Impulsività, bisogno di immediatezza, avversione ai limiti sono caratteristiche comuni dell’adolescenza. Sono però attributi distintivi anche dell’utilizzo di Internet, per cui il passaggio all’età adulta unito al potente mezzo di comunicazione digitale può rivelarsi problematico. Fino a pochi decenni fa a inquietare i genitori con figli fra i dieci e i quindici anni erano soprattutto le sostanze psicoattive, oggi è l’accesso a Internet attraverso lo smartphone.
La tendenza a entrare in possesso di quest’ultimo sempre prima, accentua le difficoltà di chi, soprattutto nella preadolescenza, non riesce a gestirlo. Quali segnali di rischio dovrebbero cogliere la famiglia e la scuola? Quale approccio privilegiare per intervenire in una fase così delicata dello sviluppo della personalità? Abbiamo rivolto questi interrogativi a Dario Gennari, psicologo con una lunga esperienza nel campo delle dipendenze che oggi lavora in team con un pediatra e un educatore per affrontare la problematica da un punto di vista multidisciplinare.
«Nel caso di Internet – tiene subito a chiarire lo psicologo – è più appropriato definire la questione quale uso problematico, eccessivo o compulsivo, piuttosto che come dipendenza. A livello teorico non c’è infatti convergenza su questo termine, perché Internet sovente si rivela essere solo il nuovo vettore attraverso il quale si manifestano problemi preesistenti come è il caso del gioco d’azzardo».
Su un concetto però tutti sembrano essere d’accordo: Internet è uno strumento potentissimo dal doppio volto. Le sue specificità sono infatti ricollegabili ad altrettanti rischi. Dario Gennari ne identifica quattro: immediatezza, disponibilità illimitata, pseudo-anonimato, isolamento. La prima può degenerare in un uso compulsivo, la seconda in una iperconnessione, il terzo può favorire comportamenti aggressivi e violenti (fino al cyberbullismo) e infine l’isolamento tradursi in un ritiro sociale.
Ed è proprio questo aspetto a dover preoccupare maggiormente chi osserva il comportamento di preadolescenti, adolescenti o giovani adulti nell’impiego dei dispositivi digitali. «Anche il tempo di utilizzo è in genere un indicatore – precisa lo psicologo – ma l’isolamento in camera unitamente a relazioni difficili in famiglia è un segnale ancora più rilevante». I risultati dello studio svizzero JAMES (2020) indicano che il 97% dei giovani fra i 12 e i 13 anni usa lo smartphone e Internet. Altro dato significativo: il 79% dei tredicenni fa uso dei social media quasi ogni giorno.
Non stupisce quindi che per i genitori possa essere difficile capire in quale misura i comportamenti dei figli vadano tollerati poiché imputabili alla fase adolescenziale o siano il sintomo di un abuso. Al riguardo Dario Gennari evidenzia un’ulteriore difficoltà. «All’interno della coppia genitoriale l’autorevolezza (solitamente rappresentata dalla figura paterna) e l’accoglienza (preponderante nella madre) tendono a equilibrarsi nel ruolo educativo. Se ciò non avviene o se i genitori sono su posizioni opposte sull’utilizzo dello smartphone e sui limiti da porre, la situazione si complica».
Ecco comparire una parola chiave in questo ambito, ossia il limite. Porlo, non porlo perché tanto non serve a nulla, essere drastici piuttosto che concilianti. Per il nostro interlocutore il limite è utile pur essendo normale da parte dell’adolescente il desiderio di oltrepassarlo. «Se i genitori non definiscono un orario entro il quale spegnere lo smartphone, la figlia o il figlio continuerà a utilizzarlo magari anche fino all’una di notte. Se invece fisso il limite alle 23, quest’ultimo sarà magari superato, ma solo fino alle 23.30 o a mezzanotte. I genitori devono resistere evitando però interventi categorici con effetti controproducenti. Lo è di sicuro “staccare la spina” mentre è in corso un gioco multiplayer. Questo gesto provoca rabbia, perché interrompe il momento ludico, impedisce di memorizzare il livello raggiunto e il giocatore fa una figura barbina di fronte agli altri partecipanti. Bisogna quindi privilegiare l’obiettivo di moderare l’utilizzo piuttosto che quello di interromperlo bruscamente. Meglio ancora se alcune regole sono valide per tutti i membri della famiglia».
Quando l’uso è eccessivo si riscontrano in genere conseguenze anche a scuola. In questa sede si colgono segnali come la stanchezza (dovuta a insufficienti ore di sonno) e la mancanza di concentrazione. «Il sonno – precisa lo psicologo – è una componente importante del processo che trasforma la memoria a breve termine in memoria a lungo termine, per cui svolge un ruolo chiave nel percorso scolastico». Per affrontare questo tipo di situazioni Dario Gennari lavora in collaborazione con il pediatra Valdo Pezzoli e l’educatore Emanuele Guaia. I tre specialisti hanno messo a punto una consulenza multidisciplinare chiamata eMotiv@re che affronta il problema da altrettante angolazioni corrispondenti ai rispettivi settori di competenza.
Spiega Dario Gennari: «Partendo dal benessere fisico valutato dal pediatra (comprendente la citata questione del ritmo sonno-veglia) si integrano la dimensione educativa e quella psicologica. La prima prevede ancora un intervento diretto con la ragazza o il ragazzo di cui si considera il contesto relazionale e la situazione scolastica e/o lavorativa. Vengono analizzati l’utilizzo degli strumenti digitali e le relative ripercussioni disfunzionali. La seconda, di mia competenza, si concentra sulla famiglia, in particolare sulle sue dinamiche. Si affrontano, quasi sempre solo con i genitori, la relazione con i figli, il concetto di coppia genitoriale e tematiche relative agli adolescenti quali l’autostima, l’identità, le relazioni tra pari, il ritiro sociale».
La convivenza con la rivoluzione digitale passa in primo luogo dalla consapevolezza e dalla moderazione, due concetti in contrasto con le caratteristiche adolescenziali. Inoltre, entrare in possesso di uno smartphone nell’età della scuola elementare, come dimostra l’attuale tendenza, non fa che acuire la mancanza di maturazione ed esperienza necessarie per gestire l’influente dispositivo, in grado non solo di permettere l’accesso a innumerevoli informazioni e interazioni, ma pure di sollecitarlo.
Dispositivo che inoltre è diventato lo specchio della propria immagine, come spiega ancora il nostro interlocutore. «L’adolescente, mentre oscilla fra il bisogno di differenziarsi dalla famiglia e quello di riferirsi a un gruppo di appartenenza, dispone oggi di uno strumento che amplifica la propria immagine nel bene e nel male. Qui ritorna anche il problema dell’immediatezza del mezzo che rende chi è impulsivo più a rischio. Riguardo alla rappresentazione del sé, i social media – Instagram, Snapchat e TikTok i più utilizzati al momento dai giovani – sono diventati il modo per dimostrare la propria esistenza, mentre i relativi “Like” un meccanismo con una connotazione commerciale simile a quella di un prodotto. Pertanto sui social media si cerca di mostrare solo il meglio di sé stessi. Non a caso tutti sembrano sempre divertirsi o essere in vacanza. Per migliorare la propria rappresentazione si applicano i filtri con il rischio di un grande scollamento fra immagine e realtà. Il giudizio degli altri e i modelli da emulare diventano un credo che si traduce in comportamenti problematici reali come quando una ragazza di quarta media necessita di due ore per prepararsi ad andare a scuola perché segue modelli esasperati attraverso i tutorial o l’influencer di turno».
Le tendenze sono però in continuo mutamento con persino qualche indicazione positiva. Sul tema dell’immagine del sé Dario Gennari cita BeReal, la piattaforma in forte ascesa che punta alla spontaneità. Limitando l’intervallo fra scatto e post fa in modo che l’immagine rifletta la vita reale. Grande importanza continua comunque a rivestire la prevenzione. Oltre a partecipare a eventi informativi e di sensibilizzazione, lo scorso ottobre Valdo Pezzoli e Dario Gennari, unitamente a esperti di altri settori, hanno animato un corso di formazione rivolto ai pediatri. Ai lettori l’intervistato segnala l’opuscolo Lo smartphone: alleato o nemico? Consigli per una vita digitale sana e bilanciata, pubblicato di recente dalla IBSA Foundation for Scientific Research e di cui sono autrici le ricercatrici Laura Marciano e Anne-Linda Camerini.
Con un approccio innovativo per il Ticino gli specialisti di eMotiv@re lavorano quindi in tre ambiti distinti ma interconnessi per riportare chi ha perso il controllo delle proprie azioni a un utilizzo degli strumenti digitali che può essere appunto definito sano e bilanciato. Il lavoro sul singolo e in gruppo – con l’intenzione di aprire in futuro questa modalità anche al pubblico – permette di capire i meccanismi legati a queste pratiche per poi riuscire in maniera graduale a modificare le proprie abitudini a favore di un benessere globale nel mondo reale.