Quando parliamo del lupo…

Una mostra temporanea al Museo di storia naturale di Friborgo ci accompagna alla scoperta del lupo sul nostro territorio
/ 27.02.2017
di Maria Grazia Buletti

«Il lupo è su tutte le bocche: nei giornali, nei racconti, nei film… Ma chi l’ha già incontrato in carne e ossa? D’altronde, sapete che sta ritornando sul nostro territorio? Chi dice “ritorno” dice dapprima “partenza”: e quella del lupo, nel 19mo secolo, fu assai rocambolesca…»: queste le premesse del Museo di storia naturale di Friborgo che fino a giugno ospita la mostra temporanea e itinerante «Il lupo, nuovamente fra noi», nell’ambito della quale ci sarà la possibilità di partecipare a percorsi informativi, atelier, animazioni ed escursioni sempre alla scoperta di questo grande predatore. I responsabili dell’esposizione si fanno portavoce di parecchie domande che tutti ci poniamo: «Oggi da dove arrivano questi lupi? E dove sono? Come sono riusciti a tornare e come hanno trovato nuovamente spazio vitale in un territorio così densamente popolato come quello svizzero? Quali sono le attitudini che permettono loro di adattarsi a questa nuova geografia del territorio?». 

Nel bene e nel male, è innegabile che il lupo dimori nell’immaginario di ciascuno di noi e, come affermano al Museo di Friborgo: «Le emozioni spesso guidano le nostre opinioni, quando ci chiediamo, oggi, che spazio siamo disposti a lasciare a questo “nuovo vicino”, per permettergli di restare?». Sempre che questo sia l’intento! Abbiamo dunque riassunto intenti e contenuti della Mostra, evidenziando le domande che quasi tutti ci poniamo a proposito del ritorno del lupo in Svizzera e nel nostro cantone. Presenze e avvistamenti oramai certi, anche a causa di inevitabili (e non sempre graditi) segnali del suo passaggio, anche da noi. «Grosso modo, tutto il canton Ticino può essere interessato da passaggi sporadici o dalla presenza occasionale del lupo: siamo un territorio di confine e talvolta alcuni lupi entrano, escono o passano anche inosservati, tranne che quando arrecano danni e allora se ne sente subito parlare», esordisce il collaboratore scientifico dell’Ufficio della caccia e della pesca Danilo Foresti, da noi interpellato. 

Ci spiega che degli avvistamenti si tiene conto attraverso lo stretto monitoraggio dei guardiacaccia preposti: «È pure vero che una persona non avvezza a vedere il lupo, difficilmente riuscirà ad entrare nel dettaglio dell’avvistamento, anche perché incontrare davvero un lupo tocca profondamente le nostre emozioni e l’emozione, si sa, è molto soggettiva». Talvolta si tratta semplicemente di un cane ed è probabile che chi non è del mestiere non riesca a distinguere un lupo adulto da lupi giovani: «Non è facile distinguere i lupi per età, tant’è che a 10 mesi i lupetti possono già intraprendere la ricerca di un nuovo territorio e percorrere notevoli distanze». Foresti spiega che per comprendere se ci si trova ad avvistare un soggetto adulto o meno, bisogna osservarne il comportamento: «Per intenderci, se stanno giocherellando in gruppo si tratta di cuccioli, mentre se è un singolo soggetto, fermo e in osservazione, potrebbe essere adulto». Il passaggio sporadico di lupi anche nel nostro cantone è cosa appurata, anche se un censimento è relativo alla loro grande mobilità: «Un branco dispone di un territorio di almeno 200 chilometri quadrati, dimensioni che dipendono dalla disponibilità di cibo: meno ne trovano e più si spostano». 

Non possiamo parlare propriamente di lupi dimoranti: «Quelli stanziali entrano ed escono dai confini, mentre quelli di passaggio percorrono anche 60 chilometri al giorno, alla ricerca di nuovi territori». Un lupo, dunque, può attraversare il nostro cantone senza nemmeno farsi notare, e senza fermarsi: «Questo rende difficoltosa la quantificazione numerica». Grande è comunque l’impegno di monitoraggio di questo grande predatore da parte delle autorità preposte: «La situazione è di grande interesse per il Cantone e vede sul campo l’Ufficio caccia e pesca in collaborazione con la Sezione dell’agricoltura; i guardiacaccia di zona sono spesso sui luoghi di avvistamento per raccogliere informazioni sui loro spostamenti, sulle loro azioni significative, sul fatto che svernino o meno da noi, sul loro passaggio…». Questo, spiega Foresti, si concretizza con «giri di controllo alla ricerca delle tracce, delle orme sulla neve, degli escrementi, di eventuali prede e nel rilevamento delle registrazioni delle fototrappole che ci dicono oggettivamente se un lupo è passato di lì». Tutto il monitoraggio effettuato da esperti guardiacaccia per conto del Cantone ha obiettivi salienti: «Desideriamo avere la situazione sotto controllo, per avere migliore comprensione del territorio che il lupo colonizza o dove passa, perché in primis comprendere tutto ciò ci permette di essere d’aiuto alla Sezione dell’agricoltura e agli agricoltori quando la situazione diviene critica, se si tratta di prendere decisioni o eventuali contromisure». Anche gli ungulati non escono indenni dal passaggio del lupo che, ci viene spiegato, facilmente influisce sulle loro abitudini e sui loro spostamenti nel territorio. 

Parlando di avvistamenti e di territorio, non resistiamo a chiedere qualche numero e soprattutto dove ne è stata verificata la presenza: «In Valle Morobbia abbiamo osservato dei cuccioli nel 2015 e 2016, presenza estesa anche al versante italiano, perché si spostano, dormono in un posto, cacciano in un altro e non conoscono frontiere». Scopriamo che la Morobbia conta oggi 6 soggetti: «2 adulti e 1 cucciolo del 2015 (gli altri 2 non si sa se sono partiti o periti), 3 cuccioli del 2016. Dunque: Valle Morobbia, Camoghé e Grigioni, mentre: «La presenza sporadica in val di Blenio e in Gambarogno risale già al 2015 e potrebbe essere traslata al 2016, ma mostra bene gli spostamenti di questo animale. Ciò fa desumere che la presenza stabile è a ridosso della frontiera, in Valle Morobbia». Alzi la mano chi non ha seguito, nell’immaginario, lo spostamento di questi lupi mentre noi… davamo i numeri!

Il sito web della mostra