Ci sono materie ostiche che governano il mondo: l’economia, di cui tanti di noi non capiscono molto, l’informatica, di cui quasi tutti siamo digiuni, l’etica, che è difficilissima ma che riguarda ogni scelta politica, tecnologica, commerciale e così via. In altre parole: ci sono argomenti molto importanti che ci riguardano ma a volte noi non abbiamo gli strumenti per esprimere una nostra opinione.
Ecco perché è nato undici anni fa in Italia Pop Economix, un progetto non profit di informazione, teatro, editoria, educazione e comunità. Qui in Ticino è arrivato dal 2019 grazie al suo referente, Andrea Della Neve, educattore di professione, cioè persona che coniuga l’educazione al lavoro dell’attore teatrale. Incontriamo Andrea per farci raccontare questo progetto, che da alcuni anni nel nostro Cantone ha già portato gli spettacoli di Pop Economix nei teatri e nelle scuole superiori per una trentina di repliche (molte, calcolando che negli ultimi due anni l’attività è stata rallentata a causa del Covid). «Anni fa avevo visto uno spettacolo di Pop Economix che mi aveva emozionato e colpito molto», ci racconta. «Il principio di quello che si chiama “teatro civile” o anche “spettacolo-conferenza” è questo: se racconto in modo avvincente, creando emozioni, lo spettatore ricorderà, ragionerà, sarà coinvolto. Si porterà a casa di più. Questi spettacoli parlano di economia, intelligenza artificiale, etica, insomma affrontano temi grandi e complessi, ma lo fanno non come in una conferenza, spiegando; lo fanno illustrando, impersonificando, raccontando storie». Quello che più conta è che le informazioni veicolate siano ineccepibili, quindi per la stesura del testo teatrale i drammaturghi si avvalgono di un team di esperti che li aiutano a reperire i dati e a verificarli. Non c’è dunque nulla di inventato, la magia sta solo nel modo in cui si decide di narrare i fatti e la democrazia sta nel linguaggio semplice e accessibile a tutti. «Noi crediamo che ciascuna persona sia responsabile di un pezzetto di questo mondo: nessuno è completamente impotente e anche le piccole scelte quotidiane possono incidere sui processi economici. Per questo bisogna capire alcuni meccanismi di base dell’economia di oggi, che guidano chi prende le grandi decisioni, per eventualmente provare a correggerne il tiro. In fondo questa è la funzione dell’arte: restituire la realtà dandole un senso».
Ma non solo: Pop Economix desidera ricordare a ognuno di noi che possiamo fare qualcosa. «Ci rechiamo nelle fabbriche, negli oratori, nelle piazze, nelle scuole, e persino nei centri commerciali. Oltre che nei teatri, dove ci sono persone già sensibilizzate, andiamo dove qualcuno ci ascolta per la prima volta e pensa: questa storia riguarda anche me».
Per ora Pop Economix propone tre spettacoli, con un quarto in arrivo. Sono tutti divertenti, pieni di risate, ma alternate a momenti di grande concentrazione, perché mentre si sta ancora gustando la battuta precedente, di colpo ci si trova di fronte a una complessità, a qualcosa che ci siamo sempre chiesti e cui non abbiamo trovato risposta, oppure a qualcosa che abbiamo sempre dato per scontato e che ora per la prima volta si trasforma in dubbio amletico. Gli spettacoli intrecciano storie diverse, seguono dei personaggi e attingono al mondo della poesia, della biologia, della mitologia per arricchire la visione della Storia e dell’attualità.
Per esempio il primo spettacolo, Pop Economix Live Show, racconta la crisi globale che ci ha investito, attraverso la storia comica e drammatica di Jack, l’americano medio che ha creduto nel sogno del mutuo per tutti; è anche la storia di un patto segreto, nella Grecia dei nostri giorni; e naturalmente quella della famosissima banca Lehman Brothers. Ma è pure la storia di un signor Mario Rossi, insegnante, che, per guadagnare quanto certi manager in quegli anni di crisi, avrebbe dovuto cominciare a insegnare all’epoca dei Sumeri.
Poi c’è lo spettacolo Blue Revolution, adatto anche per le quarte medie, che parte dalle teorie espresse da Adam Smith, fondatore di alcuni concetti chiave per l’economia mondiale occidentale, e arriva fino a una start up americana che ha lanciato l’economia circolare, quella in cui niente viene buttato e che, anzi, mentre produce cerca di migliorare il pianeta sul quale viviamo; in mezzo, c’è l’avventura; l’avventura di alcuni grandi sognatori e anche l’avventura amara di chi a volte perde i suoi orizzonti già in tenera età e si adegua al mondo, pensando che tanto a cosa serve provarci, se poi le cose vanno sempre nel verso dell’egoismo. I bravissimi attori di Pop Economix fanno rivivere quella notte di Natale in cui nel 1924, proprio il 25 dicembre, i 30 rappresentanti delle 30 compagnie elettriche più importanti di Europa, a Ginevra, si trovano in segreto per parlare di affari. Dopo che ognuno si è vantato di costruire le lampadine elettriche che durano di più, ecco che proprio quella notte qualcuno fa notare che questo è un grande affare… per il consumatore, e non per il venditore. Viene dunque deciso che ormai non saranno più in gara per chi brevetta la lampadina più longeva e resistente, bensì che ci sarà il cartello Febus, che multerà tutte le compagnie elettriche che faranno durare le lampadine più di 1000 ore. È tutta una nuova filosofia che ne nasce: quella di costruire oggetti che si rompono e che ci danno la facoltà di vivere sempre come a Natale, comprando cose nuove, più belle e scintillanti. Spendendo e creando rifiuti.
Un terzo spettacolo, Adamo ed Etica, verte sull’intelligenza artificiale e le varie questioni che vi ruotano attorno; per ogni automatizzazione, è l’uomo che deve dire alla macchina come ragionare, bisogna quindi che i costruttori le «riempiano» di buon senso e pensiero morale, ma… non è sempre così semplice decidere cosa sia sensato e conforme all’etica. Il quarto spettacolo, quello che arriverà a breve, sarà invece incentrato su cambiamento climatico e disuguaglianze sociali.
«Ci chiamano soprattutto scuole superiori, università, licei e scuole professionali», spiega Andrea Della Neve. «A volte sono gli allievi stessi che prendono contatto con noi, più spesso sono i professori di economia, storia, civica, per invitarci a scuola. Facciamo un’ora di spettacolo e poi ci prendiamo un’altra ora per discuterne insieme. Possiamo anche tornare per un laboratorio specifico, per esempio per approfondire un tema, una delle storie dello spettacolo, o per interagire con i ragazzi, creando situazioni simulate, rispondendo alle loro domande e così via».
Andrea ha adattato alcuni pezzi di spettacolo, pensati per il pubblico italiano, al nostro Paese e dopo gli spettacoli va a incontrare il suo pubblico. «Ho trovato i ragazzi abbastanza preparati sull’impatto ecologico e sensibilizzati sulle questioni del clima. Invece in ambito finanziario, ci sono molte più lacune: con i tuoi soldi, cosa puoi fare? Chiediamo. Come si investono? Cosa ne fa la tua banca? È molto bello vedere come il pubblico, anche molto giovane, si appassioni alla scoperta del mondo. Loro saranno i manager di domani, i politici, i consumatori. Un conto è essere idealisti oggi e un altro è mantenersi idealisti domani. Ci vuole molta cultura e fiducia nella partecipazione. E poi l’emozione: se riusciamo tramite l’arte a emozionare le persone, sappiamo che quello che si impara viene ricordato meglio. Il teatro civile non solo diverte, ma può spingere a cambiare la vita di tutti i giorni. Può spingere a una cittadinanza più attiva, magari anche solo ad andare a votare la prossima volta. E non è poco».