Per Pro Natura, l’animale ambasciatore 2022 dei boschi selvaggi e dei paesaggi naturali è il quercino: un piccolo mammifero della famiglia dei Gliridi, agile roditore notturno dalla mascherina come Zorro che trascorre i mesi tra novembre e aprile in letargo, restando però molto attivo durante il resto dell’anno.
«Occhi chiusi, orecchie abbassate, coda ritirata: il quercino assume questa posizione per trascorrere i mesi di letargo nel rifugio che ha allestito in fessure del suolo o delle rocce, in cavità all’interno degli alberi, in fienili, case di vacanza e cassette di nidificazione», spiega la responsabile del sodalizio Serena Britos che ne svela pure il risveglio: «Dopo il letargo (il risveglio in aprile coincide con la stagione degli amori), la sua vita riprende a pieno regime. Così, dopo tre settimane di gravidanza, la femmina partorisce da quattro a sei piccoli in un nido sferico di muschio, foglie erba e piume, mentre il maschio non si occupa minimamente della prole che, dopo un mese di allattamento, inizia ad andare alla scoperta dei dintorni al seguito della mamma».
Scopriamo che il quercino assomiglia al ghiro, suo cugino più grande e più noto. «Ha però dei tratti distintivi tutti suoi: a partire dalla mascherina nera fino alla coda che termina con un ciuffo bianco e nero». È un piccolo roditore lungo appena 11-15 centimetri e, secondo la stagione, pesa tra 36 e 113 grammi: «Durante le scorribande notturne si concede spuntini vegetariani e piatti più sostanziosi a base di vertebrati: rane, lucertole o piccoli di uccello». Da buon onnivoro pare non disdegnare nulla, ma è a sua volta un bocconcino apprezzato da alcuni predatori: «Deve guardarsi dall’allocco, dalla volpe, dalla martora o dal gatto selvatico, ma in situazioni di pericolo estremo esso può staccare la pelle della coda: una strategia che talvolta può salvargli la vita».
Il suo habitat è il bosco diversificato e ricco di legno morto, tronchi cavi, elementi rocciosi e cespugli: «Una rarità oramai in Svizzera, motivo per cui il quercino ha imparato a ovviare, fino ad alcuni decenni fa, trovando anche fuori dal bosco ambienti sostitutivi di suo gradimento, nel paesaggio rurale ricco di frutteti, siepi e fienili a lui facilmente accessibili». Queste ultime sono «residenze estive o invernali assai apprezzate dal quercino», che però non sempre raccolgono l’entusiasmo dell’uomo: «Chi si accorge di avere un ospite in casa ha molto più spesso a che fare con un ghiro», spiega Serena che sottolinea come «la gioia di condividere il tetto con il tenero animaletto è tuttavia spesso offuscata da rumori notturni, scorte di cibo rosicchiate e bisognini sparsi ovunque».
Si sa che il quercino si trova solo in Europa ed è scomparso da ampie parti della sua area di diffusione originaria, l’Europa orientale. «Anche in Svizzera è sempre meno presente; in vaste aree dell’Altopiano e in alcune altre regioni non si hanno più prove recenti della sua presenza». I motivi della scomparsa non sono ancora del tutto chiari: «Considerato che l’animale dell’anno 2022 è protetto dalla legge, una delle cause è sicuramente la perdita di habitat, mentre le altre possibili ragioni sono tutt’ora oggetto di ricerca, e un ampio progetto lanciato in Germania dovrebbe fornire alcune prime risposte durante questa primavera».
Difficile da osservare per la natura molto schiva e per le abitudini pressoché crepuscolari e notturne, il quercino è una specie poco presente a sud delle Alpi, ma lo si trova in tutto il Sopraceneri oltre gli 800 metri di altitudine. Questa presenza è il motivo per cui il sodalizio ha avviato un’azione votata a individuarlo. «Con la nostra iniziativa “Sulle tracce del quercino” vogliamo coinvolgere tutta la popolazione alla sua ricerca, con lo scopo di identificare i piccoli mammiferi che vivono attorno a noi: ghiro, moscardino e, ovviamente, il quercino».
Sono le parole della nostra interlocutrice a indicare che questa proposta ha preso avvio a gennaio di quest’anno e si concluderà fra due anni, a fine ottobre 2023: «Vi proponiamo di partire alla ricerca del quercino e di raccogliere informazioni sui piccoli mammiferi in Svizzera». Un’iniziativa definita «di scienza partecipativa» a cui tutti possono aderire, sia individualmente sia in gruppo, che inizia dalla costruzione di un tunnel per impronte il cui materiale apposito si può richiedere direttamente a Pro Natura: «Costruisci un tunnel, fissalo a 1-2 metri dal suolo sul ramo di una siepe o di un boschetto di arbusti che producono bacche. Se hai un rustico o vai spesso in montagna, posiziona i tuoi tunnel nel bosco sopra gli 800 metri di altitudine e avrai più probabilità di trovare il quercino».
Basta verificare settimanalmente se un animale ha attraversato il tunnel: se si scoprissero delle impronte, bisogna segnalarlo a Pro Natura con l’apposito formulario e l’invio dei fogli originali delle impronte. «Alla fine di quest’anno, Pro Natura e Nos voisin sauvages pubblicheranno una carta della Svizzera con i dati ottenuti dalle varie impronte ricevute, mentre una cartina con i risultati raccolti in due anni sarà pure pubblicata a fine 2023», conclude la nostra interlocutrice che ribadisce di contare su ciascuno di noi, sulle classi scolastiche, sulla famiglia e sugli amici «per raccogliere moltissime impronte!», che consentiranno di ottenere diversi indizi e molte informazioni importanti sulla distribuzione dei Gliridi in Svizzera.