Realtà urbane a velocità ridotta

Mobilità – Nella città di Zurigo l’80 per cento delle strade si trova in una zona 30 km/h, in Ticino a che punto siamo?
/ 29.04.2019
di Roberto Porta

Nel nostro Paese c’è una associazione nazionale poco conosciuta che porta il nome di «Conferenza delle città per la mobilità». Vi hanno finora aderito 20 realtà urbane, tra cui le principali città del nostro Paese, in Ticino solo Chiasso. La promozione della mobilità sostenibile figura tra gli scopi principali di questa organizzazione che, proprio in questo senso, ha di recente realizzato un sondaggio tra i cittadini di sette città elvetiche, distribuite tra la Svizzera tedesca e la Romandia. Ebbene una netta maggioranza, l’84% dei cittadini intervistati si augura per il futuro un aumento delle vie ciclabili e dei percorsi pedonali all’interno delle loro città. A tal punto che la stessa conferenza ha definito la bicicletta – e la sua versione elettrica – il mezzo di locomozione ideale all’interno di un agglomerato urbano. Dallo stesso sondaggio risulta inoltre che a Berna ben otto cittadini su dieci auspicano un’estensione delle zone in cui la velocità massima consentita è di 20 chilometri all’ora, aree incontro in cui il pedone ha la priorità sulle auto. La capitale federale detiene in questo ambito il primato nazionale con già oggi ben 123 zone incontro sparpagliate sul proprio territorio.

Questi sono soltanto alcuni dei dati emersi dal sondaggio condotto dalla Conferenza delle città per la mobilità, un’indagine da cui è risultato in modo molto chiaro che i cittadini anelano a spazi urbani sempre più a misura di persona e di famiglia, allontanando il più possibile l’auto dai quartieri residenziali. E in Ticino, le cui città non hanno partecipato a questo sondaggio, a che punto siamo? Visto che le zone a 20 all’ora sono una vera rarità al sud delle Alpi, non ci resta che chiedere lumi su quelle a 30 all’ora. Ci risponde Federica Corso Talento, responsabile dell’Ufficio della pianificazione e della tecnica del traffico, presso il Dipartimento del Territorio. «L’introduzione di zone 30 km/h in Ticino, se paragonata con il resto della Svizzera, è un fenomeno abbastanza recente. Anche se non mancavano esempi di zone 30 diversi anni fa, è con i Programmi di agglomerato che si è giunti ad una reale svolta. Il Dipartimento del territorio, infatti, ha aderito negli scorsi anni alla filosofia dell’Ufficio prevenzione infortuni che prevede di mantenere una o più strade principali con il limite generale di 50 km/h e abbassare, invece, la velocità a 30 km/h in tutto il resto del paese o della città. Questa misura è stata introdotta in tutti i quattro programmi di agglomerato del Canton Ticino, dal Mendrisiotto, al Luganese, al Bellinzonese e al Locarnese. Naturalmente non mancano esempi nelle Tre valli. I comuni hanno ora tempo di adeguarsi alle nuove regole e agli impegni presi con il Cantone e con Berna entro i termini stabiliti dalla Confederazione, realizzando le misure al massimo entro il 2027. Va però ricordato che la strada è un motore fondamentale per la vita e l’economia di un paese. Pensare di privarla del ruolo per cui è nata – quello di collegamento – sarebbe un errore: ma è necessario oggi provare a ripensarla, per consentire anche quella molteplicità di funzioni che da sempre la ha caratterizzata. In questo senso non è il mero abbassamento della velocità che consente di migliorare la qualità di vita dei cittadini e la loro sicurezza. La qualità sta nel progetto e nello spazio che ne deriva: uno spazio e una strada brutti, mal tenuti, senza sensibilità per chi li frequenta è sicuramente più pericoloso sia soggettivamente, che oggettivamente». 

Ritornando rapidamente in Svizzera tedesca va sottolineato anche un altro dato, relativo alla città di Zurigo, dove l’80% delle strade si trova oggi all’interno di una zona 30. Dal punto di vista del semplice dato statistico il Ticino a che punto è? «Ad oggi abbiamo circa 150 zone 30 in Ticino, certamente l’obiettivo posto dai Programmi di agglomerato tende a quello virtuoso di Zurigo, poiché resterebbero a 50 km/h solamente le strade principali in attraversamento alle località (oltre, ovviamente, a quelle esterne con limiti più elevati)», ci risponde ancora la signora Federica Corso Talento. 

Qualche progresso dunque c’è stato, ma il paragone con il resto della Svizzera, in particolare quella tedesca, mette in risalto l’ampio ritardo ticinese. «Da quello che posso osservare anche in Ticino e a Lugano la popolazione richiede quartieri con una maggiore qualità di vita, con concetti urbani innovativi e vere zone a traffico limitato – fa notare Michele Bertini, vice-sindaco di Lugano e responsabile del Dicastero sicurezza e spazi urbani – Nel nostro cantone e anche a Lugano si è però accumulato un ritardo, 10-15 anni fa bastava scrivere 30 sulla strada e si pensava di avere una zona a traffico limitato, questo è capitato in particolare in alcuni dei nostri ex comuni aggregati. Si tratta ora di recuperare il tempo perduto, da pochi anni abbiamo iniziato la riqualifica dei nostri quartieri, con l’obiettivo di garantire una maggiore qualità di vita e più sicurezza ai cittadini». 

A Lugano è in corso una rilevazione statistica per capire quante siano effettivamente le zone a 30 all’ora, sia quelle autentiche, sia quelle solo di facciata. Una base da cui partire per poter intervenire in tutti i quartieri della città. Va detto comunque che dal resto della Svizzera arrivano segnali contrastanti: c’è chi chiede, anche in Parlamento di ridurre le zone a 30 all’ora e dall’altra parte c’è invece chi chiede di estenderle, anche sulle strade ad alta percorrenza. Un’opzione, quest’ultima, da valutare anche al sud delle Alpi? «Di primo acchito direi di no – ci dice Michele Bertini – in città sugli assi a forte traffico è importante garantire la maggiore scorrevolezza possibile. Ci sono poi comparti a vocazione residenziale, come ad esempio Cassarate o Lambertenghi, dove la zona a 30 all’ora garantisce una maggiore qualità di vita, un minore inquinamento fonico e più sicurezza. Credo che questa sia la ricetta da seguire». 

E così la pensa anche Federica Corso Talento. «Le strade tipicamente orientate all’insediamento, dove la gente per lo più vive, studia e talvolta lavora, ha di regola un traffico contenuto, inferiore a 5000-8000 veicoli al giorno. Queste strade, interi quartieri, devono sicuramente essere strutturate in modo da favorire velocità di circolazione contenute e una coesistenza tra i diversi vettori e utenti. Lungo queste strade si può intervenire con misure di riqualificazione, moderazione e arredo, per favorire un comportamento adeguato, maggiore sicurezza e una migliore qualità di vita per chi risiede o fruisce del tessuto edificato adiacente».

In ogni caso il futuro dirà se il Ticino e le sue città saranno stati in grado di colmare il ritardo accumulato in questi ultimi decenni, nell’ambito delle zone a 30 all’ora e più in generale in quello della mobilità, perché ricalcando uno slogan elettorale, c’è da fare.