Siamo soli, possiamo ritrovarci soli. A certi piace, altri ci si abituano, alla maggior parte della gente pesa. È per questo che nasce Regione Solidale, un servizio per persone senza un’attività lavorativa, che vogliono avere un punto di ritrovo e vedere cosa capita uscendo di casa e stando in compagnia. Sono gruppi che si ancorano al proprio territorio regionale sviluppando attività che mobilitano la partecipazione del singolo sotto la regia di un animatore. «È come andare al bar, solo che qui sono tutti motivati a fare qualcosa e possiamo organizzare attività che ci piacciono», mi spiega un partecipante.
È giovedì, siamo a Olivone, sono stata invitata dall’animatrice Floriana Ciarpelli Bucovaz a trascorrere la giornata con lei e il suo gruppo all’Oratorio, luogo accogliente e riscaldato che affittano grazie a un contributo del Comune. «La mattina di solito ci troviamo per un caffè, due chiacchiere e qualche progetto», mi racconta. C’è un albo, con scritti i desideri (preparare una gita al Ballenberg, quando si potrà, andare a visitare la fabbrica di cioccolata della Lindt), c’è il mercatino (cerco orologio da parete, qualcuno ha una piccola libreria da regalare o vendere?), le offerte di aiuto (do lezioni di informatica, traduco dal francese/inglese, posso effettuare trasporto persone per piccoli tragitti, chi vuole può fare con me conversazioni in inglese, sono madrelingua). Una sorta di banca del tempo di paese, tra conoscenti, aperta a tutti. «I partecipanti hanno in genere dai cinquantacinque anni in su, ma chiunque è ben accetto. Se qualcuno è a casa e non sa cosa fare, può venire qui, in libertà, con la frequenza che desidera», mi spiega Floriana. Anche ad Airolo si è iniziato da alcuni anni questo percorso che, Covid a parte, sembra molto utile e riuscito. Alla parete sono appese alcune foto che testimoniano delle attività intraprese dal gruppo: c’è un appassionato di musica, Brenno Bolla, che regolarmente propone pomeriggi tra le note di Verdi, Modugno, Vivaldi o altri suoi autori preferiti; Silvano Scopetti, che in paese ha uno spazio espositivo per la sua collezione di immagini d’epoca, ha presentato alcune testimonianze fotografiche a tema; c’è stata la castagnata, vari pranzi in compagnia, una gita a Zurigo, una al museo della Scatola di Latta di Aquila, al Museo di Lottigna, passeggiate nella natura alla scoperta del territorio e così via.
Beviamo il tè, vedo uno scaffale con dei libri da prendere o scambiare, l’ambiente è rilassato e famigliare. A pranzo andiamo a prendere un piatto caldo da un take away che ha aperto da poco a Olivone e che ha fatto comodo a molti soprattutto durante il lockdown e in tempi di restrizioni legate agli esercizi pubblici di ristorazione. «Gli scopi del progetto sono tre – illustra l’animatrice – combattere la solitudine sviluppando legami sociali, permettere alle persone di stare a casa propria il più a lungo possibile, portare benefici al territorio». Si cerca di offrire esperienze piacevoli senza spendere molto, ma si cerca di mangiare quello che offrono i locali punti di ristoro, di andare a visitare le mostre sul territorio, partecipare alle manifestazioni, coinvolgere le persone attive in loco, insomma far vivere quello che c’è.
Al pomeriggio assisto a un esempio concreto di come i partecipanti attivano le proprie risorse personali coinvolgendo tutto il gruppo: oggi è Teresa Martinelli che conduce. Ha preparato giochi intelligenti per tutti: esercizi di carattere ludico per esercitarsi con i numeri, con le parole, giochi che divertono gli adulti di ogni età perché ne stimolano la riflessione, la memoria, la capacità di calcolo e ragionamento. E in più fanno ridere o sorridere. Teresa ci racconta un po’ della sua vita: nata nel Canton Nidvaldo, da 58 anni vive in Ticino, cioè da quando si è sposata. Fino all’età della pensione ha vissuto nel Locarnese, dove è stata attiva professionalmente in ambito bancario e dove ha cresciuto i suoi tre figli. Poi il marito ha desiderato rientrare al suo paese d’origine, Olivone. «Per me all’inizio è stato un po’ difficile, perché qui non avevo una mia rete sociale, dovevo ricostruirla, a un’età in cui è più difficile, senza lavoro e senza figli a scuola. Ma piano piano mi sono trovata bene e adesso anche grazie a Regione Solidale posso conoscere qualche persona in più, partecipare a qualche bella uscita e anche esaudire un mio antico desiderio… fare la maestra», sorride. Un paio di volte al mese infatti porta i suoi «esercizi di memoria» che, come detto, sono un passatempo giocoso e stimolante a tutti i livelli. Gli altri si divertono, lei pure.
Ma da dove nasce Regione Solidale? «Questa iniziativa l’abbiamo in qualche modo importata dalla Svizzera Romanda, personalizzandola alle peculiarità del Canton Ticino», mi dice Yves Toutounghi, ideatore della metodologia comunitaria per il progetto Regione Solidale. «Abbiamo sperimentato questo progetto alcuni anni fa nelle zone più periferiche del Cantone, quelle con meno servizi già presenti sul territorio per combattere l’isolamento. Il progetto ha avuto un ottimo impatto e ora è inserito nella pianificazione integrata cantonale del 2021-2030 del Dipartimento Sanità e Socialità. «Se la persona è ben ancorata alla rete sociale del suo territorio, se è stimolata a essere propositiva e autonoma, migliora la propria qualità di vita, il proprio inserimento sociale e più facilmente resta a vivere al proprio domicilio più a lungo. Per questo usiamo la metodologia partecipativa che necessita di un lavoro di coordinamento specifico che è svolto da Floriana Ciarpelli Bucovaz». Per il momento il servizio è attivo nei Comuni di Blenio e Airolo, ma da quest’anno si entrerà in una visione meno comunale e più regionale, quindi si parlerà di Alta Valle di Blenio e Alta Leventina. «È importante perché nella nostra visione vogliamo rendere le persone protagoniste nel rendere migliore la propria qualità di vita e quella della propria regione; qui non si viene e si trova qualcosa già pronto da fare; ci si rimbocca le maniche per dare vita al proprio territorio. Ci sono persone che si sono isolate, anche per questioni economiche, e lo scopo del nostro progetto è andare a cercare queste persone e rimetterle sul territorio valorizzando le loro competenze e le loro conoscenze che certamente sono utili anche agli altri. Non facciamo prese a carico, ma favoriamo una presa a carico vicendevole, come avveniva nei paesi una volta quando le persone si sostenevano l’un l’altra, perché si conoscevano tutte».
Il concetto della solidarietà è centrale: aiutarsi l’uno con l’altro, scambiarsi favori come frecce che si incrociano, io a te, tu a lui, lui a me. Tutti insieme. E poi è un’occasione per conoscersi, anche fra gente che ha sempre vissuto nella stessa zona, magari ha anche fatto il militare insieme come Brenno e Silvano, diventati amici solo adesso, all’Oratorio di Olivone. «Veniamo qui per bere un caffè in compagnia e poi nasce qualche idea che per pigrizia all’inizio sembra faticosa ma poi quando ci sei dentro, quando sei uscito di casa e dalle tue abitudini, pensi: ma perché non l’ho fatto prima? E un’uscita tira l’altra, con il piacere viene la voglia di stare insieme», mi raccontano.
Toutounghi è anche il coordinatore del centro diurno socio-assistenziale Atte di Biasca e Valli; il progetto è stato fortemente voluto dall’Associazione ticinese Terza età anche se ha caratteristiche molto diverse e si indirizza a un altro tipo di utenza. Su questo punto bisogna essere chiari, mi spiegano sia lui sia Floriana: non si tratta di un centro diurno per anziani, dove vengono proposte attività agli utenti, bensì di un luogo dove i partecipanti (di varie età) vengono, propongono e si mettono in gioco attivamente per realizzare qualcosa che desiderano fare. Sono i partecipanti che danno spunti, idee, che mettono in piedi, se necessario con l’aiuto di Floriana, quello che vorrebbero organizzare.
Prima di salutare e andarmene chiedo quali sono i prossimi progetti. Proiettare film con un beamer; fare sessioni di diapositive di vecchie fotografie di gente del posto, per ridere un po’, per ricordare e riconoscere qualcuno; magari invitare un amico che fa la mazza per un aperitivo nostrano; andare dagli amici di Airolo per qualche gita (loro stanno per iniziare un corso di disegno sotto la guida di un artista locale); mappare la zona segnalando al Comune dove si potrebbero aggiungere delle panchine, e magari proprio anche restaurare o costruire le panchine da posizionare nei punti con la vista più bella, dove si ha più voglia di sostare e tirare il fiato un attimo.
La prossima manifestazione è una pizzoccherata in compagnia all’Oratorio di Olivone il 24 febbraio. Prenotazioni a Floriana 079 6152147.