. Casa Zentner a Zurigo: una villa italiana in Svizzera, ed. Electa) documenta per la prima volta la storia della costruzione in tutti i suoi risvolti, sulla base di una ricca documentazione tra cui ottocento disegni di Scarpa e la fitta corrispondenza del proprietario, il tutto integrato da preziose fonti orali, come quella dell’architetto svizzero Theo Senn, che diresse i lavori o degli artigiani veneziani che furono attivi sul cantiere, o ancora di chi nella casa è cresciuto, come Edoardo Zentner, il figlio che l’ha ereditata.

L’uscita della pubblicazione è stata  anticipata lo scorso inverno a Trevano da una giornata di studio dedicata a nuove ricerche e a restauri recenti di opere dell’architetto, designer e accademico veneziano. Il tema della connessione tra ricerca storica e interventi di conservazione rimane quanto mai attuale proprio nei progetti di Scarpa, così speciali, articolati e delicati da restaurare, anche quando si può risalire alle competenze artigianali delle origini. A maggior ragione per Casa Zentner, che si connota come un’opera d’arte totale, sorprendente, unica, raffinata ma anche fragile per le particolarissime soluzioni adottate. Nella villa realizzata con estrema accuratezza sin nel minimo dettaglio, tutto infatti è personalizzato, compresi gran parte degli arredi fissi e mobili, inventariati e studiati anch’essi per la prima volta. L’accademico e critico di architettura Francesco Dal Co considera Casa Zentner il progetto tra i più conclusi e completi di Scarpa. La residenza è sempre stata abitata dai proprietari e non ha subìto modifiche nel tempo. È arrivata intatta e in buone condizioni fino a oggi. Rappresenta, anche per questi motivi, una testimonianza culturale e materiale di grande valore. Ora, a seguito dello studio di fattibilità del 2014 per un suo restauro delicato, firmato dall’architetto Ruggero Tropeano, si sta impostando un primo lotto di lavori.

Una reciproca stima e amicizia ha sempre legato Carlo Scarpa e Savina Rizzi Masieri Zentner, tra le sue più assidue committenti fin dagli anni Cinquanta. Angelo Masieri, primo marito di Savina, scomparso prematuramente, fu allievo e collaboratore di Scarpa. Dopo il trasferimento a Zurigo di Savina e le nozze con l’ingegnere René Zentner, nascerà il progetto della villa sul Dolder, ideata e edificata tra il 1963 e il 1969. Scarpa vi si dedicò molto: l’impianto strutturale, l’attenzione alla funzionalità degli ambienti, l’accuratezza dei dettagli, la quantità e varietà di materiali impiegata, la loro diversa lavorazione, le soluzioni su misura adottate, con lo sguardo sempre rivolto a Venezia e ai suoi artigiani, fanno pensare, come evidenziato nel volume, a un approccio donativo del progettista nei confronti di Savina. Un esempio tra i tanti: nel muro di cinta un’apertura e una mensola rivestita di tessere di mosaico azzurre che al sole vibrano come riflessi d’acqua fu voluta da Scarpa per consentire allo sguardo di Savina di connettersi idealmente con l’amato paesaggio a sud. Theo Senn annota proprio la straordinaria ricchezza di esperienze che si possono vivere nella casa.

Il linguaggio di Casa Zentner è moderno senza essere razionale. È circondata da un muro di cinta discontinuo e articolato in cemento a vista. Si qualifica come una composizione sapiente di materiali e volumi, su quattro livelli, caratterizzata da coperture piane: chi transita in Aurorastrasse può rimanere colpito dalla torre dell’ascensore in cemento armato che attraversa centralmente la facciata alleggerita da un motivo decorativo verticale di tessere di mosaico. Il fronte sul lato opposto, nascosto agli sguardi, rivolto verso il giardino e il paesaggio, si presenta come un’alternanza di pieni e di vuoti, con pensiline e balconi sporgenti. Una villa lussuosa anche se fuori dal tempo, riconosce lo stesso Edoardo Zentner. Si pensi alla varietà e generosità dei soggiorni. L’interno è caratterizzato da un unico sistema spaziale, attraversato da ambienti che si dilatano o si contraggono, tra pavimenti lignei di essenze diverse, pareti e soffitti in stucchi veneziani traslucidi, nel quale Scarpa incastona anche elementi a sé stanti, come la sala da pranzo, i bagni, la scala che al primo piano diventa elicoidale, lo splendido mobile bar in legno che collega due soggiorni, un’architettura nell’architettura. Tra i numerosi pezzi unici che impreziosiscono la dimora c’è anche la prima opera che Scarpa rea-lizzerà per l’industrial design, il tavolo Doge prodotto nel 1968 da Dino Gavina, che darà origine a tutta una serie di varianti successive.