Appuntamento una volta la settimana, alle pendici della Valle di Muggio, nella casa di Maria, classe 1927, vedova. Un caffè, quattro chiacchiere e poi mano al tablet per spiegare ad una ultranovantenne la comunicazione del terzo millennio. «Maria è una donna curiosa e assolutamente lucida. Interessata all’attualità, ama leggere le notizie sui quotidiani e con internet ha avuto accesso a giornali e notizie che altrimenti avrebbe avuto difficoltà a reperire. Abbiamo curiosato molto nel web, su vari argomenti, e per ogni pagina visitata scaturivano nuove curiosità che portavano poi inevitabilmente ad altre ricerche. Ha pure fatto videochiamate e cercato su internet film d’epoca da rivedere, anche solo spezzoni o scene rimastele care. L’uso delle tecnologie che ha dato maggiori soddisfazioni ad entrambe è stato quello di raccontarsi in brevi filmati “fatti in casa”, attività che ci ha permesso di raccogliere una serie di piccoli video e di ripercorrere con la memoria periodi della sua vita, con dettagli e aneddoti tornati a galla inaspettatamente. E durante queste riprese abbiamo riso tanto…», racconta con entusiasmo Elena Marconi.
Lei è una dei tutor della terza età formatasi grazie ai programmi Interreg promossi in Ticino e in Italia da LISS, Laboratorio di Ingegneria dello Sviluppo del professor Dieter Schürch. In una decina d’anni, grazie ai finanziamenti Interreg e cantonali, il professor Schürch e la sua équipe di ricercatori hanno formato una sessantina di volontari che al proprio domicilio o in casa anziani accompagnano i «capelli d’argento» verso la comunicazione digitale, togliendoli da un certo isolamento che con l’andare degli anni si fa sempre più malinconico e pesante. «La parte più importante è il contatto iniziale, superando una certa diffidenza e il naturale riserbo delle persone di una certa età. Poi, quando si entra in confidenza, cosa che non è assolutamente scontata, l’anziano si apre in una maniera così entusiastica e profonda che si potrebbero scrivere dei romanzi sui rispettivi vissuti», sottolinea Giovanni Ambrogini, presidente dell’ATTE della Valle di Muggio e «tutor di comunità».
Prima del pensionamento, Ambrogini faceva il ristoratore nel Mendrisiotto, dunque con un approccio già facilitato nei contatti interpersonali. E anche come presidente locale dell’ATTE, l’Associazione ticinese terza età, è continuamente in contatto con gli anziani della valle. Ma attraverso il tutoring, spiega, ha dovuto ripartire praticamente da zero per superare la diffidenza e anche l’ostilità di chi, ultraottantenne, magari vedovo o vedova da tempo e con figli e nipoti lontani, s’è abituato a vivere da solo, discosto, quasi per non dar fastidio al mondo che lo circonda. «Conosco bene la mia valle e la gente che ci abita, soprattutto nei paesini e nelle frazioni. Ma ugualmente all’inizio ho avuto qualche problema, anche perché io stesso con l’informatica non ho molta dimestichezza. Preferisco il contatto umano, diretto, raccogliendo le storie che queste persone hanno da raccontare. Poi, grazie anche alla formazione del LISS, sono riuscito a mettere a frutto la mia esperienza aggiungendo anche qualche nozione tecnologica nei miei incontri con loro. Ma sempre in maniera molto soft per non creare imbarazzo in chi vive nel suo granitico mondo fatto di cose semplici ma autentiche», sottolinea ancora Ambrogini che ha svolto il suo lavoro di tutor sia in casa anziani che a domicilio.
Ogni lunedì mattina la signora Iside, 92 anni, si presentava puntale con la sua sedia a rotelle nella postazione informatica al piano terreno della casa anziani di Cevio, dov’era ospite. «Abbiamo cominciato ad insegnarle le informazioni basilari per scrivere e spedire e-mail ad amici e parenti, fare ricerche su internet, giocare a solitario, fino alla videochiamata con i parenti che vivono in Italia e California. Era uno spasso vedere quanto entusiasmo ci metteva e come s’impegnava. Purtroppo abbiamo saputo che la signora Iside è mancata qualche mese fa, ma siamo convinti che, con quelle due ore la settimana di chiacchiere, racconti e risate, oltre ad averle insegnato a districarsi con un elaboratore le abbiamo un po’ allietato il suo soggiorno in casa anziani e gli ultimi anni di vita», raccontano Marco Conti, 48 anni, luganese e Germano Mattei, 69 anni, valmaggese. Ora, sempre come volontario, Conti insieme a Elena Marconi si occupano di un altro progetto Interreg, sostenuto da Cantone e Confederazione, che riguarda l’home care, cioè l’installazione di un sistema di sensori che permette di monitorare le abitudini dell’anziano nella propria abitazione e segnalare eventuali situazioni critiche.
L’ex granconsigliere di Montagna Viva, Germano Mattei, invece, dopo la sua prima «allieva» Iside ha seguito altri over 80 nella sua valle. «Confesso che all’inizio ero un po’ scettico su questo corso di formazione, ma poi iniziando a frequentarlo ho capito che effettivamente mi poteva dare delle buone basi tecniche ma soprattutto umane per aiutare la mia gente ad evitare l’isolamento. E da lì, prevalentemente in casa anziani, ho cominciato a seguire alcune persone. Ma devo dire che al di là dell’informatica e della tecnologia, è sempre il rapporto diretto, la conoscenza, la storia e il vissuto dei nostri anziani: li starei ad ascoltare per ore e sono gli elementi più arricchenti di questo lavoro che, sottolineo, è sempre su base volontaria», spiega Mattei.
Formati, volontari senza però un riconoscimento giuridico che ne attesti la professionalità e il ruolo di operatori sociali. Entrano in stretto contatto con gli anziani, spesso al proprio domicilio, senza però un «paracadute» legale. «Il loro ruolo è in linea di principio riconosciuto e condiviso da più parti, soprattutto nell’attuale periodo di pandemia. Ma effettivamente manca una base associativa e direi anche legale per poter inserire a tutti gli effetti questi tutor nell’attività di mantenimento a domicilio della nostra utenza, in un contesto programmabile e riconosciuto di attività socialmente utile, fornita a titolo volontario. Ho suggerito ad alcuni di loro di costituirsi in associazione, e stiamo cercando una soluzione praticabile. Al contempo si sta discutendo a livello cantonale e con gli altri servizi di assistenza e cura a domicilio, per capire come poter integrare nella presa a carico domiciliare questa figura di assistenza agli anziani», conferma Gabriele Balestra, direttore dell’Alvad, l’associazione locarnese e valmaggese di assistenza e cura a domicilio, nonché vicepresidente di Spitex Svizzera.